I dati pubblicati recentemente dall’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) sui redditi 2020 dei professionisti iscritti alle Casse associate – elaborati dal Centro studi dell’Istituto guidato da Alberto Oliveti – hanno destato non poco stupore. In effetti, tra le 21 Casse, 11 hanno visto aumentare il reddito medio degli iscritti, mentre una ha registrato una sostanziale stabilità (+0,051%). Nove categorie professionali hanno invece visto diminuire in media i guadagni degli appartenenti al rispettivo ente previdenziale. Che buona parte del mondo professionale non abbia, in media, sofferto il primo anno di chiusure, lockdown, e rallentamento dell’attività non era facilmente immaginabile. In questo quadro potrebbe in teoria suscitare ancora più sorpresa il fatto che la categoria maggiormente colpita dalla riduzione dei redditi rispetto a tutte le professioni è stata proprio l’avvocatura. Con un calo del reddito medio nel 2020 (rispetto al 2019) del 5,961% (passando da 40.180 a 37.785 euro), la professione legale è stata la più penalizzata tra tutte le nove che hanno sofferto la pandemia, seguita a breve distanza dai periti industriali (Eppi) che, vedendo passare da 35.400 a 33.300 euro il reddito medio, hanno registrato un calo del 5,932%. La terza categoria professionale più danneggiata è risultata essere (insospettabilmente) quella degli psicologi (Enpap), che ha segnato un -5,1%, oltre che un reddito medio tra i più modesti, essendo stato pari a 14.033 euro nel 2020. Per contro, i veterinari (Enpav) hanno visto crescere in media il loro reddito più di tutte le altre professioni, addirittura del 10,6%, sebbene in termini assoluti il loro reddito medio nel 2020, pari a 20.700 euro, rimanesse tra i più bassi tra le categorie professionali aderenti ad Adepp. Molto bene sono andate le cose agli attuari dell’Epap, che nel 2020 hanno migliorato la loro performance reddituale del 7% (secondo tasso di crescita più alto), ponendosi così al primo posto tra le 21 professioni in termini di reddito medio: 87.275 euro (va detto però che la tabella Adepp non indica i redditi di notai e farmacisti). Al terzo posto per tasso di crescita ci sono gli agrotecnici dell’Enpaia, che nel 2020 hanno guadagnato il 5,4% in più, essendo passato il loro reddito medio da 15.705 a 16.554 euro.La tabella dell’Adepp segnala ulteriori elementi di interesse, a cominciare dal fatto che al secondo posto come livello di reddito medio si piazzano i commercialisti (Cdc), con 68.000 euro, e un aumento dell’1,88%. La terza categoria professionale più remunerativa risulta essere quella giornalistica (Inpgi-Ago), con 59.810 euro nel 2020, che però ha mostrato una leggera riduzione del 1,1% rispetto al 2019. Insomma, la libera professione può offrire prospettive reddituali molto diverse a seconda della specializzazione, e subire le crisi economiche in modo altrettanto diverso.   Ma quali fattori possono spiegare trend e risultati così variegati? «Non è una sorpresa – ammette il presidente di Adepp Alberto Oliveti – che i redditi siano leggermente aumentati per tutte quelle professioni che hanno dovuto fronteggiare direttamente la pandemia, come medici e infermieri, e anche come commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro, che hanno lavorato a valle dei vari decreti sugli aiuti per assistere i cittadini e le imprese in difficoltà. Anche nell’ambito dell’agricoltura, settore esonerato dalle limitazioni delle attività e degli spostamenti, ci sono stati segni positivi, come per esempio tra gli agronomi e forestali e gli agrotecnici. Più in generale, le evidenze mostrano che ha retto meglio chi ha potuto lavorare a distanza. Invece gli avvocati, per quanto fossero al passo con la tecnologia, si sono trovati di fronte una macchina della giustizia ancora molto ancorata alla carta, così come gli psicologi che, abituati al rapporto faccia a faccia con i pazienti, si sono trovati a interrompere gli incontri». Sul fatto che la chiusura dei tribunali abbia pesato negativamente sul reddito degli avvocati nel 2020 è d’accordo Valter Militi, presidente della Cassa Forense, che spiega: «Nel caso dell’avvocatura ha pesato il blocco dell’attività giudiziaria, che costituisce per molti professionisti legali l’attività principale, mentre non è strano che vi siano professioni slegate dal ciclo economico, come i medici, che quindi possono anche guadagnare di più in un contesto economico difficile, come quello conseguente all’epidemia del covid. Anzi, a dire il vero noi ci aspettavamo, al momento di redigere il bilancio previsionale della Cassa forense, subito dopo la prima fase acuta della pandemia, un calo del reddito medio degli avvocati a due cifre, che avrebbe potuto sfiorare anche il -20%. Dunque la flessione segnalata dall’Adepp va vista come contenuta, ma la circostanza più preoccupante è che la riduzione potrebbe continuare nei prossimi anni, tenuto conto dell’impostazione delle modalità di incasso delle parcelle, che normalmente avviene a termine del procedimento giudiziario. Dunque, non è da escludere che gli strascichi del covid si sentano per l’avvocatura anche nei prossimi anni, tenuto conto del rallentamento dell’attività giudiziaria, che richiederà tempo per essere riassorbita. Se a questo si aggiunge che alla crisi dovuta all’epidemia ha fatto seguito quella conseguente alla guerra, si capisce che le prospettive reddituali future sono piuttosto incerte, e sicuramente non facilmente prevedibili». Il futuro reddituale non roseo per gli avvocati è ammesso anche da Giuseppe Iacona, consigliere e tesoriere del Cnf: «Se la chiusura dei tribunali durante l’epidemia del covid, e il conseguente differimento delle cause, può spiegare in parte la riduzione del reddito 2020, va anche riconosciuto che la crisi economica pone molti cittadini nel dover scegliere tra le spese quotidiane indifferibili e la tutela dei propri diritti, e questa circostanza impatta sull’attività degli avvocati, il cui gran numero certo non aiuta a sostenere il loro reddito. Tutto questo comporta che alcuni titolari di piccoli studi non riescono ad andare avanti, e sono costretti a chiudere, mentre gli stessi giovani possono trovare più conveniente la strada dei concorsi, inclusi quelli per l’Ufficio del processo. In conclusione, le difficoltà dell’economia rischiano di pesare sul reddito degli avvocati anche negli anni a venire».