"Essendo neonazista nell'animo Giorgia Meloni ha scelto di schierarsi con i neonazisti ucraini". Le parole dello storico Luciano Canfora, invitato dagli studenti di un liceo di Bari per parlare del conflitto in Ucraina sono un concentrato di povertà politica, umana e culturale. C'è l'insulto volgare (l'ha definita "una mentecatta"), c'è il negazionismo e  c'è l'irrisione sprezzante delle vittime. Difficile fare di peggio in una sola frase. D'altra parte nel suo intervento  Canfora aveva tracciato un quadretto della crisi che neanche l'ufficio stampa del Cremlino: la rivoluzione di Maidan è stata un Golpe,  la Nato è il responsabile della guerra, l'occidente è ipnotizzato dalla propaganda di giornalisti "pagati dal gruppo Bildeberg di cui non mi metto a fare nomi e cognomi". E  i milioni di profughi ucraini? Forse una fake news, tanto che il professore si chiede come sia possibile che l'Europa "ne abbia accolti così tanti in così pochi giorni". Forse sono dei figuranti come i morti di Bucha? Canfora in realtà insinua un altro, odioso, sospetto: "Le strutture d'accoglienza erano già pronte da tempo". Come d'altra parte le armi da inviare all'esercito di Kiev che "erano già chissà da quanto in Ucraina". Insomma la guerra l'ha scatenata l'Occidente e il povero Putin non ha fatto altro che difendersi. Alla fine di questo sproloquio complottista partono gli attacchi, del tutto gratuiti e privi di senso  alla segretaria di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni, solitamente sportiva riguardo ai tanti insulti che riceve, stavolta ha deciso di non porgere l'altra guancia e ha querelato Canfora. Il professore  ha provato a correggere il tiro con un patetico sofisma: "Nazista è un insulto, neonazista no, neonazista è chi usa le navi da guerra per respingere i migranti e non accetta e non rispetta l'unità del genere umano". Una pezza peggiore del buco.