Luigi Di Maio nella sua conferenza stampa d’addio al Movimento 5 Stelle ha detto chiaramente che «non ci sarà posto per i populismi». Tutto sta a capire come questo si potrà riverberare sul terreno scivoloso della giustizia, sul quale - ricordiamo - era caduto il governo Conte 2 non appena quella questione era entrata nell’agenda parlamentare, con la relazione annuale dell’ex guardasigilli Bonafede. Il nuovo gruppo parlamentare Insieme per il futuro abbandonerà i famosi -ismi del giustizialismo e del populismo penale, di cui i grillini sono maestri? Come abbiamo scritto ieri, il capitolo sui decreti attuativi delle tre riforme di mediazione Cartabia deve essere ancora scritto, e sarà interessante capire il modo in cui la pattuglia dimaiana si posizionerà da qui alla campagna elettorale del prossimo anno. Ma intanto Ipf da dove riparte? Sicuramente dalle scuse di Luigi di Maio rivolte all’ex sindaco dem di Lodi e consegnate in una lettera a maggio 2021 al Foglio: «Chiedo scusa a Uggetti, mai più gogna», scrisse il ministro degli Esteri. Il mea culpa fu abbracciato con diverse sfumature all’interno del Movimento, a delineare già due anime diverse, ad esempio, sul tema della presunzione di innocenza. Questo divario si sarebbe poi accentuato nei mesi successivi non tanto sui singoli temi quanto sul metodo. La nuova compagine politica non abbandonerà di certo le battaglie condotte con la bandiera dell’Antimafia e contro la corruzione: ma da quanto si è potuto capire cambierà l’approccio, il metodo, come ha spiegato anche Vincenzo Spadafora: «Per problemi complessi occorrono soluzioni complesse. Basta con gli slogan». E di slogan, sulla spazzacorrotti, ne abbiamo sentiti tanti. Insomma, l’impressione è quella che il nuovo partito lascerà fuori i duri e puri e si compatterà intorno a figure governiste e di equilibrio istituzionale, come la sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina. Avvocato civilista, in questo anno ha lavorato bene con la ministra Marta Cartabia, come le è stato riconosciuto pubblicamente dalla stessa responsabile di via Arenula. Ma l’armonia è stata spesso messa in pericolo perché contemporaneamente il Movimento ha fatto opposizione dall’interno. Per esempio sulla questione carceraria: Macina ha la delega ai detenuti. In questi mesi ha visitato 12 istituti di pena, relazionato al Dap e ottenuto anche qualche piccolo successo, ma non ha trovato una sponda nei suoi ex compagni di partito, impegnati invece più a strizzare l’occhio ai sindacati di polizia penitenziaria.Come lei un’altra figura tecnica e non estremista, improntata a lavorare su obiettivi realizzabili e non dispersa intorno a espressioni demagogiche, è sicuramente l’onorevole Gianfranco Di Sarno, anche lui avvocato civilista, primo firmatario della proposta di legge per la riforma dell’esame da avvocato. In commissione Giustizia alla Camera è l’unico ad essere entrato in Insieme per il Futuro, e si troverà a doversi distinguere dal fedelissimo di Conte, ossia Alfonso Bonafede. Non ci sarà più però Vittorio Ferraresi, ex sottosegretario alla Giustizia e ideatore della proposta di legge sul “nuovo ergastolo ostativo”, passato dal 10 giugno alla commissione Esteri. Non sono chiarissime le ragioni del cambio, tuttavia non è difficile ipotizzare che, avendo già sentore della scissione, il Movimento abbia deciso di piazzare un altro fedelissimo di Conte nella commissione di competenza del ministro degli Esteri Di Maio, dove la partita sarà più complicata per i pentastellati, considerato che già quattro componenti sono passati con Ipf. Il segnale che arriva è insomma che sulla giustizia si aggregano a Di Maio figure con posizioni meno intransigenti. Anche Giuseppe Conte era giunto nel Movimento come uomo delle istituzioni, avvocato e professore da cui ci si sarebbe aspettati posizioni più di equilibrio e garantiste. All’inizio si era orientato ad una azione connotata da certa maturità politica; aveva, ad esempio, concordato con le scuse di Di Maio ad Uggetti, ma poi, su quello e su altro, aveva fatto un passo indietro, anzi una vera e propria sterzata, anche a causa di alcuni sondaggi interni e ai consigli di qualche direttore di giornale. Al momento, la fotografia è quella del Movimento 5 Stelle in una posizione ambigua tra i fuoriusciti de L’Alternativa, dalle posizioni ultraortodosse, e quelli di Ipf, che promettono di abbandonare slogan e semplificazioni. Per risollevarsi dal pantano, il M5S deve sicuramente ridefinire la propria identità, anche per mantenere al sicuro l’alleanza con il Partito democratico. Proprio la scissione all’interno dei grillini non mette i dem in una posizione comoda, perché se è vero che hanno costruito una alleanza col Movimento, ora comunque dovranno trattare anche con il gruppo di Di Maio, che in teoria potrebbe assumere posizioni più moderate e probabilmente più vicine sui temi della giustizia al Pd, impegnato in questo ultimo anno anche in estenuanti mediazioni tra i grillini e le altre forze di maggioranza.