Fabrizio Cicchitto, ex colonnello berlusconiano e ora presidente di Riformismo& Libertà, spiega che sulla guerra «Berlusconi è imbarazzante verso se stesso» e che da questo derivano tutti gli scontri in Forza Italia. «Gelmini è in un vicolo sempre più stretto - spiega ma anche dall’altra parte non sono messi meglio perché sulla guerra Lega e M5S sono inattendibili allo stesso modo».

Presidente Cicchitto, pensa che i dissidi in Forza Italia porteranno a una rottura nel partito?

Non sono il mago Otelma e non so come andrà a finire, ma dico che la situazione è paradossale. Tajani e Ronzulli hanno da sempre una corsia preferenziale verso Salvini, perché pensano che seguendolo riuscirebbe a far eleggere dai venti ai trenta amici loro. Quindi insistono nella vicinanza con la Lega a prescindere dal quadro internazionale, verso il quale peraltro Tajani dovrebbe essere sensibile, visti i ruoli che ha svolto in passato. Se a ciò aggiungiamo che in Lombardia, regione importantissima e peraltro luogo d’origine della Gelmini, la gestione del partito viene affidata a Ronzulli, ecco che Gelmini si ritrova in un vicolo molto stretto. Dopodiché c’è un problema politico di collocazione internazionale.

Cioè?

Forza Italia è nata sul rapporto con il Ppe, con gli Usa e con l’Ue, non su quello con Putin. Se c’è qualcuno che pensa di aggregare una maggioranza contro l’Europa, vedi le ultime battute di Salvini, non ha capito in che mondo viviamo.

Da dove arrivano tutti questi problemi di Forza Italia?

I problemi in Forza Italia derivano da due fattori: gli automatismi psicologici che scattano in Berlusconi quando parla di Putin, dovuti a pregressi rapporti sia di affari che personali; dal rapporto di Tajani e Ronzulli con Salvini, che è l’inattendibilità fatta a persona. Non mi sento di fare previsioni di nessun tipo su un eventuale rottura nel partito, ma aggiungo che sarebbe vitale per l’Italia una legge proporzionale.

A proposito di questo, pensa che si riuscirà a cambiare la legge elettorale?

Non so se questo avverrà, ma viste le differenze esistenti tra i partiti sia nel centrodestra che nel centrosinistra, una legge proporzionale darebbe margini alla mediazione politica. Se invece prevalgono tendenze maggioritarie il rischio è che nel 2023, messo da parte Draghi, tutta Europa vedrebbe in quale realtà disastrosa vive l’Italia. Andremmo allo sbando sia rispetto alle politiche europee che rispetto alla politica estera. Draghi ha dato rispettabilità internazionale all’Italia e una relativa stabilità interna.

«Stabilità interna», con tutte queste polemiche tra i partiti di maggioranza?

Innanzitutto occorre dire che dobbiamo a tre fattori, cioè al Signore, all’entourage di Mattarella e a Renzi, se oggi ci troviamo nella situazione ottimale, cioè con Mattarella presidente della Repubblica e Draghi presidente del Consiglio. Se non ci trovassimo in questa situazione saremmo di fronte a un disastro. Poi certo, il quadro sia nel centrodestra che nel centrosinistra è terrificante.

Ce lo descrive?

Quando sarà tolto di mezzo Draghi, cioè probabilmente al termine della legislatura, entrambe le coalizioni mostreranno il proprio livello di inattendibilità. Solo in Italia con una pandemia ancora in corso e una guerra ai nostri confini si discute dei balneari. Ma il punto decisivo è la politica estera. Nel centrosinistra, sulla linea atlantica c’è una buona parte del Pd più Calenda, Bonino e Renzi. Ma non c’è il M5S. Quando leggo che Zingaretti, che è un buon presidente di Regione, dice che l’alleanza strategica è quella con il M5S, evidentemente reputa poco importante ciò che sta accadendo e prevalenti i minimi fatti di casa.

Eppure il M5S, pur avendo una posizione diversa da quella di Draghi, ha sempre garantito il proprio sostegno in Aula.

La Russia sta alzando il tiro e di fronte a questo il M5S dice che abbiamo già dato abbastanza, quando tra l’altro le cifre sugli aiuti militari forniti ci collocano quasi all’ultimo posto nel mondo. Per fortuna ci sono Usa e Gb. Quando Conte dice di eliminare gli aiuti militari, o è un cretino o è amico di Putin. Ai posteri l’ardua sentenza. A fronte ovviamente di un Enrico Letta che ha assunto una posizione netta.

Nel centrodestra ci sono posizioni ancora più diversificate, che ne pensa?

Nel centrodestra la situazione è raccapricciante. Per fortuna Meloni ha assunto una posizione chiara sul piano atlantico, ma va detto che la stessa Meloni, assieme a Salvini, ha dato il peggio sulla pandemia, contestando il green pass e, nel caso di Salvini, addirittura le mascherine e il distanziamento sociale, fino a cavalcare in parte i no vax. Sulla guerra, la Lega è inattendibile quanto il M5S, perché Salvini è un falso pacifista e un amico di Putin. Poi c’è Berlusconi.

E qui torniamo agli scontri di cui abbiamo parlato all’inizio.

Berlusconi è imbarazzante verso se stesso. Nei giorni pari è atlantista, nei giorni dispari filoputiniano. Sembra quasi che quando parla spontaneamente riemerga non solo la sua amicizia con Putin ma gli errori fatti nel gas. Quando sento parlare del gas da cercare in Algeria, ricordo che alle origini Enrico Mattei finanziò il fronte di liberazione nazionale algerino. Fino a una ventina di anni fa l’Eni importava dall’Algeria il 20 per cento del gas, poi con Scaroni, amico di Berlusconi, la cifra è arrivata al 10 per cento mentre il gas importato dalla Russia è arrivato al 38 per cento del nostro fabbisogno. È da qui che nascono tutti i problemi.