Com'è morto Salvatore Lupo, siciliano di solo 31 anni, ritrovato senza vita nella sua cella del carcere di Frosinone il 16 dicembre del 2019? Ci eravamo posti questa domanda a gennaio dell'anno scorso ma ancora oggi non abbiamo una risposta. Ci sono però degli sviluppi come ci racconta l'avvocato Barbara Billeci che insieme a Carmelo Carrara assiste la moglie e la figlia minore della vittima. Il medico legale incaricato dalla Procura oltre un anno fa aveva concluso per un decesso determinato da cause naturali e precisamente per insufficienza cardiocircolatoria.

Alla luce di questo esito, il pm del Tribunale di Frosinone aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. I legali della moglie e della figlia minore del ragazzo si erano opposti all'archiviazione, convinti che la verità sulla vicenda stesse altrove. Nonostante a gennaio 2021 il Gip del Tribunale di Frosinone avesse accolto l'opposizione, disponendo l'approfondimento delle indagini medico legali, «queste - ci racconta il legale Billeci - vennero eseguite esclusivamente sui documenti, senza che ancora una volta fosse eseguito, come chiesto dal Gip, esame tossicologico (mai fatto) sui tessuti prelevati dal Lupo nel corso dell'autopsia. Emerse, invero, che detti campioni fossero stati smarriti. Nonostante ciò i medici legali incaricati dalla Procura conclusero nuovamente che trattavasi di morte naturale e il Ctu che l'esame tossicologico sarebbe stato, comunque, superfluo».

Anche questa volta la Procura chiedeva l'archiviazione della vicenda a cui con maggior forza si sono opposti i legali della famiglia, chiedendo la riesumazione del cadavere per il prelievo di nuovi campioni su cui eseguire esame tossicologico e istologico. Hanno chiesto altresì che venissero sentiti i compagni di cella e di sezione del ragazzo, anche per far luce su un blister di farmaci presente nella cella la mattina del ritrovamento del cadavere e di cui nulla era stato chiarito. Anche questa volta il Gip del Tribunale di Frosinone ha dato ragione alla difesa dei familiari del Lupo, disponendo la riesumazione della salma di Salvatore e l'esecuzione di nuova consulenza cardiologica e tossicologica con nuovi consulenti oltre all'esecuzione di tutti gli accertamenti ritenuti necessari.

Nella motivazione del provvedimento emesso il 23 marzo dal Gip, si legge altresì che secondo i compagni di cella del Lupo, il ragazzo la sera precedente si era sottoposto a visita medica e aveva riferito che il sanitario che lo ebbe in cura quel giorno, qualificandosi come dermatologo, gli aveva dichiarato che la terapia precedentemente somministratagli era sbagliata, gli aveva praticato altra terapia e gli aveva consegnato tre pillole in un blister che il ragazzo assumeva la sera stessa. La mattina dopo, quando già il Lupo era stato trovato cadavere, riferisce il compagno di cella, il direttore sanitario sottrasse dalla pattumiera della cella del ragazzo, frattanto collocata in corridoio, il blister di pillole tentando di allontanarsi. Il compagno di cella e i compagni di sezione, di fronte a questo gesto, reagivano bloccando il medico e invocando l'immediato intervento dell'ispettrice responsabile del reparto, che secondo le dichiarazioni del compagno di cella, intimò al direttore sanitario di consegnarle il blister, rientrandovi in possesso.

«Il giallo intorno alla morte di Salvatore Lupo, di soli 31 anni e di corporatura robusta, abituato agli sforzi fisici, non può essere archiviata come morte improvvisa e dovuta a cause naturali, soprattutto alla luce di quanto emerso dalle indagini e soprattutto del carente operato dei medici legali della Procura finora incaricati. Anche il gesto del direttore sanitario rafforza il dubbio che la morte del ragazzo possa essere conseguenza di un errore sanitario, se non di altro. La famiglia di Salvatore ha diritto a conoscere la verità e a vedere assicurati alla giustizia eventuali responsabili. Questa vicenda ha lasciato senza padre una bimba di soli 4 anni e nel dolore un'intera famiglia», conclude Billeci.