Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato ed esponente di punta di Fratelli d’Italia, propone «una specie di “Piano Marshall” energetico» per far fronte ai danni prodotti dalle sanzioni occidentali, sulle quali minimizza le differenze di veduta tra Fratelli d'Italia e Lega. «I punti programmatici del centrodestra sono stati fissati di comune accordo e noi siamo la garanzia che la posizione filoeuropea e filoatlantica dell’Italia non venga cambiata - sottolinea ma se ci sganciassimo oggi dalle sanzioni non otterremmo niente, se non il ritorno a essere chiamati “pizza e mandolino”».

Senatore La Russa, crede che le diverse posizioni di Fratelli d’Italia e Lega sulle sanzioni occidentali alla Russia potrebbe essere un fattore d’instabilità nella coalizione di centrodestra, prima e dopo le elezioni?

Non credo, perché c’è la necessità comune di aiutare famiglie e imprese di fronte a un’emergenza energetica la cui responsabilità non appartiene sicuramente a Fratelli d’Italia che da anni, anche a costo di essere accusata di sovranismo, predicava e continua a predicare un’autonomia energetica che né l’Italia ne l’Europa hanno mai voluto. Basti pensare al fatto che noi estraevamo molto più gas prima di quello che estraiamo adesso e che le rinnovabili sono frenate non tanto dai costi quanto da una burocrazia cieca. O ancora, basti pensare all’assurda logica che ha imposto le importazioni energetiche quasi esclusivamente da un paese, in questo caso la Russia.

Resta il fatto che Salvini insiste nel voler togliere, o quantomeno ridiscutere le sanzioni alla Russia, mentre voi mantenete la barra dritta: come si può arrivare a un punto d’accordo?

Noi abbiamo la coscienza a posto. Ma ora c’è un problema e sia noi che la Lega diciamo che va risolto. Quel che bisogna dire è che se si decidesse di sfilarci dalle sanzioni, queste ci sarebbero lo stesso ma noi ci sganceremmo dal blocco dei paesi filoatlantici che vedono la Russia come pericolo per tutta l’Europa, non solo per l’Ucraina. Non otterremmo niente, se non il ritorno a essere chiamati “pizza e mandolino”.

Cosa serve, dunque, per risolvere il problema dell’aumento del prezzo del gas e del caro bollette, senza toccare le sanzioni?

Quel che serve è che questo governo, di cui non facciamo parte, metta in campo tutti gli strumenti a disposizione prima delle elezioni. Mi spiego. Nel prezzo del gas e dell’energia ci sono le accise. Alcune di queste sono già state bloccate, ma le restanti continuano a essere più alte di un anno fa, cioè prima della crisi energetica. Quindi bisogna bloccare completamente questo tipo di tassazione, in modo che lo Stato non guadagni dalle bollette. Già questo bloccherebbe in buona parte l’aumento che i cittadini stanno pagando in questi mesi.

Tutti i partiti in campagna elettorale chiedono decisioni forti dall’Unione europea. Quali dovrebbero essere le scelte da fare a livello comunitario secondo Fratelli d'Italia?

C’è un’altra cosa forte che fatta, e mi appello al governo affinché si mobiliti. Occorre chiedere ai paesi che come noi si stanno muovendo per bloccare l’aggressione russa attraverso le sanzioni, ma che dalle sanzioni non hanno alcun danno, di aiutare chi, come l’Italia, sente il dovere di partecipare a tutte le iniziative occidentali ma così facendo subisce un danno. Bisogna quindi chiedere a questi paesi, come Stati Uniti, Francia e Olanda, un risarcimento, un aiuto economico.

Perché proprio questi paesi?

Gli Stati Uniti continuano a venderci gas a prezzo più alto della Russia. La Francia ha centrali nucleari al nostro confine tali per cui lei ottiene vantaggi, giustamente, ma noi ne subiamo i rischi. L’Olanda sta guadagnando grazie alla compravendita di gas sulla borsa di Amsterdam. Serve dunque una specie di “Piano Marshall” energetico, di modo che i danni che l’Occidente subisce dalle sanzioni alla Russia siano ripartiti equamente tra i vari paesi.

Continua a parlare di atlantismo, europeismo e dialogo tra paesi occidentali: come può questa posizione andare d’accordo con quella della Lega di Salvini?

Non capisco queste preoccupazioni. Non ho mai sentito domande del genere riguardo a governi che avevano insieme Berlusconi e Fratoianni. Avremo problemi minimi, che sono comuni a tutte le coalizioni. I punti programmatici del centrodestra sono stati fissati di comune accordo e noi siamo la garanzia che la posizione filoeuropea e filoatlantica dell’Italia non venga cambiata. Devo dire che anche dal punto di vista umano ho visto Giorgia Meloni e Matteo Salvini in piena sintonia e amicizia. Quando questo accade, la conseguenza è l’intesa tra partiti che hanno un comune sentire e comuni valori.

Dunque non teme che Salvini possa mettervi i bastoni tra le ruote una volta vinte le elezioni, magari proprio sulla politica estera?

Capisco che certa stampa fiancheggiatrice della sinistra può avere questa prospettiva, ma chi ha questo desiderio resterà molto deluso e avrà bisogno di molto Maalox.

Se il centrodestra non dovesse vincere con l’ampia maggioranza che prevedono i sondaggi, siete pronti a rivedere il vostro orientamento per la formazione di un futuro governo?

Anche questa è una speranza che andrà delusa. Sono convinto che il centrodestra avrà una maggioranza per un governo forte, ma in ogni caso non verranno meno le nostre pregiudiziali: mai un governo con Pd e mai un governo con i 5 Stelle. Così come non faremo mai un governo con chi non condivide la posizione filoatlantica dell’Italia. Ma riguardo a ciò non abbiamo dubbi su alcun alleato.