Doveva essere una giornata importante, per i professionisti: mercoledì prossimo, nellaula di Palazzo Madama, sarebbe attesa la legge sullequo compenso, con le nuove tutele retributive per le categorie ordinistiche. In realtà di qui a poche ore si consumerà uno dei passaggi chiave degli ultimi anni per la politica stessa. Ed è inevitabile che il provvedimento rivolto alle libere professioni, nella migliore delle ipotesi, dovrà passare alla discussione dellAula in un altro momento. Nella migliore delle ipotesi: perché nella peggiore, se cioè laddio di Mario Draghi a Palazzo Chigi non fosse scongiurato, né la maggioranza trovasse un successore, lequo compenso, al pari di altre leggi ancora da approvare, naufragherebbe: andrebbe perso dunque il via libera ottenuto dal testo a Montecitorio nello scorso mese di ottobre. E immaginare che, nella prossima legislatura, la materia possa essere ripresa senza particolari perdite di tempo è da ingenui. Sulle norme tuttora nelle mani del Senato, la convergenza politica è instabile, e vede ad esempio Pd e 5 Stelle schierati per introdurre modifiche rispetto alla versione passata alla Camera. Oggi come oggi vorrebbe dire unaltra incertissima lettura parlamentare, in proiezione futura significa che uneventuale nuova maggioranza uscita dalle urne rischia di partire, sulla questione, ampiamente divisa. E in fondo lincognita avvalora la posizione assunta a maggio da gran parte delle rappresentanze forensi, che avevano chiesto ai senatori di far presto e approvare la legge senza modifiche in modo da non infilarsi in un tunnel di incertezze: Cnf, Ocf, Cassa forense, Aiga e diverse associazioni specialistiche dellavvocatura avevano diffuso, due mesi fa, una nota congiunta proprio con quella raccomandazione. Altre componenenti del mondo forense - alcuni Ordini come quello di Roma e alcune associazioni come lAnf - si erano invece schierate per il restyling. Ma le vicende delle ultime ore dimostrano che, quando la legislatura si avvicina al termine, il meglio rischia di essere davvero peggio del bene. Nel caso dellequo compenso cè una coincidenza particolarmente sfortunata: se la commissione Giustizia del Senato avesse votato solo qualche settimana prima il mandato al relatore Emanuele Pellegrini (della Lega), ora le nuove norme sui professionisti sarebbero in Gazzetta ufficiale. Ma si possono comunque citare diversi altri provvedimenti destinati a restare in freezer. Sul fronte della giustizia basti ricordare i decreti legislativi che devono attuare diverse previsioni contenute nei tre ddl delega: vale a dire le le riforme del Csm, del civile e del penale. Se si entra in una fase sclerotica della legislatura, il governo (in carica per i soli affari correnti) non potrebbe emanare quei provvedimenti. Resterebbero per esempio imprecisate le nuove regole per le impugnazioni nel penale, cosi come le modalità di esercizio del voto, da parte degli avvocati, nei Consigli giudiziari (allinterno della riforma del Csm). Certo, diversamente da quanto avviene con le leggi, lefficacia della delega, nel passaggio da una legislatura allaltra, non svanirebbe, ma peserebbero, e molto le incognite politiche. E comunque si produrrebbe un danno non indifferente in vista del Pnrr. Inoltre, le riforme Cartabia vanno completate anche per dare senso alle tante novità introdotte: nel caso del civile, per esempio, richiedono misure di dettaglio anche le norme sugli incentivi alle Adr. Che altrimenti resteranno sulla carta. Ma, sempre per rendere lidea dellimpatto pesante, anche sul fronte giustizia, di una crisi di governo, si può citare da ultimo unaltra legge che il Senato in teoria dovrebbe licenziare a breve, di sicuro entro novembre: quella sullergastolo ostativo, che la Corte costituzionale sollecita al Parlamento dall11 maggio dellanno scorso. È vero che il testo approvato a Montecitorio, e ancora allesame della commissione Giustizia di Palazzo Madama, è infarcito di tagliole, per i condannati al fine pena mai. Verrebbe quasi da dire che in questo caso leventuale naufragio della legge sarebbe, al contrario, provvidenziale. Se non fosse che le Camere uscite dalle future elezioni politiche potrebbero fare perfino peggio. E che comunque, agli ergastolani ostativi non collaboranti non resterebbe neppure quel sottilissimo spiraglio previsto nel testo attuale.