Il senatore Gaetano Quagliariello, di Italia al Centro, benedice Giorgia Meloni come eventuale leader del centrodestra, spiegando che «nell’ultima fase è stata molto accorta tatticamente» ma mettendola in guardia dal fatto che «a un certo punto bisogna passare dalla tattica alla strategia». Su questo terreno, continua, «non si gioca solo la sfida dell’esistenza o meno della coalizione, ma anche la conquista della leadership della coalizione stessa».

Senatore Quagliariello, quali indicazioni dovrebbero arrivare alla coalizione di centrodestra dopo la sconfitta di Marine Le Pen alla Presidenziali francesi?

Credo che non debba essere posta eccessiva enfasi nelle elezioni che si svolgono in altri paesi, perché dipendono da molti fattori tra cui il sistema politico e la legge elettorale. Ma credo arriveranno ulteriori segnali dalle legislative francesi di giugno, in cui si capirà se Macron riuscirà ad avere una maggioranza autonoma in Parlamento oppure no. Detto questo, in Italia le coalizioni, e non solo quella di centrodestra, esistono più nel mondo dell’aritmetica che nel mondo della politica. Mentre secondo me hanno un senso solo nel mondo della politica perché altrimenti, parafrasando un film di Woody Allen, si riducono a un “piglia i seggi e scappa”.

E nel mondo della politica, il centrodestra come è messo oggi?

Il problema, per quel che riguarda il centrodestra, è capire se nascerà una proposta di coalizione che riesca a integrare i liberali e non farli sentire come stranieri in patria. Se questo non avverrà, è evidente che prima o poi bisognerà prenderne atto. Per quel che ci riguarda, fino all’ultimo secondo proveremo ad agevolare questo percorso.

Pensa che Meloni sia più o meno adatta di Salvini per intraprendere questa strada?

Se c’è una coalizione, ognuno deve fare la propria parte. Nell’ultima fase, Meloni è stata molto accorta tatticamente. Si è sentita equidistante tra Macron e la Le Pen, non ha incontrato Orban e non ha ceduto ad alcune provocazioni che pure vi sono state in terra siciliana. Il problema è che poi a un certo punto bisogna passare dalla tattica alla strategia. Secondo me su questo terreno non si gioca solo la sfida dell’esistenza o meno della coalizione, ma anche la conquista della leadership della coalizione stessa.

Che sembra una sfida a due tra la leader di Fd’I e il segretario della Lega: chi la spunterà?

Non mi faccia fare il toto-leader. Penso soprattutto una cosa: ancora deve passare molta acqua sotto i ponti della politica italiana prima di arrivare alle Politiche. Non è scontato l’equilibrio del sistema, non lo è la legge elettorale, non lo è l’esistenza delle coalizione e nemmeno la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento.

A proposito di legge elettorale, crede che verrà cambiata?

Una legge maggioritaria, da un punto di vista teorico, ha un senso dando al cittadino la possibilità di scegliere il governo del paese. Non la certezza di sceglierlo, ma almeno la possibilità. Nel voto che ha dato inizio a questa legislatura si sono confrontate tre coalizioni con una legge di tipo maggioritario e abbiamo avuto tre tipi di maggioranze differenti. Ebbene, nessuna di queste si è configurata come una di quelle che si è presentata di fronte agli elettori. Prima abbiamo avuto i verdi coi gialli, poi i rossi coi gialli, infine tutti insieme.

Cosa significa?

Significa che o ci sono degli indizi che questa realtà si modifichi, oppure il buonsenso e anche la dignità vorrebbero che qualche cambiamento alla legge elettorale si apporti. È evidente che in una situazione di questo tipo bisognerebbe andare verso una proporzionalità del sistema. Insomma, o le coalizioni riescono a darsi una sostanza, e allora ben venga il mantenimento di questa legge, oppure serve una legge proporzionale.

E il centrodestra su cosa punta?

In questo momento siamo in una fase di surplace. Penso che le decisioni vere verranno assunte dopo le prossime elezioni amministrative. E conterà molto non soltanto il risultato ma anche come ci si arriverà. Ci sono ancora molte incognite. Penso a Palermo, alla Sicilia e a tante altre realtà.

Proprio in Sicilia il centrodestra se le sta dando di santa ragione. Come andrà a finire?

Mi sembra che al momento non ci sia unità di intenti né a Messina né a Palermo. E in prospettiva neppure per la Regione. Noi siamo una piccola ma determinata forza centrale e prima di prendere delle determinazioni attendiamo che le forze maggiori assumano una loro decisione. Poi faremo le nostre scelte.

Crede che il problema del centrodestra sia dato dalla progressiva perdita di centralità di Berlusconi e la conseguente incapacità di leadership da parte dei leader attuali?

Le coalizioni hanno bisogno di qualcuno che le guidi. Penso che l’assenza di Berlusconi ponga due problemi al centrodestra. In primis quello della leadership, che però potrebbe trasformarsi anche in una sfida positiva tra chi vorrà guidare lo schieramento. Il secondo è chi copre la parte centrale della coalizione, che è indispensabile per vincere le elezioni ma soprattutto per governare dopo. Dal centrodestra si è passati al destracentro. Oggi si rischia di passare alla destra- destra.

Colpa di Salvini o Meloni?

Il problema non sono i nomi dei leader, ma come si sta insieme e quale piattaforma programmatica ci si dà. Bisogna poi capire se si garantisce o meno chiarezza nei confronti dei cittadini su quelli che sono temi epocali. Lei capisce bene che se sul tema della pandemia e dei vaccini, della guerra e del futuro dell’Europa, ci sono pensieri molto diversi, ovviare a questa cosa è molto più importante che determinare chi è il leader. Nessuna persona di buonsenso riterrebbe che in un momento storico come questo possa governare una coalizione che non ha visioni compatibili su queste tre tematiche.