Luigi Di Maio e Federico Pizzarotti di nuovo insieme. Come è strano il destino politico a volte. E quello del ministro degli Esteri e dell’ex sindaco di Parma sembra proprio paradossale. Ex compagni di partito, il Movimento 5 Stelle, quando il secondo era molto più noto del primo. Ex nemici giurati quando il primo si prese la scena, e il partito, schierandosi con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che nel frattempo avevano deciso di silurare quell’amministratore locale troppo pragmatico. Nel mezzo anni di insulti reciproci, distanze e diffidenze.

E oggi di nuovo uniti per attraversare il deserto delle Politiche senza quel Movimento che li rese celebri. Il partito dei sindaci che Di Maio vorrebbe costruire insieme a Beppe Sala, infatti, non vuole privarsi di Pizzarotti in lista, il simbolo del “buon governo” incompatibile col grillismo. Perché se il tempo riduce le distanze, l’urgenza di entrare in Parlamento riduce i tempi.

E a ricucire strappi antichi ci si mette un attimo. Complice dell’imminente ritorno di fiamma, paradosso nel paradosso, è un inceneritore. Sì, perché proprio a causa di un inceneritore messo in funzione dall’allora sindaco di Parma ( che in campagna elettorale aveva promesso fuoco e fiamme contro l’impianto) Pizzarotti finì nella lista nera di Grillo e Casaleggio. E sempre a causa di un inceneritore, quello di Roma, Di Maio ha deciso di lasciare il Movimento 5 Stelle che si apprestava a non votare la fiducia a Draghi in polemica con la costruzione dell’opera contenuta nel dl Aiuti.

A distanza di anni, Luigi e Federico si ritrovano così a remare sulla stessa barca. Entrambi in mare aperto. Entrambi senza punti di riferimento stabili. Nella speranza di non vedere bruciare troppo presto la loro carriera politica. Come in un termovalorizzatore.