Stefano Musolino, pubblico ministero alla Procura di Reggio Calabria e Segretario di Magistratura democratica commenta al Dubbio il durissimo documento emanato da tutte le Camere penali calabresi per annunciare l'astensione di due giorni della prossima settimana.

I penalisti calabresi hanno lanciato un grido di allarme. Secondo loro ' l’andamento della giurisdizione nei Distretti giudiziari della Calabria segna un inarrestabile trend recessivo, con costante erosione dei principi fondamentali dello Stato di diritto e del garantismo penale'. Che ne pensa di questo quadro?

Credo che il documento rappresenti un'occasione persa, perché a fatti che meritano un approfondimento si associano fattoidi, slogan, e giudizi ingiusti e ingiustificati nei confronti della magistratura calabrese, esponendola al pubblico ludibrio. Tutto questo non agevola il confronto con l'avvocatura che pure come magistratura sosteniamo. Le faccio un esempio.

Prego.

Non so cosa avviene negli altri distretti, ma a Reggio Calabria ho partecipato personalmente a degli incontri per la formazione di protocolli di gestione delle udienze per venire incontro alle esigenze del foro, ai quali hanno partecipato anche le Camere penali e il Consiglio dell'Ordine. Da noi il confronto è sempre aperto: per questo siamo rimasti molto stupiti da questa modalità così faziosa e oppositiva di agire delle Camere penali. Come Magistratura democratica siamo stati gli unici a guardare in termini propositivi alla partecipazione degli avvocati alle valutazioni di professionalità e alcuni dei fatti segnalati possono essere significativi, se veri, a quello scopo. Tuttavia, presentare le questioni nei termini e nei modi scelti dal Coordinamento delle Camere Penali calabresi offre seri argomenti a chi sostiene che l'avvocatura è troppo faziosa e chiusa per svolgere adeguatamente quel ruolo.

I penalisti criticano aspramente la vicenda «degli “appelli cautelari”: l’Avvocatura ha appreso, accidentalmente, della illegittima corsia preferenziale riservata ( con circolare interna!) alle impugnazioni del requirente; una prassi “esclusiva” pensata e voluta dall’allora Presidente facente funzioni del Tribunale del Riesame di Catanzaro'.

Se fosse vero bisognerebbe intervenire. So per certo che a Reggio Calabria non è così e non riesco a immaginare una ragione per un trattamento differenziato della calendarizzazione degli appelli del pubblico ministero rispetto a quelli dei difensori. Questo è uno di quei fatti che, se veri, giustificano l'apertura di un tavolo di confronto e verifica.

Le Camere penali sostengono che la Calabria detiene il record di errori giudiziari ed ingiuste detenzioni. Questo è un fatto, non un fattoide.

Alcune Corti di Appello, come quella di Reggio Calabria, hanno alacremente lavorato su questi numeri. Nell'ultimo periodo hanno aggredito l'arretrato e consegnato i numeri relativi ai nostri distretti che poi vengono utilizzati per elaborare le statistiche nazionali. Per cui i numeri che leggiamo non riguardano un ristretto arco di tempo, ma più anni. Poi non c'è dubbio che fronteggiando la 'ndrangheta abbiamo un numero di processi con imputati in custodia cautelare che non si registra in altri posti d'Italia.

Non dimentichiamo infine gli effetti prodotti da alcuni mutamenti giurisprudenziali come quello affermato, ad esempio, dalle Sezioni unite “Cavallo” che ha disposto il divieto di utilizzazione di intercettazioni disposte in procedimento diverso. E comunque questo è un altro tema su cui aprire un tavolo di confronto che noi non abbiamo mai negato. Anzi, alcuni di questi temi all'interno di Magistratura Democratica li abbiamo sollevati prima ancora delle Camere Penali.

Per i penalisti ' la deriva autoritaria non ha risparmiato neanche l'esecuzione penale'.

Attribuire alla magistratura l'avere determinato una deriva autoritaria è una accusa gravissima, volta a denigrare l'interlocutore con uno slogan privo di riscontro. Noi riteniamo che la critica ai provvedimenti giudiziari e ai comportamenti dei magistrati sia un fattore di arricchimento della nostra indipendenza ma non quando questa stessa critica è formulata in termini così spregiativi e faziosi.

Però a un detenuto di media sicurezza è stato impedito di vedere la madre morente. Intervenuto il decesso l'unica risposta è stata la videochiamata nella bara.

Non si può da un singolo caso, ove positivamente verificato, trarre un giudizio così squalificante per tutta la magistratura calabrese.

Gli avvocati denunciano altresì: ' stiamo assistendo a una mutagenesi del diritto penale ( il “più terribile dei poteri pubblici”), trasformato da argine alla pretesa punitiva dello Stato leviatano a strumento di “lotta sociale”, con conseguente arretramento della storia della civiltà giuridica nel nostro territorio'.

È un'altra espressione gravissima. A chi staremmo facendo la lotta sociale? E contro quale altra categoria? Siamo dinanzi all'ennesimo slogan fumoso che mi lascia davvero senza parole.

Un altro campo minato è il sistema della prevenzione che decide la morte aziendale delle imprese sane.

Credo che abbiamo ancora un problema, nonostante gli ultimi interventi legislativi, nella prevenzione cosiddetta amministrativa, parlo delle interdittive antimafia e dei provvedimenti di scioglimento dei Comuni. Mentre quella giurisdizionale funziona e funziona bene anche al fine di attenuare gli effetti deleteri di quella amministrativa, in particolare con l'istituto del controllo giudiziario volontario.

Area Dg ha chiesto al Csm una pratica a tutela per i magistrati calabresi. Si risolve così la situazione o rafforzando il dialogo tra avvocatura e magistratura.

Quella richiesta è sbagliata. A fronte di un errore della Camere penali si risponde con un altro errore che tende ancora una volta a creare contrapposizioni. Creare fazioni che si contrappongono non è il modo giusto per risolvere i problemi della giustizia calabrese. Il Csm invece dovrebbe farsi carico ad esempio delle reali disomogeneità tra il numero effettivo dei magistrati della magistratura requirente e quelli della giudicante. Questo punto è spiegato male nel documento dei penalisti ma è un segnale di allarme vero, perché incide sulla qualità del prodotto giurisdizionale, esponendo i Giudici dei distretti calabresi a carichi di lavoro e di responsabilità che non hanno paragoni nel confronto nazionale.