Una professione che richiede la capacità di impegnarsi in un aggiornamento continuo – per seguire le frequenti novità legislative –, la prontezza a intervenire tempestivamente – essendoci spesso termini di decadenza stringenti per poter agire in giudizio –, ma è anche importante la fase stragiudiziale di consulenza volta a comporre il conflitto, il tutto accompagnato da una buona dose di empatia. È questo in estrema sintesi il profilo del giuslavorista, che Tatiana Biagioni, presidente dell’Agi (Avvocati Giuslavoristi Italiani), traccia per dare un’idea a tutti quei giovani avvocati che considerano di specializzarsi nel Diritto del lavoro.

Ma qual è l’attività professionale principale per un giuslavorista?

«Non c’è dubbio che il core business sia l’individuazione di soluzioni a problemi che possono sorgere nel mondo del lavoro – spiega Biagioni –. L’attività è però cambia a seconda che si affianchino i datori di lavoro o si assistano i lavoratori. Nel primo caso è prevalente l’attività consulenziale, finalizzata a evitare problematiche nella gestione dei dipendenti, nel secondo si tratta di tutelare, dall’assunzione fino al licenziamento, i lavoratori alle prese con le possibili situazioni che si possono incontrare lavorando. Faccio riferimento non solo al licenziamento, ma anche al riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, oppure alla regolarizzazione di un rapporto senza contratto, ovvero a cambiamenti dell’orario di lavoro, o della sede, con conseguente trasferimento, mancate progressioni di carriera, o anche mobbing. Fino a una problematica emergente rappresentata dalle discriminazioni, che possono subire, per esempio, le donne, che, a parità di mansioni, percepiscono un ingiustificabile trattamento retributivo inferiore rispetto a quello dei loro colleghi uomini, oppure l’assegnazione di mansioni inferiori a seguito di una maternità, oppure molestie ad esempio legate al genere o all’orientamento sessuale».

Dunque, per gli avvocati specializzati nel Diritto di lavoro i clienti possono essere aziende e lavoratori, ma ci possono essere collaborazioni anche con associazioni, come i sindacati e le organizzazioni datoriali. Ma quali sono le luci e le ombre di questa specializzazione?

«Un indubbio elemento di difficoltà, come avviene con la specializzazione fiscale – ammette Biagioni –, è il frequente cambiamento delle normative lavoristiche, che richiede un continuo aggiornamento, e un monitoraggio di molte fonti, che possono essere anche comunitarie, visto che molti diritti sono sanciti dalle istituzioni dell’Ue. Un problema ulteriore è poi dato anche dall’interpretazione delle norme, che comporta un necessario aggiornamento anche sul fronte della giurisprudenza, che può variare da sede a sede. Per contro, il giuslavorista ha la consapevolezza di occuparsi di un tema importante, in quanto il lavoro è un elemento centrale nella vita di tutti noi, che impatta sul benessere delle persone, ovvero del lavoratore e della sua famiglia, ed inoltre costituisce un fenomeno molto complesso, la cui valutazione richiede una notevole attenzione ai dettagli».

Per questo motivo la Presidente dell’Agi raccomanda a coloro che intendono specializzarsi nel Diritto del lavoro di essere disponibili a studiare sempre, di prestare molta attenzione alle persone da tutelare, a cominciare dall’ascolto dell’esperienza che ha portato alla controversia, e di essere sempre pronti ad intervenire durante tutto l’arco dell’anno, perché le problematiche lavoristiche non conoscono vacanze. Per quanto riguarda la formazione, cosa suggerisce?

«Un primo passo potrebbe essere seguire il corso di specializzazione, organizzato dall’Agi, in collaborazione con diverse università, della durata biennale. D’altronde già 650 partecipanti hanno avuto l’opportunità di formarsi nel Diritto del lavoro, durante le 8 edizioni precedenti del corso, superando un esame, che è piuttosto selettivo. Va detto che gli avvocati possono seguire il corso in strutture della propria regione, collegate da remoto all’aula dove viene svolta la lezione».

D’altronde quando le specializzazioni saranno a regime, essa potrà essere ottenuta frequentando una scuola di specializzazione, oppure presentando alla commissione del Cnf la documentazione comprovante l’esperienza nel settore prescelto. Ma come cambierà la professione del giuslavorista con la riforma del processo civile?

«In alcune sedi il processo del lavoro è già abbastanza rapido – sottolinea la presidente dell’Agi – e sono fiduciosa che il combinato disposto della riforma Cartabia, e delle risorse del Pnrr, con la conseguente creazione degli uffici del processo, possano aumentare la velocità dei processi lavoristici in tutto il resto del paese, con giovamento della cittadinanza, in quanto una giustizia tardiva non è mai una vera giustizia».