Il lasso di tempo che porta al prossimo congresso nazionale forense è breve. Per questo motivo il percorso di ricompattamento dell’Ocf si fa ancora più impegnativo e avvincente. Lo sanno bene i diretti protagonisti, animati da grande entusiasmo per arrivare preparati all’appuntamento di Lecce del prossimo ottobre. Qualche settimana fa, l’organo di rappresentanza dell’avvocatura ha eletto il nuovo coordinatore, Sergio Paparo, e si è dotato di un nuovo Ufficio di coordinamento. Di quest’ultimo fa parte anche Vinicio Nardo, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano, che ha ottenuto 24 voti. «Il mio impegno sarà totale», dice al Dubbio l’avvocato Nardo. «In occasione della polemica che ha riguardato la gestione della cassa dell’Ocf – evidenzia – ho detto che si doveva guardare al futuro e rimanere concentrati sulle tante attività e sugli appuntamenti che ci riguardano. Primo fra tutti il congresso forense di Lecce. I tempi che ci separano possono sembrare lunghi, ma non è affatto così». Nel mese scorso, dopo le tensioni createsi per le scelte dell’ex tesoriere Alessandro Vaccaro, che fece transitare alcune somme dal conto di Ocf a quello personale, le polemiche travolsero l’intero esecutivo, con una spaccatura all’interno dell’assemblea. Tensioni che hanno poi portato alle dimissioni in blocco dell’Ufficio di coordinamento, con in testa l’ex coordinatore Giovanni Malinconico. «Le polemiche – commenta Nardo – rispetto a quanto accaduto di recente devono terminare. Abbiamo voltato pagina. Gli insegnamenti che ci hanno dato certe vicende, però, rimangono. Adesso ci tocca essere concentrati ed avere la testa rivolta futuro. Solo così sarà possibile costruire su solide basi tutte le nostre iniziative a favore dell’intera categoria». L’avvocato Raffaele Fatano, componente dell’assemblea di Ocf, spera che si apra una fase nuova e costruttiva. Era in corsa alle elezioni dello scorso 8 aprile per la carica di coordinatore dell’Organismo. «Chi assume il comando delle operazioni – afferma – ha poi l’onere di indicare la strada che intende percorrere e come intende percorrerla. Qualcosa l’abbiamo evidentemente sentita sia sotto il profilo statutario che sotto il profilo dell’ordinamento giudiziario. Tuttavia, dall’assemblea di qualche giorno fa non abbiamo avuto nessun incontro formale e informale. Da parte mia c’è, come dimostra tra l’altro la mia storia personale, la disponibilità a costruire. O meglio a camminare per costruire. Non sfugge, anche perché l’ho ribadito altre volte, che alla luce dei fatti accaduti negli ultimi mesi e negli ultimi quarantacinque giorni avrei ritenuto opportuno un percorso diverso. Avrei ritenuto necessario un coinvolgimento di tutti i componenti dell’assemblea. Sono state fatte delle scelte: le rispettiamo e guardiamo avanti sempre in maniera costruttiva». Secondo Fatano, è giunto il momento di lavorare senza distrazioni. «Il tempo che ci separa dall’appuntamento di Lecce – aggiunge – è breve. Ci sarebbe molto da fare da oggi fino al congresso forense. Tutto questo dipende dal coordinatore e dall’Ufficio di coordinamento. L’assemblea condividerà il lavoro. Il coordinatore, l’avvocato Paparo, è persona esperta e capace. È un professionista di indiscusso valore. Sotto questo profilo direi che non ci siano dubbi. Al momento non posso dire come ci si muoverà. Dipende da lui. Da parte mia posso assicurare, come ho sempre fatto sin dalla nascita dell’Ocf, collaborazione e lavoro. Il mio motto è: “lavorare, lavorare, lavorare”». Fatano ritorna sul caso Vaccaro. Con i colleghi Melania Delogu, Pasquale Barbieri, Paola Gosamo e Silvana Vassalli ha firmato una mozione di sfiducia nei confronti del precedente tesoriere dell’Ocf. «A me – conclude – piace sempre guardare avanti. La vicenda che ha provocato la crisi nell’Ocf, a mio modo di vedere molto grave, soprattutto in termini di immagine, va messa alle spalle. Occorre guardare avanti. Quando abbiamo firmato la mozione di sfiducia, ritenevamo che ci dovesse essere da parte del coordinatore e dell’intera assemblea il massimo del decisionismo. La mozione di sfiducia aveva una logica ben precisa. Non si può consentire, neanche per un solo momento, che chi ha ritenuto che determinati fondi fossero più protetti sui propri conti, piuttosto che su quelli dell’Organismo congressuale forense, rimanga al proprio posto come tesoriere. Un ragionamento semplice e lineare che però in molti hanno ignorato. Ma guardiamo avanti. L’Ufficio di coordinamento si è ricomposto e concentriamoci sul futuro».