Si prospetta una campagna elettorale non facile per la pattuglia “garantista” di Forza Italia. Tranne il deputato uscente e sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, ricandidato alla Camera in un collegio in Puglia considerato blindato, gli altri esponenti azzurri che in questi anni in Parlamento hanno portato avanti le battaglie sulla “giustizia giusta” dovranno sperare in un buon risultato del partito per poter essere nuovamente eletti.

Pierantonio Zanettin, ad esempio, ex componente del Csm e ora capogruppo di Fi in Commissione giustizia alla Camera, è stato spostato al Senato e candidato in Veneto in un collegio tutt’altro che sicuro. Un po’ meglio è andata, invece, alla sua collega a Palazzo Madama Fiammetta Modena, che cercherà la riconferma nel collegio plurinominale in Umbria dove i posti a disposizione sono 3.

Attualmente il numero dei parlamentari azzurri è di 123. Erano 161 all'indomani delle elezioni del 2018. Nelle migliori prospettive il prossimo 26 settembre saranno fra i 50 ed i 70. Messi, allora, in sicurezza i fedelissimi dell'inner circle di Silvio Berlusconi, a cui si sono aggiunte alcune new entry, i posti a disposizione erano veramente molto pochi. La ricandidatura dello stesso Sisto, infatti, fino all’ultimo momento era alquanto incerta. Il coordinatore nazionale del partito, Antonio Tajani, sul punto ha più volte affermato che non era possibile ricandidare tutti gli uscenti e metterli in posizioni eleggibili. Le conseguenze di questi “tagli”, comunque, non si faranno certo attendere: saranno gli altri partiti della coalizione di centro destra nella prossima legislatura a dare le carte sulla giustizia, un argomento che per anni era stato il cavallo di battaglia di Fi.

La Lega, e soprattutto di Fratelli d’Italia, arrivano all'appuntamento elettorale del mese prossimo più attrezzati, potendo contare su diversi parlamentari, come i meloniani Andrea Del Mastro e Carolina Varchi, che in questi mesi, stando all’opposizione, si sono confrontati in maniera aspra sulle riforme volute dalla Guardasigilli Marta Cartabia. Riforme che hanno già annunciato di voler cambiare quanto prima. L'ultima in ordine di tempo ad essere finita nel mirino di Fd’I è quella sulla giustizia tributaria, approvata ad inizio del mese. E poi Fd’I potrà contare su l’ex magistrato Carlo Nordio, il cui nome circola da tempo come nuovo inquilino di Via Arenula.

Sui motivi di questo “arretramento” da parte di Berlusconi deve aver pesato la scomparsa di Niccolò Ghedini. Lo storico avvocato del Cav ha sempre gestito in prima persona le partite più importati in materia di giustizia, potendo contare sulla completa fiducia dell’ex premier. Ghedini era determinante non solo sui provvedimenti legislativi in materia di giustizia ma anche quando si trattava di decidere chi mandare al Csm in quota Fi. Venuto a mancare prematuramente, il suo ruolo è ora scoperto.

I tempi, va però detto, sono anche cambiati. Se negli anni dello scontro violentissimo con la magistratura, il Cav aveva “riempito” il Parlamento di avvocati o di magistrati che avevano dato prova di poter contrastare le odiate “toghe rosse”, nella prossima legislatura lo scenario sarà molto diverso, con nessun magistrato in servizio eletto e con un ridimensionamento della componente di avvocati e di giuristi. A non essere sparita o ridimensionata sarà però l’esigenza per i cittadini di avere un sistema giustizia efficiente e funzionale.