La notizia improvvisa e inaspettata della morte del penalista Domenico Battista ha suscitato profondo dispiacere, sconforto, incredulità non solo nell'avvocatura romana ma nelle toghe di tutta Italia. Aveva 72 anni, lascia la moglie, tre figli, i nipoti e il fratello giornalista Pierluigi Battista. Mimmo Battista per tutti era tante cose: un grande avvocato, un uomo perbene, un signore dell'avvocatura, generoso, appassionato, argutamente polemico. "Tutti noi siamo profondamente addolorati e senza parole davanti alla scomparsa di un amico, di un grande avvocato e di un pilastro della nostra associazione" ha scritto la Camera Penale di Roma, ricordando che negli ultimi giorni aveva espresso "la volontà di non essere oggetto di coccodrilli o sterili celebrazioni, e noi rispettiamo il suo desiderio". Eppure chi lo ha vissuto come amico, come collega, come mentore, come interlocutore del dibattito politico-giudiziario non può fare a meno di rivolgergli un pensiero e partecipare un ricordo. Come quello che ci lascia Renato Borzone, che con lui ha condiviso lo studio fino a poco fa: «Mi viene chiesto di ricordare Domenico, ma non ho parole sufficienti e adeguate in questo momento. Non mi interessa ricordare quel tignoso e rigoroso avvocato che era, che non lasciava correre niente a nessuno, e la perdita che rappresenta per l'avvocatura. Né, ora, mi importa ricordare il grande ruolo che ha avuto nel dare lustro alla rappresentanza dei penalisti italiani insieme a Giuseppe Frigo e ai suoi amici di quella Giunta, cui era immensamente legato. Quel che mi sconvolge e mi fa male in questo momento è ricordare la sua generosità, il suo spendere disperatamente tutto sé stesso per qualunque cosa cui si dedicava (compresa la “sua” Roma), le sue “cazziate” senza se e senza ma, l’affetto che dimostrava verso i colleghi più giovani, mettendosi sempre a loro disposizione. Come può descriversi Dodo Battista? Dodo era Dodo, e basta, una perdita immensa per chi lo ha conosciuto». Le bacheche social vengono inondate da tantissimi messaggi commossi. Maria Brucale: «Mi hai insegnato il coraggio delle idee e la necessità di gridarle ma anche l’importanza del silenzio e del tenere a bada le emozioni. Adesso mi sento persa, Mimmo». Cataldo Intrieri: «In un anno orribile se ne è andato pure lui, non sentiremo più i suoi rimproveri, i malumori, le solenni incazzature. Non se ne va un avvocato come gli altri, Mimmo Battista ha avuto forte e quasi unico il senso dell’avvocatura come comunità “politica”. Predicava incessantemente la necessità di una avvocatura colta e preparata, che avesse il senso del suo ruolo sociale. Aveva un entusiasmo contagioso e fanciullesco con il quale si tuffava nelle battaglie più disperate, i processi più ardui, le sconfitte più dolorose della sua adorata Roma alle cui partite non mancava mai». Stefano Giordano: «È scomparso un grande Collega. Per me era il gigante buono. È una notizia terribile per tutta l'avvocatura italiana». Emilia Rossi: «Amico mio grande, compagno di mille battaglie, sostegno continuo, mente lucida e indomabile, grande avvocato. Mi mancherai moltissimo e mancherai a tutti quelli che, come te, spendono la propria vita nella ricerca e nella difesa dei valori della giustizia». Marco Siragusa: «Potevi litigare con Domenico - e io ricordo i confronti/scontri sui protocolli Lapec -, ma gli volevi bene e lo stimavi per l’acutezza delle sue riflessioni e la produttività delle sue polemiche. Ciao Domenico. Ti voglio bene e ti sarò sempre grato per avermi insegnato, con l’esempio, cosa significa Unione Camere Penali Italiane». Valentina Alberta: «Credo che un altro pezzo della storia delle Camere Penali se ne sia andato, e che di lui e di questa storia si debba continuare a coltivare la memoria».