E battaglia a suon di decibel sotto il mongibello Etna. Non accenna a diminuire il livello dello scontro giudiziario tra una coppia di magistrati catanesi e una imprenditrice ravennate che all'inizio della stagione balneare ha rilevato la gestione del "Faro di Capomulini", uno tra gli stabilimenti più suggestivi e in voga della riviera acese. Oggetto del contendere la musica dal vivo e il rumore che, secondo i due coniugi magistrati, ostacola la serenità estiva di chi si trova a convivere accanto a un locale. I legali della signora Caterina Mendolia Pirandello (con origini dall'Agrigentino) hanno depositato in cancelleria altri documenti relativi al procedimento che ha già avuto tre udienze in poco più di un mese e attenderanno il nuovo e ultimo provvedimento che sarà disposto dal Tribunale, si pensa entro la fine di settembre vista la sorprendente velocità che ha avuto l'intero procedimento. Al momento i legali della signora non intendono parlare, ma a parlare sono soprattutto i fatti di una storia che ha valicato i confini cittadini e regionali soprattutto per la velocità con cui sono stati adottati i provvedimenti in un sistema giudiziario che si è sempre distinto per la sua lentezza pachidermica. Tutto ha inizio quando il 2 agosto l'imprenditrice Caterina Pirandello divulga sui social un lungo post in cui denuncia che il 6 luglio scorso, durante la preparazione di un evento con musica in filodiffusione «una persona importante che abita al confine con la mia struttura, un magistrato - racconta - viene qui in modo aggressivo e mi urla che il giorno dopo mi avrebbe fatto chiudere se non abbassavo la musica...». L'imprenditrice racconta di aver risposto allalto giudice che stava lavorando «ma il magistrato continua - mi risponde che è qui per leggere il suo libro non per ascoltare la mia musica». «E mi fa avere - continua la titolare - un provvedimento del 2015 in cui è scritto che non posso fare eventi musicali e non posso fare musica superiore ai 3 decibel di notte e i 5 di giorno, - (Il rumore della ventola di un computer, commenta) - . Nel provvedimento c'è scritto inoltre che ogni volta che la società avesse fatto musica deve versare 5mila euro di sanzione». Da quel momento è cominciata una battaglia legale che non si è ancora conclusa. Il 20 luglio, 14 giorni esatti dall'accesso del magistrato al Faro, con una singolare efficienza della macchina giudiziaria, l'imprenditrice ravennate viene convocata in Tribunale dove qualche giorno dopo viene fissata una cauzione di 50mila euro con l'obbligo per la titolare, se volesse fare musica, di provvedere a installare un sistema fonoassorbente di bambù dal fusto di 10 cm e alto tre metri, da issare a barriera con il confine della casa del magistrato. Inoltre vengono confermati i 5mila euro di sanzione qualora si dovesse fare della musica oltre i decibel fissati. Il provvedimento viene disposto da alcuni giudici della stessa sezione del presidente che ha avviato lazione legale nei confronti dello stabilimento. Passa soltanto qualche settimana e nella nuova udienza dappello richiesta dalla signora Pirandello, stavolta la sezione feriale del Tribunale riduce la cauzione da 50mila a 10mila euro ed elimina la sanzione di 5mila euro al giorno se si dovesse fare ugualmente della musica, ma al contempo conferma i dettati previsti nel precedente provvedimento. Nel frattempo la stagione procede e cominciano a saltare le serate perché la titolare non ha fondi necessari per il risarcimento: 9 impiegati stagionali vengono licenziati, ma la Pirandello, forte del suo illustre cognome e anche della solidarietà di moltissimi professionisti, persone comuni e artisti, decide di procedere nella sua battaglia legale che adesso dovrebbe concludersi da qui a breve. Ma a stagione turistica ormai conclusa. Nel frattempo i riflettori mediatici hanno acceso un altro "faro". La capitaneria di Porto si è accorta che nel complesso di abitazioni limitrofe allo stabilimento il Faro, dove abitano anche i due magistrati, laccesso al mare non ha alcuna autorizzazione di legge e procede a sequestrare la passerella. La battaglia di decibel in cui è incappata l'imprenditrice è soltanto una delle tante che percorrono la penisola in lungo e in largo nelle calde serate estive. A Lipari, capitale delle isole Eolie, ad inizio luglio, il neo sindaco Riccardo Gullo ha emesso una ordinanza che a tutela della quiete degli abitanti del centro storico vieta ai locali di organizzare spettacoli con musica dal vivo al di sopra di un tot di decibel e bandisce categoricamente l'utilizzo di strumenti a percussione, di fatto scartando a priori tutti i musicisti a percussione dalle isole e sancendo un obolo da 100 euro per ogni titolare di locale che volesse ugualmente organizzare una serata musicale. Il sindaco, però, tiene fuori dal provvedimento gli spettacoli organizzati dall'amministrazione. Quelli possono organizzarsi con qualsiasi tipologia di strumenti. Insomma due pesi e due misure...