«L’attuazione della delega per la riforma del processo penale, ha una parte importante che riguarda la sostituzione delle pene detentivi brevi, dove per brevi si intende fino a 4 anni. Si prevede la sostituzione con semilibertà, detenzione domiciliare, pena pecuniaria. Le pene fino a 4 anni riguardano circa il 30 per cento della popolazione carceraria, quindi sarà un impatto davvero significativo», così la ministra della Giustizia Marta Cartabia, durante il question time, risponde all’interrogazione parlamentare a firma dei deputati e deputate di Italia Viva Lucia Annibali, Cosimo Ferri, Catello Vitiello, Silvia Fregolent, Massimo Ungaro, Marco Di Maio e Giuseppina Occhionero, che prende le mosse dalle parole del Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma, il quale ha presentato il 20 giugno 2022 la Relazione annuale al Parlamento, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Sono ormai maturi i tempi per affrontare la riforma dell'ordinamento penitenziario e superare l'idea del carcere come unica soluzione punitiva, che ostacola la funzione che la Costituzione attribuisce alla pena», hanno affermano i parlamentari di Italia Viva rivolgendosi alla guardasigilli. «Secondo la relazione – ha illustrato la deputata Annibali - dei 53.793 detenuti ( per una capienza pari a circa 47.000 posti effettivi disponibili) presenti nelle carceri italiane e dei 38.897 che stanno scontando una sentenza definitiva, sono addirittura 1.319 coloro che sono in carcere per esecuzione di una sentenza di condanna a meno di un anno e altri 2.473 per una condanna da uno a due anni. In tutto il 7 per cento del totale». Secondo quanto rilevano i deputati di Italia Viva, si tratta di dati inquietanti che testimoniano come occorra un'inversione di rotta per consentire di abbattere la recidiva e garantire la reale sicurezza dei cittadini. «Le recenti misure introdotte in occasione della pandemia da Covid 19 sulla libertà anticipata sono andate nella giusta direzione e sarebbe auspicabile renderle strutturali», ha osservato la deputata Annibali.

La ministra Cartabia ha confermato i dati allarmanti illustrati dalla relazione del Garante

La ministra Marta Cartabia, rispondendo all’interrogazione, ha confermato i dati allarmanti illustrati dalla relazione del Garante, per poi affermare: «Credo che sia importante continuare a coltivare quella cultura basata sulla Costituzione per cui la pena non è sinonimo di carcere». L’interrogazione rivolta alla guardasigilli ha evidenziato che le indicazioni contenute nella Relazione costituiscono uno stimolo e uno sprone per interventi immediati e incisivi a fronte delle misure normative e amministrative disposte sino ad ora, che si sono rilevate inadeguate per ridurre il sovraffollamento nelle carceri.

La guardasigilli ha confermato che presto saranno attuate le leggi delega della riforma per la sostituzione delle pene brevi. «Per dare concretezza a questi interventi – ha concluso la ministra Cartabia - faccio solo presente che le misure in esecuzione esterna oggi superano di gran lunga quelli dei detenuti e per questo è già stata autorizzata l’assunzione di unità del personale destinato all’Uepe nella misura di 1092 unità e 11 dirigenti».