L’hotspot di Lampedusa è in grave sovraffollamento, con donne e uomini stipati insieme, cibo scarso e di cattiva qualità e vestiti nuovi consegnati dopo giorni. Martedì notte ci sono stati tre sbarchi, per un totale di 114 migranti approdati. All'hotspot di contrada Imbriacola si contano al momento 996 ospiti, a fronte di 350 posti disponibili. La struttura è al collasso e ciò rimette di nuovo in discussione l’esigenza di tali strutture che risultano avere grosse problematica dal punto di vista dei diritti umani.

Il 31 maggio scorso, c’è stata una interrogazione parlamentare alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese presentata dal deputato Pd Erasmo Palazzotto. Il caso sollevato è relativo proprio all’hotspot di Lampedusa, gestito dal mese di marzo di quest'anno dalla cooperativa Badia Grande di Trapani, dove secondo il deputato esisterebbero seri problemi di gestione. Denuncia che la struttura si trova in una condizione di sovraffollamento inaccettabile che costringe gli ospiti a vivere in condizioni disumane, ma il disagio è manifestato anche dai dipendenti della cooperativa che non riceverebbero regolarmente lo stipendio e sarebbero costretti a continui cambi di mansioni durante l'orario di lavoro, passando dalla pulizia dei bagni alla raccolta dei rifiuti, alla distribuzione dei pasti in mensa, anche in assenza delle certificazioni necessarie per svolgere tale mansione.

«Prima dell'arrivo di questa cooperativa – si legge nell’interrogazione parlamentare - il centro di Lampedusa era gestito da non meno di cinque persone per ogni turno di lavoro che lavoravano nei diversi padiglioni, mentre oggi ce ne sarebbero soltanto due per turno in una struttura che attualmente conta circa mille ospiti a fronte di una capienza massima nettamente inferiore». Non solo. All'interno del padiglione dove prima alloggiavano soltanto donne e bambini adesso è consentito dormire anche agli uomini, mariti delle donne ospitate, determinando così una situazione di promiscuità che può creare disagio alle ospiti, ai bambini e ai dipendenti. Secondo quanto segnala il deputato alla ministra Lamorgese, anche il vestiario verrebbe consegnato ai migranti dopo diverse ore o addirittura giorni e non al loro arrivo, lasciando che gli stessi continuino ad indossare i medesimi abiti utilizzati per giorni a bordo dei barconi durante la traversata.

Come se non bastasse, all'interno dell’hotspot di Lampedusa stazionerebbero ovunque sacchi della spazzatura, cestini traboccanti accanto ai materassi gettati per terra su cui molti migranti sono costretti a dormire, vestiti appesi ad asciugare perché i cambi sono insufficienti. Anche il cibo sarebbe poco e a volte di cattiva qualità e ciò può generare piccole proteste. «La cooperativa Badia Grande – segnala sempre il deputato Palazzotto è accusata dalla procura di Bari di aver frodato lo Stato garantendo un'assistenza medica assai più scarsa di quanto previsto dall'appalto di gestione del Cpr di Bari, sulla quale gli investigatori segnalavano come “la precarietà dei servizi essenziali erogati avesse contribuito a creare le condizioni di esasperazione da cui sono scaturiti proteste e incendi”». A tal proposito, il parlamentare segnala come incendi e rivolte si siano verificati in più di uno dei centri che Badia Grande ha gestito, dal Cara di Mineo al Cpr di Milo.

Il deputato, alla luce di queste testimonianze, osserva che occorre un immediato intervento del Ministero dell'interno per verificare le condizioni in cui versa il centro di accoglienza di Lampedusa, il pieno rispetto del contratto d'appalto e le modalità di gestione da parte della cooperativa Badia Grande di Trapani con particolare riguardo circa l'adeguatezza dei livelli di assistenza ai migranti e dei servizi a loro garantiti, il rispetto delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori del centro.

Nell’interrogazione, si sottolinea che sulla gestione dei centri di accoglienza, che deve sempre essere adeguata e trasparente, «non possono esistere zone d'ombra e qualora vengano riscontrate anomalie o inadempimenti da parte dei gestori occorre procedere con la revoca immediata degli affidamenti, perché non può essere consentito lucrare sulla dignità delle persone migranti e dei dipendenti».