La notizia riguardante la possibilità di richiedere sui dispositivi Amazon Echo informazioni giuridiche e notizie legali non deve portare a semplificazioni e ad allarmismi. È quanto sostiene l’avvocato Guido Camera, presidente dell’associazione “ItaliaStatodiDiritto” (www.italiastatodidiritto.it), socio da vent’anni della Camera penale di Milano. «Io credo – dice al Dubbio Guido Camera - che non si debba confondere il dibattito intorno all’avvocato digitale con altre forme di divulgazione della realtà giudiziaria, che possono far apprezzare la nostra funzione, soprattutto se provengono da avvocati che le “miserie forensi”, come diceva Calamandrei, le hanno realmente vissute sulla propria pelle. È il caso del libro “L’avvocato nel cassetto”, scritto da Gianni Calloni, che esercitò la professione forense per cinquant’anni anni a Milano. Un testo che non voleva certo sostituirsi all’avvocato, bensì si proponeva di valorizzarne il ruolo sociale. La prefazione, infatti, la scrissero due avvocati che hanno segnato la nostra storia: Michele Saponara, che ha insegnato la nostra professione a generazioni di avvocati con rigore e umanità, e Giuliano Pisapia, sempre impegnato sul fronte dei diritti». Le ricerche giuridiche su Alexa sembrano più che altro una trovata commerciale. «Se – riflette Camera -, in questo modo, ci si limita ad agevolare delle ricerche su leggi e sentenze, già oggi effettuabili collegandosi al web o a una banca dati dallo schermo del proprio computer, non ci vedo nulla di male. Può essere un servizio destinato ai curiosi del mondo della legge, oppure agli avvocati più pigri. Personalmente non lo trovo né utile né affascinante, perché amo sviluppare i ragionamenti difensivi di carattere giuridico muovendo dalle sfumature, soprattutto umane, del caso concreto e dall’analisi delle norme, senza appiattirmi sulle massime delle sentenze più recenti. Massime che poi, neanche troppo di rado, sono per di più fuorvianti perché neanche rispecchiano correttamente la motivazione sviluppata per esteso dai giudici. Se però si inizia a parlare di “avvocato digitale”, le cose cambiano, e il mio giudizio diventa negativo». A giocare un ruolo fondamentale, però, sono altri elementi. «In ogni causa – afferma il penalista -, sono la versatilità e l’umanità dell’avvocato le qualità che fanno la differenza per la difesa dei diritti. Non ce lo dobbiamo mai dimenticare, e dobbiamo ripeterlo sempre ai giovani che iniziano questa professione. Come si può pensare che una macchina possa avere l’empatia, l’esperienza e la pazienza che ciascun avvocato deve avere per consigliare al meglio il proprio assistito, difendere con la forza necessaria i suoi diritti in aula e relazionarsi con i magistrati?». Secondo l’avvocato Camera, i timori di uno svilimento dell’attività degli avvocati «sono condivisibili, più che fondati». «È evidente – commenta - che, per chi ha studiato per anni la legge, e ogni giorno arricchisce la propria esperienza faticando, spesso non adeguatamente remunerato, nelle aule dei tribunali, sia avvilente che qualcuno possa pensare di sostituirlo, magari gratis, con un avvocato digitale. Ed è altrettanto chiaro che se passa nell’opinione pubblica il messaggio che si può fare a meno dell’avvocato “vero”, ci potrà sempre essere sempre qualcuno che davvero ci crede, alimentando sfiducia nei confronti della nostra professione. Che è invece uno dei cardini dello Stato di diritto. Sotto il profilo tecnico, credo però che possiamo essere tutti più sereni, perché l’avvocato “digitale” è chiaramente qualcosa di irrealizzabile. Prima di tutto perché non può certo andare in aula a difendere l’interessato, e nella nostra Costituzione vige l’obbligo della difesa tecnica e il divieto di autodifesa. E poi anche perché i suoi sostenitori incorrono in un grave errore di fondo, cioè che l’avvocato non è un oracolo, che, grazie alle sue doti profetiche, può prevedere l’esito della causa, sostituendosi di fatto anche al giudice, bensì un professionista che può garantire il massimo dell’impegno, ma non il verdetto. Quest’ultimo, come tutti sappiamo, è soggetto a numerose variabili imponderabili anche per un computer». Un’ultima riflessione Guido Camera la effettua in merito al metodo di lavoro di ciascun legale. «Pensare – conclude - di risolvere il problema del nostro assistito solo inseguendo le ultime massime delle sentenze, lette magari distrattamente e senza il dovuto approccio critico, è la negazione dell’essenza della funzione difensiva. L’avvocato fonda il proprio valore aggiunto sulle capacità persuasive e intellettuali, che devono essere tali da poter fronteggiare anche i precedenti negativi. In questo percorso dobbiamo ricordarci che il nostro faro deve essere la legge, nel recupero di un principio di legalità, che, purtroppo, oggi sta soccombendo in favore della normazione di derivazione giurisprudenziale».