«Si deve essere chiari: la richiesta di Forza Italia e Lega, andare avanti senza i 5 Stelle, era coerente con quanto emerso in quelle ore. I numeri e tutti i presupposti c’erano. È stata fatta dal presidente del Consiglio una scelta diversa, un po’ dissonante rispetto al tratto istituzionale che l’esecutivo Draghi aveva avuto fino a quel momento. Secondo aspetto: sulla giustizia c’è un riferimento che non potrà più essere abbandonato: il garantismo, cioè la Costituzione. Basta rispettarla». Sono gli architravi del discorso che Francesco Paolo Sisto, sottosegretario alla Giustizia e prima linea di Forza Italia sul fronte politico storicamente più “difficile”, squaderna a cinque giorni dallo “choc” che ha messo fine alla “salvezza nazionale”.

Avverte rammarico per la fine di un governo al quale lei stesso ha dato, sulla giustizia, un contributo rilevante?

Il rammarico per la fine del governo c’è, ma c’è innanzitutto la consapevolezza che le ragioni dell’epilogo sono legate a una logica che, per l’esecutivo, si è fatta improvvisamente politica. Decisiva è stata la scelta che è emersa dal discorso pronunciato, dal presidente del Consiglio, mercoledì scorso a Palazzo Madama.

A cosa si riferisce in particolare?

Anche alle critiche rivolte su punti qualificanti della proposta politica del centrodestra: dal catasto al tema dei balneari. Nel discorso del 20 luglio al Senato, sarebbe stato sensato ascoltare un intervento da embrassons nous, da allenatore che dà la spinta negli spogliatoi dopo il primo tempo. Non è stato così, si è avuta l’impressione di una scelta improvvisamente politica, appunto, impressione accentuata dalla presenza di Enrico Letta nell’incontro a palazzo Chigi del giorno prima. Ci sono state molte concause, insomma, nella fine del governo Draghi.

Quindi dispiacere ma non rimpianto?

Guardi, parliamo di un esecutivo fortemente voluto da Silvio Berlusconi, un governo a cui Forza Italia non ha mai fatto venire meno la fiducia, 55 volte, e ha anzi assicurato tutti gli sforzi di mediazione possibili in tanti passaggi delicati. Non c’era davvero motivo di respingere la proposta di andare avanti senza il Movimento di Conte, come chiedeva la mozione di FI e Lega.

Ma sulla giustizia questo governo lascia una traccia incancellabile o no?

In questo periodo si è prodotto tantissimo, nella direzione, per esempio, fondamentale della ragionevole durata e del giusto processo. Sono state significativamente superate, con decisione, le abnormità compiute nel 2019 con la spazzacorrotti sull’articolo 111, reintroducendo la prescrizione. Da un governo di salvezza nazionale, con mediazioni difficilissime, non si poteva ottenere di più.

Un modello da non disperdere?

Un governo politico, magari con Forza Italia in prima fila, avrà inevitabilmente maggiore forza e legittimazione per compiere scelte più chiare anche nel campo della giustizia.

Ecco, ma ad esempio, nei decreti attuativi del penale, non rischiano di emergere distanze, nel centrodestra, che resterebbero anche in caso di vittoria nelle urne? Basti pensare alle misure alternative al carcere per condanne sotto i 4 anni: FdI e Lega non la pensano esattamente come FI.

A parte il voto già favorevole della Lega in Aula, sull’applicazione dei principi costituzionali non ci saranno conflitti o perplessità.

Ma come farete, in caso di vittoria, a mantenere una linea condivisa, innanzitutto con Meloni?

C’è un punto su cui, come detto, non si media: il garantismo, il giusto processo. E su tutti i temi della giustizia, a cominciare dal carcere, mi pare che già in questo governo si sia seguita una linea chiara: non sono stati affatto messi in discussione pilastri come il 41 bis, come il principio di pericolosità che determina regole più severe, per certi reati, nelle misure cautelari e nell’esecuzione della pena. Sulla mafia non c’è stato e non ci può essere alcun arretramento. Dopodiché, ripeto: un governo di centrodestra non farà fatica a essere garantista in materia penale, basterà restare nel solco della Costituzione, nulla di trascendentale. Terrei a ricordare un’altra cosa.

Prego.

Molte delle misure introdotte con la riforma dell’ordinamento giudiziario realizzano alcuni obiettivi storici di Forza Italia, che li ha fortemente voluti. Dalla separazione delle funzioni, al nono anno di carriera dei magistrati, alla riduzione dei fuori ruolo, per durata e per numeri totali. Dallo stop alle porte girevoli fino alle valutazioni di merito sulle toghe. Nostri obiettivi che siamo almeno parzialmente siamo riusciti a realizzare: nelle riforme Forza Italia ha lasciato un’impronta, forte.

È impossibile salvare la legge sull’equo compenso, in questo scorcio di legislatura?

Non è impossibile e in queste ore mi batto per arrivarci. Domani ( oggi per chi legge, ndr) ci sarà al Senato una conferenza dei capigruppo decisiva, in cui mi auguro si possa arrivare alla decisione unanime di inserire il provvedimento fra quelli da trattare. È una legge importante per i professionisti, ciascuno dovrà assumersi le proprie responsabilità: confido nella unanimità della richiesta di trattazione.

I decreti attuativi del penale e del civile sono urgentissmi: e se dalle commissioni Giustizia emergessero dissensi? Il governo cercherà di accelerare a ogni costo?

Ci sarà una parlamentarizzazione piena, il parere delle Camere avrà il peso dovuto. È chiaro che il fattore tempo a questo punto è essenziale, e il governo non mancherà di considerarlo.

Il decreto sul civile non era così avanti quanto il penale, nella stesura: davvero ce la si fa?

Sicuramente: manca in realtà poco, parliamo di tempi davvero limitati, a breve i provvedimenti attuativi sul penale e sul civile saranno presentati alle Camere.

Anteprime sui punti più “caldi” del penale, come le impugnazioni?

Non è possibile farne, se non con l’eccezione del testo sulla giustizia riparativa: ho seguito i lavori della commissione e posso dire che il professor Gian Luigi Gatta ha compiuto un lavoro eccellente.

Sono accelerazioni da cardiopalmo.

Evitiamo catastrofismi. Vista la data delle elezioni, si potrà avere già il 13 ottobre un nuovo Parlamento in grado di licenziare la legge di Bilancio. Parliamo di un tempo di stasi quasi fisiologico, visto il periodo estivo: si andrà avanti spediti.