È finita con il segretario del Pd, Enrico Letta, che offre un posto in lista a Matteo Renzi. No, tranquilli, non avete letto male. È andata proprio così. È successo che l’accordo siglato tra dem e Azione, nettamente sbilanciato a favore di Carlo Calenda, che ha ottenuto tutto ciò che voleva in termini di programmi e il 30 per cento degli uninominali, circa 15 collegi sicuri, ha mandato su tutte le furie i partiti più piccoli della coalizione di centrosinistra, cioè Sinistra italiana, Verdi e Impegno civico. Cioè, in sostanza, Bonelli, Fratoianni e Di Maio, proprio coloro sui quali il leader di Azione aveva posto il veto all’uninominale. E così, per tenerli a bada, Letta ha pensato bene di offrire loro diritto di tribuna nelle liste del Pd, insomma di correre sotto il simbolo del Nazareno.

Ricevendo un due di picche da Bonelli e Fratoianni e mandando su tutte le furie la base dem, non appena questa si è accorta che l’uomo di quel «il Pd a Bibbiano ruba i bambini con l’elettroschock» correrà sotto il simbolo tricolore dei dem. Ma non solo.

Emissari dem hanno fatto la stessa offerta niente meno che a Matteo Renzi, l’acerrimo nemico di Enrico Letta che nel 2013 scalzò l’allora presidente del Consiglio da palazzo Chigi. Per i successivi otto anni tra i due non ci sono stati contatti, con Letta professore a Parigi e Renzi prima sugli allori con il 40 per cento delle Europee 2014 poi finito nel dimenticatoio dopo il fallimento del referendum costituzionale del 2016. Fino al Conte bis, prima, e al governo Draghi, poi, che li ha riuniti dapprima con lo scopo di non far prendere i pieni poteri a Matteo Salvini e poi di salvare l’Italia dalla pandemia e dalla crisi economica.

E quando M5S, Lega e Forza Italia non hanno votato al fiducia al governo Draghi, ecco che Letta si è messo in moto per fra fruttare quell’oltre 20 per cento che i sondaggi gli attribuiscono. Renzi, con il suo partito che naviga tra il 2 e il 3 per cento, voleva costruire un terzo polo con Calenda, che ha pensato bene di dargli il ben servito e allearsi con Letta. Il quale, in uno slancio di generosità al limite della fantapolitica, ha offerto a Renzi un improbabile ancora di salvataggio, cioè un posto in Parlamento sotto l’insegna del Pd. L’ex rottamatore in capo, ovviamente, ha declinato l’offerta. E la risposta non poteva essere che una. «Enrico, stai sereno…».