Sui referendum, ha ripetuto ieri Matteo Salvini, «c’è una vergognosa, infame, antidemocratica campagna di censura. Poi parlano delle fake news e dicono che là non c’è democrazia. Ma perché in Italia c’è democrazia? Dove milioni di italiani potrebbero cambiare la giustizia e non sanno che hanno cinque referendum». In parte ha ragione il leader della Lega: la Rai, così come le reti private, sta dedicando davvero poco spazio all'appuntamento del 12 giugno. E questo rappresenta sicuramente un grave vulnus per la democrazia, soprattutto perché gli italiani più che leggere i giornali guardano le televisione. Però dall'altra parte, negli ultimi giorni, possiamo registrare, soprattutto sulla carta stampata, un balzo nella attenzione per i quesiti sulla cosiddetta “giustizia giusta”, che lascia intuire qualche timore tra i contrari. Come sappiamo il Sì gioca una partita con due avversari: il No e l'astensionismo.

Ma se i favorevoli cominciano ad occupare spazio mediatico, il fronte del No esce dal cono d'ombra e decide di far sentire la propria voce. Dal punto di vista dei contrari il pericolo non è tanto il raggiungimento del quorum, che pare difficile da ottenere, quanto una corposa vittoria del Sì, che rappresenterebbe una significativa traccia politica da non poter sottovalutare.

Intanto, fa sapere il Carroccio, in poco più di 24 ore hanno già superato quota 100 le adesioni al digiuno nonviolento iniziato da Roberto Calderoli e dalla tesoriera del Partito Radicale Irene Testa, iniziativa che sicuramente ha dato un forte impulso all'informazione fino ad ora poco attenta. Tra gli scioperanti anche la leghista Tiziana Nisini, sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle politiche sociali: «Il referendum del 12 giugno rappresenta un’occasione unica per cambiare la giustizia in Italia ha dichiarato la senatrice -. Il muro di silenzio calato attorno a questa iniziativa, non ci spaventa. È un diritto dei cittadini essere informati e la democrazia non è solo un sostantivo con cui riempire gli slogan elettorali». Da Forza Italia invece è arrivato l'appello del coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani: la riforma della giustizia ora in discussione al Senato «non è perfetta», anche se «si tratta di un importante passo in avanti.

Ecco perché noi voteremo sì ai referendum e lanciamo un appello ai cittadini italiani di andare a votare indipendentemente dal partito di appartenenza per avere una giustizia giusta». Nel frattempo si moltiplicano le iniziative sul territorio a favore dei cinque Sì, organizzate dagli organismi forensi. A Milano, il presidente del Coa Vinicio Nardo ha annunciato l’appuntamento organizzato dall’Ordine e dall’Ulof ( Unione lombarda ordini forensi) per lunedì 6 giugno a cui parteciperà, tra gli altri, il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei. «Noi avvocati a Milano e in Lombardia - ha scritto Nardo in una nota - abbiamo scelto da settimane di impegnarci in sintonia con l’Organismo congressuale forense e stiamo portando avanti una vera campagna di mobilitazione degli avvocati e soprattutto dei cittadini, rompendo il fronte del silenzio che vede schierati i media e anche i partiti».

Anche a Campobasso ieri è stato organizzato dagli ordini regionali un confronto sui cinque quesiti a cui ha partecipato anche l'ex magistrato Carlo Nordio, notoriamente schierato per il Sì.