«Con questa destra si rischia anche un giustizialismo manettaro che fa impallidire quello dei 5Stelle d’antan». A dirlo al Dubbio è Walter Verini, tesoriere del Partito democratico, che promette il massimo impegno del suo partito per salvaguardare le riforme Cartabia. «Se lo scopo della destra è riaprire la guerra dei 30 anni con la magistratura daremo battaglia», spiega.

Onorevole, quali sono le priorità del Pd in materia di giustizia?

Innanzitutto, come ha ribadito la nostra responsabile giustizia Anna Rossomando, attuare le riforme Cartabia. In questi due anni siamo riusciti a portare a casa riforme certamente perfettibili, ma tuttavia strutturali, sul penale, sul civile e sul Csm. Non era scontato e ciò ha consentito di far superare, nei fatti, la guerra dei 30 anni tra politica e magistratura, che non aveva reso possibile, per una lotta senza quartiere tra populismo giudiziario e garantismo a corrente alternata, riformare la giustizia. Che veniva usata come una clava per uno scontro politico. Ma ora, finalmente, si sono fatte riforme non a favore o contro qualcuno, ma per i cittadini.

Come giudica le proposte del centrodestra?

Vediamo una tentazione molto forte di buttare a mare queste riforme e la voglia di una trumpizzazione dell’Italia, con le allusioni al presidenzialismo e alla “cacciata” di Mattarella. Io non demonizzo il presidenzialismo in sé come concetto, ma in Italia il Presidente è un cardine di garanzia per tutti. Pensarlo senza rivedere complessivamente l’idea del ruolo del Presidente della Repubblica è pericoloso. Questo potrebbe preludere a una voglia di “regolare conti”, magari rendendo la Corte costituzionale e il Csm organismi che rispondono a maggioranze di governo e non al Parlamento nel suo insieme, colpendo il loro ruolo di garanzia e terzietà. Il popolo italiano aveva un’occasione per esprimersi sulla giustizia, i referendum. Il fatto che li abbia disertati in massa vuol dire che aveva fiducia nel Parlamento per le riforme. Quel fallimento viene ignorato dalla destra ma le riforme sono state fatte e, ora, non ci sono più un fine processo mai e una prescrizione infinita, abbiamo implementato i riti alternativi e detto basta alle gogne mediatiche. Il problema semmai è quello di garantire ciò in equilibrio con una sobria e corretta informazione. protocolli tra procura, avvocati e giornalisti come quello di Perugia indicano una strada.

Secondo molti, però, la riforma Cartabia non risolve il problema delle degenerazioni correntizie all’interno della magistratura. Come interverrete?

Procedure per carriere, giudizi, sono già stati cambiati. Non c’era tempo per fare una riforma di rango costituzionale, ma noi siamo per l’istituzione di un’Alta Corte per il disciplinare. Il Pd ha presentato con Rossomando una proposta di legge per segnare questo punto, che ribadirà nel nuovo Parlamento. Ma il correntismo, come ha detto più volte Mattarella al Csm in questo anno delicato, si supera soprattutto con l’autorigenerazione. E se c’è una politica che dichiara guerra all’autonomia e all’indipendenza della magistratura - e questi tentativi ci sono stati storicamente, politicamente e sono ancora un rischio presente - dall’altra parte ci possono essere frange della magistratura che reagiscono. Vogliamo davvero riaprire questa guerra o l’imperativo categorico è far funzionare la giustizia? Bisogna concentrarsi sull’applicazione di queste norme, anziché rilanciare temi balzani, come l’immunità parlamentare, che sembra quasi una difesa di casta. Se la politica farà questo dimostrerà che la priorità sono i cittadini, non i politici.

Alcune modifiche legislative vengono chieste anche da molti amministratori, come quella della legge Severino. Qual è la vostra idea?

Siamo favorevoli, abbiamo fatto proposte, in nome della presunzione di innocenza, per evitare che dopo un solo grado di giudizio un amministratore possa essere sospeso. Abolire l’intera Severino avrebbe consentito invece la candidabilità dei mafiosi, ma anche su questo il referendum ha messo una pietra. L’altra questione a cui gli amministratori tengono molto - e noi siamo d’accordo - è quella della responsabilità impropria, che prevede ANCHE una modifica del Tuel. Non può esistere che se una porta cade in una scuola l’avviso di garanzia arrivi ad un sindaco.

Il carcere è un tema assente in questa campagna elettorale. Ieri c’è stato un altro suicidio e il dossier dei Radicali mette in evidenza una situazione infernale. Cosa farete in caso di vittoria?

Domani (oggi, ndr) sarò al carcere di Terni, dove la scorsa settimana ci sono stati un suicidio e il ferimento di un agente. Per il Pd quello dell’ordinamento penitenziario è uno dei temi centrali, perché la civiltà di un Paese si misura da queste cose. Ho firmato anch'io la proposta di liberazione anticipata speciale, per combattere il sovraffollamento. Altra cosa riguarda la riforma complessiva: su questo avevamo chiesto coraggio alla ministra Cartabia, chiedendo un decreto non solo per recepire le proposte della Commissione Ruotolo, ma anche per fare qualcosa di più strutturale. Cosa c’è di più necessario ed urgente della situazione delle carceri? Investire in umanità nella gestione delle pene significa investire anche nella sicurezza dei cittadini: se una volta fuori dal carcere chi ha sbagliato e ha pagato esce formato, con un lavoro in mano e un accompagnamento al reinserimento, è evidente che non torna a delinquere. Costituzione, insomma. Salvini, invece, rilancia l’idea di giustizia sommaria, come la castrazione chimica. Con questa destra vedo il rischio di un giustizialismo manettaro che fa impallidire quello classico dei 5Stelle.

In caso di vittoria del centrodestra ci sarà un confronto aperto o una contrapposizione forte come ai tempi di Berlusconi presidente del Consiglio?

Dipende. In questi ultimi due anni di legislatura, abbiamo votato delle riforme cercando punti di sintesi. Se si decide di andare avanti applicando quelle riforme e magari migliorandole, con il contributo di avvocatura e magistratura si può discutere. Ma se questa destra decide di riaprire la guerra con la magistratura saremo pronti a dare battaglia. Anche perché il rischio è anche quello di perdere i fondi del Pnrr, fondamentali per ammodernare il sistema giustizia. Non ce lo possiamo permettere. Applichiamo le riforme, velocizziamo le assunzioni di magistrati e cancellieri, stabilizziamo l’ufficio del processo. così si potrá far funzionare la giustizia non con le guerre.