Il Coa di Roma ha vinto un’altra battaglia in favore di tutti i legali. Una battaglia prima di tutto a difesa della dignità dei professionisti che possono entrare in contatto per motivi di lavoro con la pubblica amministrazione. Lo scorso 4 maggio la Regione Basilicata ha pubblicato un avviso pubblico per la formazione di un elenco di avvocati del libero foro per il conferimento di incarichi di rappresentanza in giudizio o di consulenza legale da parte del medesimo ente. Una buona notizia avranno pensato molti avvocati, prima di tutto quelli dei tre Fori lucani (Potenza, Matera e Lagonegro), dietro la quale però si nascondeva l’umiliazione di compensi abbattuti per convenzione al di sotto della soglia legale. Di qui il tempestivo intervento del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma, presieduto da Antonino Galletti, che dopo qualche giorno ha scritto alla Regione Basilicata e chiesto di riparametrare correttamente la convenzione, agendo in autotutela sull’avviso pubblico nel frattempo pubblicato. L’Ente, con delibera della Giunta regionale del 1 giugno, ha messo mano all’avviso pubblico, in base alla segnalazione del Coa capitolino, prendendo in considerazione la materia dell’equo compenso con la specificazione, tra le altre cose, «nei limiti di quanto consentito dal D.M. n. 55/2014». Una settimana fa il capo di Gabinetto del presidente della Regione Basilicata ha comunicato al Coa di Roma le modifiche ed integrazioni dell’avviso pubblico in base alle precedenti osservazioni provenienti dal Foro capitolino. Con l’intervento in autotutela la Regione Basilicata ha anche prorogato il termine di scadenza di presentazione delle domande di iscrizione all’elenco, prorogandolo fino al prossimo 20 giugno. Gli avvocati romani esultano. Si tratta, come evidenzia Antonio Galletti, di «una battaglia vinta, che, comunque, induce il Consiglio dell’Ordine a non abbassare la guardia e ad agire tempestivamente contro ogni abuso». Quello dell’equo compenso è un tema che da sempre vede impegnati in prima linea i togati romani. «Una buona notizia – afferma Galletti - per l’avvocatura italiana ed un successo del nostro Ordine che oramai difende l’equo compenso anche oltre la competenza per territorio e con esso la dignità degli avvocati e la qualità delle prestazioni professionali. L’equo compenso deve essere un diritto esigibile da tutti i liberi professionisti italiani». L’esame sull’equo compenso, dopo una interruzione durata quasi un mese, riprende proprio oggi in Senato. Sono molte le aspettative anche se l’iter sembra una vera e propria corsa ad ostacoli. «Nelle scorse settimane – aggiunge il presidente del Coa di Roma - si è sviluppato un dibattito acceso sull’opportunità o meno di approvare la nuova legge sull’equo compenso in discussione al Senato. Da una parte chi proponeva modifiche, anche sostanziali, al testo di legge, dall’altra chi, temendo che i tempi non consentissero di migliorare il testo, preferiva una approvazione senza emendamenti. Dopo giorni di confronto e discussioni è essenziale che le forze politiche si impegnino per trovare una sintesi che garantisca l’approvazione della legge al più presto e, comunque, entro il termine della legislatura». Galletti riflette sul risultato parlamentare che meriterebbe di essere raggiunto senza ulteriori interruzioni. «Oggi – conclude - occorre assumersi la responsabilità di ragionare su una ipotesi di mediazione che consenta di approvare la migliore legge possibile nella certezza dei tempi imposti dalla legislatura anche, previo impegno di tutte le parti politiche, approvando il testo al Senato ed emendando i passaggi più controversi, con l’impegno, assunto dalle forze politiche di maggioranza e opposizione, di calendarizzare il testo alla Camera, in sede deliberante, prima della pausa estiva. Per superare l’impasse, si potrebbe espungere dal testo il procedimento disciplinare nei confronti dei professionisti, mi riferisco al comma 5 dell’articolo 5, peraltro già contemplato nei Codici deontologici, e la presunzione legale di equità delle convenzioni previste dall’articolo 6, come già previsto da alcuni emendamenti presentati in Commissione Giustizia. Occorre garantirne l’immediata approvazione, assumendone l’impegno di fronte a tutti i liberi professionisti italiani». Il ddl sull’equo compenso è stato varato in prima lettura nell’ottobre del 2021. Prima firmataria del provvedimento è stata la leader e deputata di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Subito dopo, analoghe proposte di legge di Forza Italia, Lega e M5S sono state unificate. Il dibattito sull’equo compenso riguarda non solo l’avvocatura, ma anche le altre categorie professionali e, più in generale, il mondo del lavoro autonomo. Di recente il Consiglio nazionale forense, la Cassa forense, l’Ocf e l’Aiga hanno considerato il testo del disegno di legge pronto per il varo definitivo, dopo il passaggio a Montecitorio. Questi organismi assieme ad altre sigle chiedono «a gran voce a tutte le forze politiche di portare a termine l’iter legislativo del ddl sull’equo compenso, approvando definitivamente una legge di civiltà per gli avvocati».