«Il rischio di razionamenti in autunno cè». Il gas continua ad alimentare la campagna elettorale italiana. Mai nessuno prima dora - a differenza di quanto avviene da tempo in Europa - aveva parlato di rischio razionamenti delle forniture. A rompere il tabù è il leader della Lega Matteo Salvini, nel corso di un incontro a Napoli. «Se il prezzo non scende il prossimo governo dovrà razionare luce e gas a partire dalle imprese», dice lex ministro dellInterno, convinto sia meglio informare gli italiani dei rischi imminenti, invece che tacerli. «Vorrei evitarlo», aggiunge Salvini, « ma lha già detto Macron, e la Francia oltretutto ha decine di reattori nucleari operativi. Noi non ce li abbiamo, importiamo solo energia dallestero, quindi se non si interviene il rischio di decidere chi si riscalda e chi no, chi accende la luce e chi no è assolutamente concreto». Il leader del Carroccio poi convoca i suoi in videoconferenza per stilare un pacchetto di provvedimenti da presentare subito a Mario Draghi. Tra le altre proposte di Salvini: «Via libera al nucleare, potenziamento e costruzione di nuovi termovalorizzatori, revisione delle politiche europee su Green Deal, ma soprattutto un Pnrr sullenergia da almeno 30 miliardi, in accordo con lEuropa, per superare lautunno e linverno aiutando famiglie e imprese», si legge in un comunicato del partito. Perché «chi dice no al gas e al nucleare o è ignorante o è in malafede, sicuramente è pericoloso per lItalia», specifica lex ministro dellInterno su Twitter. Che forse dimentica che a essere ignorante, in malafede e pericoloso è il popolo italiano, che per due volte - nel 1987 e nel 2011 - ha bocciato il nucleare attraverso referendum. Certo, rispetto allultima consultazione di 11 anni fa è cambiato il mondo intero e con lui probabilmente la sensibilità degli elettori, ma Salvini non può non tenere conto della volontà popolare nei suoi ragionamenti. Ma la posizione del capo della Lega su nucleare e rigassificatori è tuttaltro che isolata. A sostenere battaglie simili cè anche Carlo Calenda che stuzzica Enrico Letta a prendere «posizione sul rigassificatore di Piombino». Dal canto suo, il segretario del Pd preferisce concentrarsi sulla necessità di un decreto che «raddoppi lintensità del credito dimposta» «per evitare che molte aziende chiudano. Credo ci sia un consenso largo in Parlamento, e accanto a questa misura anche il disaccoppiamento fra energie fossili e rinnovabili in termini di costi può essere fatto accelerando prima delle elezioni».