Non è un cambiamento di poco conto, anche se tutti fanno finta di non accorgersene. Per la prima volta dalla sua nascita, ormai 15 anni fa, il M5S si dichiara apertamente “di sinistra”. Conte impugna e sventola un'agenda nella quale la questione sociale e quella ecologica campeggiano ai primi posti. Si rivolge esplicitamente ai leader di quelle che al momento sono a tutti gli effetti “forze minori” della sinistra, come Si di Nicola Fratoianni. Medita la possibilità di sostenere e benedire una lista di esponenti della società civile provenienti dalla sinistra con cui allearsi. Chissà se alla fine lo farà o se, dati i tempi non precisamente drastici dell'uomo, deciderà in tempo. Ma il solo fatto che l'opzione sia presa in serissima considerazione è eloquente.

Non significa che i temi giustizialisti e antipolitici sui quali il Movimento era nato e cresciuto sino a spopolare nelle urne siano scomparsi.

Questo non sarebbe possibile perché quegli umori sono troppo radicati nella base pentastellata per essere cancellati. Però è un fatto che Conte li sta spingendo in secondo piano a vantaggio di un'agenda, come usa dire, che sarebbe sottoscritta senza un attimo di esitazione da qualsiasi militante o elettore della sinistra.

È una scommessa azzardata, una mutazione genetica che sarà tenuta a battesimo o sepolta dagli elettori il prossimo 25 settembre. L'ostilità di una parte della vecchia guardia, sia scissionista che rimasta nel Movimento, è palese. I calcoli di Di Maio sono stati senza dubbio dettati prima di tutto da considerazioni opportuniste, però è anche certo che sin dall'inizio della corsa del Movimento il ministro degli Esteri era stato tra i più contrari a ogni caratterizzazione “di sinistra”. Ma sul fronte opposto anche un tribuno popolare ( e populista) come Di Battista non gradirebbe affatto una caratterizzazione così netta. Senza contare l'Elevato. È vero che proprio lui, Beppe Grillo, è stato il più convinto sostenitore dell'alleanza con il Pd, ma si tratta di cose molto diverse. Con il Pd, partito centrista, i 5S potevano allearsi continuando a rivendicare la propria natura “né di destra né di sinistra” pur aderendo a una coalizione oggettivamente di centrosinistra. Lo stesso Letta, nel discorso della corona del marzo 2021, aveva distinto chiaramente un possibile nuovo centrosinistra, con Bersani, Calenda, Fratoianni, dal M5S con il quale detto centrosinistra si sarebbe alleato. Quanto il Garante apprezzi la svolta esplicita di Conte è un ulteriore punto interrogativo, anche se difficilmente Grillo potrà intervenire a gamba tesa in piena campagna elettorale. A urne chiuse, però, sarà già stato il verdetto degli elettori a blindare o condannare Conte. Dalla disfatta del 2008 in poi la galassia della sinistra è pulviscolare e smarrita. Delle piccole formazioni nessuna delle quali in grado da sola, e quasi sempre neppure con qualche accorpamento, di superare la soglia di sbarramento del 3 per cento si è perso il conto. Se la scommessa di Conte sarà vincente, l'intero quadro cambierà con effetti inevitabili anche nel Pd che dovrà vedersela praticamente per la prima volta dopo le elezioni- battesimo del 2008 con un competitor a sinistra. Anche per questo sarà importante, sul fronte simbolico ancor più che numerico, vedere se alla fine il M5S andrà da solo, passo che ne confermerebbe l'originaria natura del “Movimento diverso contro tutti” nonostante la scelta di campo nei programmi, oppure se stringerà alleanze. Sin qui Conte, in privato, ha sempre detto di considerare possibile la formazione di una coalizione solo se ne facesse parte Si. Per Fratoianni è la strada sbagliata, sin dall'inizio l'obiettivo di Europa Verde, il cartello formato da Si e Verdi, è stato presentarsi come ala sinistra di una coalizione puramente elettorale e ancora quello resta l'obiettivo. Ma la determinazione di Calenda rischia di rendere l'accordo con Letta impossibile.

Con o senza Si la strada di un Conte passato da “insostituibile” a reprobo per eccellenza macchiatosi di draghicidio, il solo peccato senza possibilità di perdono, non sarà facile. Però l'avvocato ha un'arma che potrebbe rivelarsi decisiva. Come politico è scarso ma quanto a resa televisiva ha pochi rivali e queste elezioni estive si combatteranno e decideranno in tv.