Con il consueto aplomb, ma senza mandarle a dire. A pochi giorni dal 25 aprile, «data fondativa della nostra democrazia», Sergio Mattarella ricorda i valori della liberazione antifascista, lo fa celebrando la resistenza ucraina allinvasione russa e lanciando una stoccata al partito degli equidistanti, a quelli che né con Putn né con Zelensky: «Cè chi prova disinteresse per la sorte la libertà degli ucraini, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli», tuona il capo dello Stato nellincontro con le Associazioni Combattentistiche e d'Arma. Laccostamento tra la resistenza partigiana e quella di Kiev più volte evocato in questi due mesi di guerra ha fatto arricciare il naso a molti, in particolare a sinistra. E il fastidio crescente nei confronti di questi benedetti ucraini che addirittura rifiutano di arrendersi alla prepotenza del tiranno sta scivolando subdolamente verso una narrazione neutrale, se non putiniana del conflitto che cancella la differenza tra esercito invasore e popolo invaso. Il presidente della repubblica è tornato sulla questione con parole nette: «Lattacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione alcuna. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dellimperialismo e del colonialismo. Lincendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; e destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini». Ma a fermare «lincendio» devono essere i russi perché la guerra lhanno scatenata loro, perché loro sono gli aggressori e loro tengono in mano le redini del gioco. È importante sottolineare questa ovvietà perché in una parte dellopinione pubblica italiana sta crescendo da qualhe tempo lodioso retropensiero che in fondo gli ucraini se la siano cercata. Magari per mascherare la paura che la guerra si estenda allEuropa o semplicemente per il fastidio di dover pagare bollette del gas più elevate. È probabile che dalle parti dellAnpi a qualcuno stiano fischiando le orecchie, in particolare al suo presidente Gianfranco Pagliarulo che nelle scorse settimane si è distinto per posizioni che hanno diviso la stessa Associazione nazionale partigiani, con la dissociazione della vicepresidente Albertina Soliani. Dal negazionismo soft sui massacri di Buha («bisogna capire cosa sia successo e accertare le responsabilità») alla stessa lettura del conflitto in corso («condanniamo linvasione russa ma bisogna capire il contesto»). E il contesto Pagliarulo lo ha chiaro in mente da anni, da quando cioè sul suo account Twitter definiva il governo ucraino democraticamente eletto «i nazisti di Kiev che andrebbero processati per crimini contro lumanità», e la rivolta di Maidan una specie di golpe orchestrato dalla Cia, il tutto mentre elogiava la presidenza di Vladimir Putin («La Russia migliora mentre lUnione europea peggiora»), e condannava le «provocazioni imperialiste della Nato». Insomma tutto il lugubre armamentario del complottista rossobruno internettiano, condito da disarmanti banalità da Baci Perugina come «la prima vittima della guerra è la verità». Va da sé che Pagliarulo, da bravo equidistante, sia contrario anche allinvio di armi alla resistenza ucraina, rifiutando ogni equazione con i partigiani italiani sotto loccupazione tedesca. E anche su questo punto Mattarella è stato chiarissimo, ricordando come a volte la libertà si conquisti anche con i fucili: «Il 25 aprile il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista. A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie. Fu, quella, una crudele violenza contro lumanità, con crimini incancellabili dal registro della storia, culminati nella Shoah».