Uno. Nessuno, in questa fase, sa come andrà a finire né quanto durerà la guerra di Putin. Gli analisti oscillano tra date vicinissime e ipotesi decennali. Supposizioni che prescindono dai fatti il cui svolgimento nessuno è in grado di prevedere e garantire perché nessuno controlla per intero gli avvenimenti che stiamo vivendo. Non a caso c’è chi teme perfino una guerra nucleare. Piaccia o no siamo entrati in una fase in cui non abbiamo più le antiche certezze che ci garantiva la guerra fredda. La guerra calda innescata dall’aggressione russa all’Ucraina provoca rapidi e violenti scenari inaspettati per gli stessi protagonisti del conflitto armato. È in questo contesto mondiale che l’Italia corre verso appuntamenti che nessun esponente delle vecchie nomenclature politiche pare in grado di gestire e affrontare.

Del resto, è ormai da tempo e non per caso che alla direzione del governo italiano si trova Mario Draghi, personalità ampiamente nota nell’Ue ( e non solo) ma cittadino italiano che nessuno sa come abbia votato alle ultime elezioni politiche in Italia. Draghi non è stato mai proposto alla carica che oggi ricopre da nessun leader o partito del nostro paese. Nessuno l’ha mai indicato come ministro e tantomeno per la guida del governo italiano. È toccato a lui, su ispirazione e indicazione personale e solitaria del Presidente Mattarella, tirar fuori l’Italia da sott’acqua dove stava annegando dopo due governi, uno di orientamento politico opposto all’altro ( ma entrambi diretti dalla stessa persona, l’indipendente Conte poi confluito nel M5S e ora in attesa di collocazione). Un inedito nella storia repubblicana che lascia intuire il fallimento di un’intera generazione politica e dell’intero schieramento del nostro paese.

Due. Il primo appuntamento italiano importante in tempo di guerra sarà l’election day del 12 giugno. Si voterà per i referendum e per un bel po’ di Comuni. Per sondaggisti ed esperti i referendum difficilmente raggiungeranno il quorum anche se abbinati alle Amministrative in quasi mille Comuni ( con alcuni importanti capoluoghi di provincia). A metà giugno in Italia si va già al mare e l’esclusione di due intriganti referendum ( fine vita e droghe leggere) non aiuterà a spostare gli italiani dal mare ai seggi.

E dentro questa prima cattiva notizia ce n’è un’altra: la soluzione di questioni importanti della vita civile e del funzionamento della giustizia ( i referendum ammessi) verranno rinviati a data da destinarsi. Sarà un altro lascito di chi è incapace di produrre in parlamento soluzioni su problemi di fondo che affliggono il paese.

La guerra, in ogni caso, peserà poco sull’election day. Al di là delle indicazioni dei partiti, che saranno condizionati dagli sviluppi guerreschi, le alleanze per le Amministrative saranno ( sono già) fortemente influenzate da quel che accadrà e verrà deciso sui territori, secondo una tendenza alla separatezza sempre più solida tra partiti nazionali e territorio. Il momento della verità non potrà però essere evitato. Ci cadrà addosso nove mesi dopo i referendum ( forse) bocciati quando arriveremo alle elezioni politiche ( marzo 2023). Prima, e è problema da affrontare subito, bisognerà decidere se votare con l’attuale sistema ibrido- maggioritario o passare al proporzionale, secondo l’orientamento sempre più diffuso nel dibattito, ma di non facile realizzazione.

Nel primo caso si confronteranno i leader di centrodestra e centrosinistra. Per il centrodestra i candidati possibili sono tre. Berlusconi, che oltre ad essere divisivo è troppo avanti negli anni. Salvini che, assieme al suo cerchio magico, è troppo compromesso col partito di Putin. Meloni, nei sondaggi primo partito italiano, è ormai quasi sola a difendere il maggioritario, malvisto dagli elettori moderati e di centro del centrodestra, che in passato ha sempre vinto grazie alla posizione centrista di Berlusconi che s’è tirato dietro destra e Lega. Un quadro che non esclude che Fi e Lega possano convincersi al proporzionale.

Nel centrosinistra la situazione è forse ancora più complessa che nel centrodestra. Letta per vocazione è per il maggioritario, ma il “campo largo” che sogna è pieno di contraddizioni che verranno acuite nei prossimi mesi. I partiti minori di centrosinistra sono restii ad allearsi con il M5S. I 5S dovranno anche fare i conti con la dispersione di gran parte dei voti presi alle ultime politiche quando risucchiarono una parte consistente dei voti Pd. Conte, già sovranista ma estraneo ai 5S di cui ora è presidente, sta tentando d’agganciare gli elettori che immagina avranno maggiore sofferenza per le conseguenze in Italia della guerra di Putin. Per questo si sta orientando sul proporzionale. Non può rischiare di candidarsi in un collegio ( la riduzione dei parlamentari provocherà una drastica contrazione delle pluricandidature) e non venire eletto. Ma per il centronistra il problema è ancora più complesso perché la radicalità della guerra rimescola le appartenenze provocando nuove e inedite aggregazioni.

Tre. E Mario Draghi? Che scenda in campo ( una specie di Monti due) capeggiando un partito è da escludere. Le sue risposte alla guerra di Putin suggeriscono altro. Tra tutti i capi di Stato europei è stato il primo e il più determinato a immaginare una risposta strategica e strutturale al dittatore russo. Il cuore della risposta è l’Europa, più Europa, un’accelerazione verso gli Stati Uniti d’Europa. Tutti gli interventi e le mosse di Draghi dopo l’aggressione dell’Ucraina hanno teso a rafforzare questo progetto.

È possibile far mancare alle prossime elezioni italiane ( specie se dalle prossime elezioni francesi verrà un segno di favore europeo) uno spazio politico in cui far crescere la voglia d’Europa? Il covid prima e la guerra dopo hanno aperto e dato concretezza a questa prospettiva. Non si può aspettare che tutti in Europa si convincano della sua bontà. Ci sono le condizioni perché un bel gruppo di Stati europei prendano intanto e subito l’iniziativa per una difesa comune iniziando a dare concretezza a una realtà unitaria. Draghi non si sa ancora come ci lavorerà sopra e da quale postazione ma questo appare il suo progetto.