La campagna elettorale si prepara ad entrare nel vivo. Dopo le ultime giornate di trattative febbrili, di esclusioni eccellenti e di tensioni altissime all’interno di ogni schieramento, la corsa verso il 25 settembre può considerarsi avviata. Depositati i simboli, manca ormai pochissimo per la presentazione delle liste, ma le scelte all’interno dei partiti sono quasi compiute. Anche il Pd con l’inconsueta direzione nazionale di ferragosto ha ormai rotto gli indugi e il quadro d’insieme comincia a mostrarsi nella sua interezza. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella sarà della partita ed è stato tra i primi a depositare il simbolo di “Noi di Centro” che correrà in solitaria sia per la Camera che per il Senato sperando di centrare il quorum.

Si sta delineando ormai in maniera netta il quadro di insieme di alleanze, liste e candidature in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre. Che idea si è fatto?

Onestamente mi pare un quadro modesto, di certo non esaltante. Pur rendendomi conto delle difficoltà che ci sono state a causa della ghigliottina rappresentata dal taglio dei seggi elettorali per l’effetto dell’ultima riforma costituzionale, credo che i partiti avrebbero comunque potuto fare di più.

Siamo ormai alla presentazione dei big ai quali i partiti si affideranno per attirare consenso. Nel listino del M5S ci sono due ex magistrati del calibro di Roberto Scarpinato e Cafiero De Raho. Come valuta queste candidature?

C’è un problema che tocca tutti. Mi sembra che ci siano magistrati che non vogliono stare in pensione e proseguire, in qualche modo, l’attività che hanno terminato. Gli altri provano ad utilizzare, in modo strumentale, il prestigio che queste persone hanno acquisito svolgendo l’attività precedente. Guardo sempre con un po’ di sospetto alle candidature di magistrati ed ex magistrati.

Si è parlato a lungo, come accade ormai da molti anni, della possibile costruzione di una nuova area di centro, magari da fare andare in doppia cifra. Oggi sembra solo che i centri si siano moltiplicati…

In realtà non c’è nessun centro in Italia. Carlo Calenda non è mai stato di centro, mentre Renzi è stato del Pd, provenendo dall’esperienza spuria della Margherita. Nessuno dei due si può definire come politico che rappresenti in modo autentico i valori del centro, dei valori democristiani che incarno solo io.

Cosa non ha funzionato nella costruzione di questo progetto?

Era necessario mettere insieme tutte forze riformiste e laiche, ancorate ai valori della tradizione di centro. Avevo proposto la costruzione di una sorta di Margherita 2.0 mutuando il progetto che avevamo messo insieme nel 2006 insieme a Prodi, Marini e Dini. Ricordo che l’Ulivo, con i suoi limiti, è stata l’ultima esperienza che ha portato il centrosinistra al governo. Poi altri hanno deciso di fare altre scelte sperando di potere essere determinanti in Parlamento nel caso in cui il centrodestra dovesse trovarsi in difficoltà nell’azione di governo. Ma credo che anche questa sia una valutazione sbagliata. Forse sarà più facile per il Movimento Cinque Stelle potere svolgere un’azione di questo tipo.

Dà per scontata la vittoria del centrodestra. È anche colpa del Pd e delle scelte compiute dal segretario Enrico Letta?

Per come hanno come hanno composto le liste, mi sembra che stiamo assistendo al suicidio dal campo largo. Con le sue scelte il segretario del Pd Enrico Letta ha trasformato il campo largo in un campetto di periferia dalle dimensioni ridottissime. Già questo la dice lunga su quanto avvenuto. Un leader che parte in un certo modo, ben conoscendo l’esperienza dell’Ulivo che ha vinto nel 2006, poi cambia strategia all’improvviso, continua a parlare di agenda Draghi, ma si allea con Fratoianni e il suo partito che hanno sempre votato contro il governo Draghi, ma non con i Cinquestelle. Questa davvero mi sembra un’idiozia politica che Enrico Letta sarà destinato a pagare.

Ha ancora un senso parlare di agenda Draghi?

Credo non abbia più senso farlo. Si tratta di una buon esperienza di governo, che il Pd ha provato ad intestarsi, ma la cosiddetta agenda Draghi aveva un senso solo nel momento in cui esistevano alcune condizioni che non mi pare esistano più.

Il suo progetto politico invece a cosa punta?

Purtroppo le elezioni anticipate hanno determinato una flebite al mio percorso politico, però sono convinto che ci giocheremo la partita in alcuni collegi sia alla Camera che Senato. Poi staremo a vedere alla prova dei fatti la tenuta del prossimo governo che si misurerà presto con problemi enormi come la crisi economica, la crescita dell’inflazione e il ritorno del Covid.

Il centrodestra, dopo la fuga di molti governisti da Forza Italia, sembra essere sempre più a trazione sovranista. Secondo lei si tratta di un reale rischio per il Paese, anche dal punto di vista della politica internazionale?

Sì mi sembra che il centrodestra si sia leggermente spostato verso il sovranismo, non tanto per la fuoriuscita dei governisti, ma perché la forza elettorale di Forza Italia è molto diminuita nel corso degli anni e oggi il partito conta un consenso pari alla metà di quello della Lega e ad un terzo di quello di Fdi. Poi le altre valutazioni si faranno osservando come agiranno i partiti di governo nell’affrontare i problemi, ma, tutto sommato, non mi pare che all’interno di questo centrosinistra troviamo il meglio degli atltantisti italiani, a cominciare da Fratoianni.