«La nostra campagna elettorale è una campagna di libertà, di dignità, di coerenza. Come sapete, la nostra vittoria è a portata di mano: ci basta il 3% per entrare in Parlamento e giocare lo stesso ruolo, decisivo, della scorsa legislatura. Col 3% abbiamo portato Draghi, ci riproveremo». Lo scrive il leader di Italia viva Matteo Renzi sulla sua Enews che però rilancia: «Non mi basta, non ci basta, vogliamo il 5%. E dopo quello che è successo ieri, possiamo farlo». E ribadendo il suo no all'alleanza con il Pd attacca Di Maio. «Letta ha proposto il diritto di tribuna. Che significa? Un posto garantito come capolista del Pd a tutti i leader dei partiti in coalizione. Così entrano in Parlamento. Lo hanno proposto anche a noi. Pare che al momento abbia accettato di prendere questo posto e correre con il simbolo del Pd, Luigi Di Maio. Amici miei, ma la dignità dov’è?. Ho lasciato il Pd - aggiunge - perché non condividevo le idee di quel gruppo dirigente. Io non mi faccio adesso candidare da quel partito per salvare una poltrona. Le idee valgono più dei posti. Per me la politica è un ideale, non un centro per l’impiego. E a chi mi chiede se useremo il diritto di tribuna rispondo: mi chiamo Matteo Renzi, io, non Luigi Di Maio. Meglio rischiare di perdere il seggio che avere la certezza di perdere la faccia». Quanto a Calenda «poteva costruire un polo riformista che puntasse al 10%. Ha preferito trattare una percentuale di posti sicuri con il Pd - sottolinea - . Non mi stupisco degli accordi sui numeri: so che sono importanti. Ma conosco la legge elettorale e sinceramente non so quanto saranno sicuri quei posti. Ma anche se lo fossero - prosegue - penso che la politica sia prima di tutto coraggio e libertà. C’era una possibilità storica di mandare il terzo polo in doppia cifra: Calenda ha preferito giocare un’altra partita alleandosi con chi ha votato contro Draghi e con Di Maio. Rispetto questa scelta, ma non la condivido». E ricorda che «Calenda ci ha fatto la morale tante volte in questi mesi e spiegato che noi puntavamo ai posti del Pd e non volevamo fare il terzo polo riformista. È ovvio che oggi chi credeva in quell’ideale di Azione, e ha fatto crescere i sondaggi di Calenda, adesso vuole stare con noi. Porte spalancate, lavoriamo insieme sui contenuti". L'ex premier si mostra scettico sulla solidità dell'alleanza di centrosinistra. «Mentre ieri Letta e Calenda erano in conferenza stampa alla Camera, nell’aula di Montecitorio, Nicola Fratoianni votava contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato. Spiace dirlo, spiace davvero: ma l’alleanza di centrosinistra è divisa anche su questo. E Giorgia Meloni – che combatterò in tutta la campagna elettorale a viso aperto – ha votato a favore, mentre gli alleati di Letta hanno votato contro. Prima di parlare di collocazione internazionale - conclude - il Pd dovrebbe chiarirsi le idee a casa propria».