Professor Cazzola, crede che dopo le polemiche di questi giorni si arriverà a uno strappo definitivo tra Conte e Draghi?

Non credo, perché poi si aprirebbe un problema di responsabilità politica. Inoltre c’è un gruppo parlamentare, cioè quello del M5S, che ha davanti a sé una prospettiva molto triste, quella delle prossime elezioni, e più la allontana e meglio è. Il problema dell’aumento delle spese militari è strutturale: bisogna rendersi conto che lo scenario geopolitico è cambiato e ci dobbiamo riarmare per la pace.

Non è un ossimoro?

Abbiamo avuto per settant’anni il cosiddetto “equilibrio del terrore” che ci ha garantito la pace e credo che oggi ci sia l’esigenza di far capire a Putin che non può permettersi tutto quello che vuole. Siamo stati sicuramente molto deboli quando ha annesso la Crimea e non ci siamo offesi molto per la guerriglia nel Donbass. Nel 2014 mettemmo le sanzioni, è vero, ma l’opinione pubblica non era molto favorevole. Tuttavia ricordiamoci che nel contratto di governo gialloverde c’era la soppressione delle sanzioni alla Russia e Mosca veniva indicata come interlocutore importante per il Medio Oriente. Cosa che poi è stata, ma con dei danni per l’Occidente visto che si è affacciata nel Mediterraneo.

Date queste premesse, pensa che Enrico Letta e il Pd debbano mollare l’alleato Conte per avvicinarsi ai riformisti?

Mollare Conte sarebbe una scelta giusta ma c’è un problema di rapporti di forza. Anche se il Movimento 5 Stelle si riducesse sia come voti che come seggi, difficilmente a livello di numeri Calenda sarebbe in grado di sostituirlo. Credo si debba fare una legge proporzionale con uno sbarramento al 4 o 5 per cento per liberarsi dal bipolarismo e dall’idea che l’elettorato debba scegliere una coalizione. Si deve votare per le singole forze politiche che poi si alleeranno in base ai programmi.

Pensa che Conte riuscirà a traghettare il Movimento fino alle prossime elezioni?

Credo che l’idea di avere due blocchi contrapposti sia un vantaggio per Conte, perché a quel punto il Pd non può che esserne alleato, mentre proporzionale garantirebbe più autonomia a Letta. Conte ora è un “Giuseppe senza terra” perché è stato molto fortunato a fare per due volte il presidente del Consiglio ma ora sta cercando un ruolo senza trovarlo. Sul tema del riarmo i populisti ci intingono la stilografica ma la realtà è che c’è un Occidente ricompattato e bisogna farne parte a pieno.

Una linea filo- occidentale in realtà nel Movimento c’è, ed è quella guidata dal ministro degli Esteri Di Maio.

Il punto è proprio questo: il M5S non ha una linea sola. La componente governativa non pensa minimamente di mettere in difficoltà Draghi e quindi la domanda è: c’è ancora spazio per una politica sfasciacarrozze? Credo che nell’elettorato ci sia in questo momento un ripensamento rispetto ai consensi del 2018 e non vedo uno spazio per una politica di protesta del M5S a guida Conte.

Che poi sarebbe la linea di Di Battista…

Appunto. Un paese che si preoccupa di Di Battista è un paese che non ha futuro. Come fa uno come lui senza arte né parte a diventare un problema politico? Il miglior ritratto di Di Battista lo fa Crozza e la gente credo che ormai se ne sia accorta.

Eppure sembra nascere un nuovo asse M5S- Leu. Da che parte sta la sinistra?

Credo che occorra fare una distinzione perché in realtà gente come Speranza e compagnia ha assecondato le scelte del governo e per questo penso possa esserci un riavvicinamento verso il Pd. Prima o poi la sinistra si renderà conto che Mosca non è più la patria dell’Urss e che Putin sostiene Salvini. Il presidente russo ormai è un oligarca mafio- capitalistico e l’innamoramento di una parte della sinistra per lui è ormai basato solo sul comune odio nei confronti della Nato. Ma da parte del Pd mi pare che questi problemi non ci siano più.

Cosa si aspetta dalle prossime settimane di conflitto?

Occorre una svolta sul piano dell’energia con un grande piano Marshall e dobbiamo essere preparati anche a una situazione più conflittuale di ora. Questa storia che Putin userebbe gli ordigni nucleari è un po’ una favola perché lui sa che se li usa poi verrà ripagato con la stessa moneta. Dall’essere più attivi, anche militarmente, avremo solo da guadagnare perché non si tratta solo di inviare armi a Kiev ma di riarmarsi come scelta strategica e come occasione di sviluppo. Bisogna poi rivedere il Pnrr sul tema dell’energia e serve un Recovery fund europeo sul tema della difesa militare.