Il centrodestra unito vince, diviso perde. È il leader della Lega Matteo Salvini a riassumere la tornata elettorale appena conclusa, che tuttavia ha detto molto di più. Ha detto, ad esempio, che ci sono sindaci sia di una parte che dell’altra rieletti al primo turno e che evidentemente hanno fatto un buon lavoro. Parliamo di Marco Bucci a Genova (cdx) e Sergio Giordani a Padova (csx), ai quali i cittadini hanno affidato un secondo mandato con quasi il 60 per cento delle preferenze. Poi ci sono primi cittadini che l’hanno spuntata al primo turno, anche se di poco, come nel caso di Pierluigi Biondi a L’Aquila (cdx), e altri che non ce l’hanno fatta di poco, come Michele Guerra a Parma (csx), che andrà al ballottaggio con l’ex sindaco Pietro Vignali, sostenuto da Lega e Fi. «Un risultato importante che per Parma è anche storico, visto che qui il centrosinistra non vince dal 1998», ha commentato Guerra. Infine, ci sono sindaci che hanno cercato la rielezione ma non l’hanno ottenuta al primo turno. Uno su tutti, Federico Sboarina, che a Verona univa Lega e Fratelli d’Italia (ma non Forza Italia, che sosteneva l’ex primo cittadino Flavio Tosi) e che tuttavia è arrivato addirittura secondo dietro a Damiano Tommasi, capace di unire tutto il centrosinistra e di convincere il 40 per cento degli elettori. Ed è proprio tra i vicoli attorno a piazza delle Erbe che si concentreranno i big della politica nelle prossime due settimane, con il segretario del Pd, Enrico Letta, pronto a fare i bagagli e trasferirsi in pianta stabile per cercare una vittoria che sarebbe a dir poco significativa. Ma c’è da scommettere che anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni si presenteranno sotto il balcone che fu di Romeo e Giulietta, come due novelli eredi delle casate Montecchi e Capuleti che però nella riedizioni odierna e politica del capolavoro di Shakespeare fingono di amarsi eppure si fanno la guerra. Sì perché il numero uno del Carroccio deve fare i conti con il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega, proprio a Verona e proprio nella regione più leghista d’Italia, il Veneto. Per il resto, negli altri due capoluoghi di Regione in cui si andava al voto oltre a Genova e L’Aquila, Roberto Lagalla, sostenuto dal centrodestra, è stato eletto al primo turno sindaco di Palermo, mentre si va al ballottaggio a Catanzaro, con Valerio Donato, esponente del Pd fino a poche settimane fa e appoggiato da Lega e Forza Italia ma non da Fratelli d’Italia, in testa su Nicola Fiorita, sostenuto dal campo largo di dem e M5S. Proprio il Movimento dovrà riflettere su questa tornata elettorale, con città come Genova, patria del fondatore Beppe Grillo, dove rispetto al 18 per cento di cinque anni fa prende soltanto il 5 per cento. Buoni i risultati dei candidati del cosiddetto terzo polo, composto da Azione e +Europa. Nelle quattro grandi città in cui si presentavano, cioè Palermo, Catanzaro, Parma e L’Aquila, hanno ottenuto sempre risultati in doppia cifra, anche se mai sufficienti per accedere ai ballottaggi. A proposito di questo, dal Pd è arrivato il commento critico del senatore Andrea Marcucci, secondo il quale «i risultati parziali delle Amministrative ci danno una prima indicazione chiara: il Pd per competere deve avviare un dialogo con Azione, Italia Viva e i civici». E rilancia. «I candidati dem vanno bene a Padova, a Verona e a Lucca anche senza l’alleato 5 Stelle, mentre nelle città in cui si è misurato il campo largo, i risultati sembrano insufficienti - ha aggiunto - Mi auguro che di fronte a queste evidenze, il Pd arrivi alle giuste contro misure». La risposta è arrivata direttamente dal tesoriere del partito, Walter Verini. «Le alleanze devono essere le più larghe possibili e si assumerebbe una grave responsabilità chi, nel campo progressista, democratico, di centrosinistra volesse escludere qualcuno e porre dei veti», ha commentato. Nel centrodestra invece è Fratelli d’Italia a esultare, vista la crescita praticamente dappertutto, mentre Salvini, ancora una volta dopo l’exploit delle Europee 2019, è costretto a leccarsi le ferite.