«In queste settimane sarò comunque al fianco del Movimento 5 Stelle, perché si può far politica anche fuori dalle istituzioni». Il presidente della Camera, Roberto Fico, spiega al Dubbio come si può rimanere in prima linea anche fuori dal Palazzo. «Il Movimento è la mia casa», dice, «ho contribuito a fondarlo dedicandogli tutte le mie energie. E per questo proseguirà il mio impegno su temi e battaglie storiche: Sud, ambiente e diritti», aggiunge il presidente della Camera, in trincea per una campagna elettorale già fitta. Venerdì scorso a Verona, lunedì a Salerno, oggi a Napoli. Solo sono alcune delle tappe del tour a cui il numero uno di Montecitorio non intende sottrarsi per portare acqua al mulino del M5S. Un passo di lato, per mettere non rubare spazio ai candidati in lista.

Chi immaginava big disoccupati e avvelenati per la mancata deroga al secondo mandato dovrà quindi rivedere le proprie analisi e leggere le parole di Giuseppe Conte da un’altra prospettiva. «Fico, Taverna, Bonafede, Toninelli non ci mancheranno perché ci aiuteranno», diceva ieri il capo del Movimento, con l’aria di chi vuole mettere la polvere del malcontento sotto il tappeto. Eppure, a a ben guardare, sembra che davvero in casa 5 Stelle non tiri affatto una brutta aria. Almeno a giudicare dall’impegno con cui i volti noti del partito, esautorati da ogni incarico di rappresentanza, hanno deciso di lanciarsi in campagna elettorale. Quasi tutti hanno risposto presente all’appello di Beppe Grillo che vorrebbe i veterani sui palchi elettorali a fare da battistrada per i nuovi arrivati. «La regola della turnazione andrebbe adottata da tutte le forze politiche, per non diventare mestieranti della politica, per non finire attaccati alla poltrona», dice Conte, rispolverando un vecchio cavallo di battaglia che a quanto pare è stato digerito dalla classe dirigente pentastellata.

Così, i “grillini della prima”, almeno quelli rimasti, ora non faticano a trasformarsi nei grillini “fino all’ultimo minuto”, andando serenamente incontro alla fine della loro esperienza parlamentare. Certo, c’è da dire che per molti di loro il futuro potrebbe avere ancora la copertura politica (ed economica) delle cinque stelle - grazie a una strutturazione del Movimento verso la forma partito che consentirebbe la creazione di incarichi interni retribuiti ma rinunciare al Palazzo dopo dieci anni senza strilli non è cosa comune. Soprattutto dopo le isterie di qualche settimana fa, con candidati a sbraitare in pubblica piazza per aver ricevuto in dote un collegio poco gradito.

E tra i volti notissimi che non hanno lasciato la baracca una volta perso lo scranno c’è anche Paola Taverna. Ieri la vice presidente del Senato era a Roma per presentare i candidati laziali alle prossime Politiche, insieme a un’altra vecchia conoscenza pentastellata: Roberta Lombardi, assessora alla Transizione ecologica della Giunta Zingaretti, anche lei a un passo dall’ultimo giro di boa. «Ci davano per morti e per spacciati, eppure noi siamo ancora qui, con le nostre cinque stelle che brillano più che mai e continueremo a lavorare per portare avanti le nostre battaglie e i nostri progetti», dice Taverna, forte dei sondaggi che danno il suo partito in ascesa.

Se sia solo fair play da campagna elettorale o reale convincimento è difficile dirlo. Di certo, i big hanno per ora deciso di mettersi al servizio. E vedendo avvertendo l’entusiasmo torna a farsi vivo persino il garante Beppe Grillo, finora totalmente assente dal dibattito. Lo fa, ovviamente a modo suo, pubblicando sul suo blog l’appello agli elettori di Giuseppe Garibaldi nel 1874. Certo, non c’è traccia l’eroismo e dello spirito di sacrificio dei mille ma in casa pentastellata credono comunque nell’impresa.