Il più svelto a capire come andranno (e come vanno) le cose è stato Google. Interrogato su Federico Cafiero De Raho risponde con voce squillante leggendo da Wikipedia: «È un ex magistrato e politico italiano e procuratore nazionale antimafia dal novembre 2017 al febbraio 2022». Una certezza, quella di Wikipedia, che colloca De Raho tra i politici italiani, anche se ancora mancano settimane alle elezioni e non risulta da nessuna parte che De Raho abbia mai svolto attività politica. Nessuno scandalo: è inevitabile che dopo tre procuratori nazionali antimafia finiti regolarmente in Parlamento (Grasso, Roberti e ora anche De Raho giudicato cosa già fatta) lenciclopedia online più famosa al mondo faccia della carica di procuratore nazionale antimafia una carica prima di tutto politica. Per Federico Cafiero De Raho, già sostituto procuratore a Napoli, poi procuratore a Reggio Calabria e infine procuratore nazionale antimafia (praticamente subito prima di accaparrarsi, pressoché matematicamente e senza fatica alcuna, un seggio in Parlamento coi 5S di Conte), la conquista del seggio parlamentare non sarà a rischio ma neanche priva di fatica. Ha dovuto accettare di correre, sè giustificato, perché nessuno parla più di mafia e lui teme la sottovalutazione del terribile pericolo delle cosche. Stessa fatica, quella che ora lui rivendica, dei precedenti procuratori nazionali Antimafia, anche loro costretti al seggio parlamentare per tenere alta la bandiera antimafia. E stessa fatica a cui saranno sottoposti anche i loro successori perché non diventare parlamentari dopo aver svolto lincarico di Procuratore nazionale antimafia significherà, in futuro, un giudizio negativo sul proprio operato di magistrato. Ma con Cafiero De Raho in Calabria, soprattutto a Reggio (che della Calabria è la città più popolosa), le cose si complicano. Perché qui tutti conoscono il credo creato da De Raho che, da Procuratore della Repubblica di Reggio, raccontò senza peli sulla lingua come stavano le cose. Disse, per semplificare e far capire a tutti, che non era possibile, per chi esercita la lotta alla mafia, giocare a tennis. De Raho, che ora ha settantanni, nella sua vita ha fatto sport ogni volta che ha potuto. Ma arrivato a Reggio fu costretto a chiudere col tennis. Tutti capirono cosa volesse dire. Per giocare a tennis ti serve un avversario. Ma a Reggio, questo il messaggio piovuto sulla città, dove lo trovi un compagno di gioco da sfidare con la certezza di non incocciare in uno ndranghetista o almeno in qualcuno collegato ad ambienti paramafiosi? Ci furono polemiche roventi anche perché a Reggio da oltre settantanni cè un circolo del tennis mai sospettato di collusioni mafiose. Fatto è che il precedente del compagno che non cè per giocare a tennis è diventato un luogo comune penetrando perfino nel lessico cittadino («Ma tu con quello ci giocheresti a tennis?» Oppure: «Con quello mai al mondo giocherei a tennis»). Cattiverie che ora rischiano di riversarsi sul dibattito elettorale. Se De Raho prenderà bei voti gli partirà contro unaccusa feroce e ingiusta: ma in una città come Reggio puoi prendere tutti quei voti senza che le ndrine, nella più cauta delle ipotesi, si siano impegnate o almeno non si siano opposte, al tuo successo? Uninsidia pericolosa tanto più che nella lista 5S viene ricandidato lonorevole Riccardo Tucci che ha spalle un rinvio a giudizio (dal quale Tucci assicura che uscirà a testa alta). Per De Raho andrebbe bene se non pigliasse neanche un voto. Ma nemmeno uno. Sarebbe la dimostrazione che le cosche della ndrangheta si sono scatenate contro di lui e potendo controllare lelettorato hanno impedito di votare De Raho. In questo caso lex procuratore reggino non dovrebbe fare i conti con la cattiveria della sua profezia ma anzi potrebbe andar fiero per non essere stato imbrattato da un solo voto reggino. Per lui personalmente sarebbe un trionfo straordinario. Nessuno potrebbe dire accusarlo di niente e, del resto, entrerebbe ugualmente in Parlamento essendo candidato anche nella circoscrizione della Campania. Unico problema il Presidente Giuseppe Conte che, immaginiamo, lha candidato perché De Raho porti ai 5S una barca di voti. Ma il problema non ha soluzione: o prendi voti e ti comprometti con le cosche o non ne prendi nessuno e sincavola Conte.