Due cose importanti sono successe ieri alla Camera. La prima: la normativa sulla revisione dell'ergastolo ostativo è stata approvata con 285 voti a favore, un contrario e 47 astenuti. Si sono espressi a favore Pd, M5S, Lega, FI, Leu, Coraggio Italia. Astenuti Italia Viva, Azione, + Europa e Fratelli d'Italia con motivazioni opposte: testo troppo restrittivo per i primi, e all’opposto troppo permissivo per FdI. Ora passa al Senato che dovrà votarla entro il 10 maggio. Ma non si preannunciano scossoni. Poi toccherà alla Corte Costituzionale vagliarla per capire se risponde ai parametri dettati: solo allora scopriremo se siamo in presenza di ' un nuovo ergastolo ostativo', come voluto dai Cinque Stelle, o se la norma può dirsi conforme a Costituzione.

A rivendicare il risultato ci ha pensato il leader pentastellato Giuseppe Conte: «Grazie al Movimento 5 Stelle, che ha portato questa proposta di legge in Aula, oggi (ieri, ndr) la Camera con il testo approvato - ha fissato dei chiari paletti contro il rischio che importanti boss mafiosi e detenuti per gravi reati possano uscire dal carcere».

Per il Pd ha parlato la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti, Anna Rossomando: «L'approvazione della riforma dell'ergastolo ostativo alla Camera segna una assunzione di responsabilità da parte del Parlamento dopo l'ordinanza della Corte Costituzionale dello scorso anno. Era un passaggio ineludibile e attraverso il lavoro in commissione Giustizia e poi in aula, l'obiettivo è stato raggiunto, riaffermando il massimo impegno sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e alle mafie e il rispetto delle garanzie chiaramente richiamate dalla Costituzione».

Da segnalare che durante il voto sono usciti dall'aula diversi dem, tra cui Matteo Orfini e Enza Bruno Bossio. Quest'ultima nelle battute iniziali della seduta aveva preannunciato che non avrebbe votato in quanto «nel dibattito in commissione c'è stato un appiattimento pregiudiziale, verso l’indirizzo anti Corte costituzionale, che ha prodotto un testo in alcuni passaggi addirittura più negativo di quello vigente. Per questo ho deciso di non partecipare a questo scempio costituzionale che il legislatore ha deciso di compiere e non partecipo con nessun voto a questa seduta».

Mentre la deputata di Italia Viva, Lucia Annibali ha motivato così l'astensione del suo gruppo: «Nonostante molte delle distorsioni più evidenti nel testo siano state attenuate restano troppe criticità che hanno portato Italia Viva ad astenersi. Su un tema complesso e delicato come il carcere non possiamo dimenticare il dettato costituzionale e la finalità rieducativa della pena». Invece Andrea Delmastro, deputato e responsabile Giustizia di Fratelli d'Italia, ha motivato così l'astensione: «FdI si astiene su un provvedimento che cerca di mettere una toppa ad un lento ma inarrestabile processo di erosione della normativa speciale antimafia».

Ha usato espressioni gravi, e per questo è stato più volte ripreso da Ettore Rosato che stava presiedendo, Andrea Colletti, capogruppo di Alternativa: «Oggi non abbiamo votato a favore di questa proposta di legge, perché l'errore è stato proprio il passo iniziale. Questa sentenza della Corte costituzionale è stato un vero e proprio favore alle organizzazioni mafiose e terroristiche e, di questo, la Corte costituzionale deve renderne conto, non solo all'Aula, ma al Paese intero».

La seconda cosa accaduta: nell'ambito della stessa discussione, è stato bocciato l'emendamento a prima firma Riccardo Magi (+Europa) sottoscritto insieme ad Enrico Costa (Azione) e la dem Enza Bruno Bossio che avrebbe cancellato il cuore della Legge Spazzacorrotti, voluta fortemente dell'ex Ministro Bonafede. «La modifica che ho presentato - dice Magi - mirava ad abrogare una norma che equipara i reati contro la pubblica amministrazione ai reati di criminalità organizzata e di terrorismo. Il mio emendamento è stato bocciato grazie ai voti di Pd, FI e Lega e a vincere è stato solo il populismo giudiziario dei 5 Stelle. Questo voto ha dimostrato la vera natura di tutti quei partiti che si definiscono garantisti e viene spazzata via, ancora una volta, ogni possibilità di una vera riforma della giustizia di cui questo Paese ha fortemente bisogno».

Magi ricorda anche che «all'epoca del voto sulla Spazzacorrotti, Forza Italia aveva presentato una bella pregiudiziale di costituzionalità anche con riferimento a questa parte della legge, il Pd aveva votato contro definendo lo Spazzacorrotti una norma “spazza diritto”, la Lega aveva votato favorevolmente rinnegando poi quella scelta al punto di promuovere i referendum per la giustizia giusta». Ieri per giustificare il voto non coerente col passato abbiamo assistito, come ha detto giustamente Costa, a delle «acrobazie che lasciano stupefatti». Sconcerto anche dal Presidente dell'Unione Camere Penali, Giandomenico Caiazza: «È davvero sconfortante che la Camera abbia respinto l’emendamento proposto dal deputato di + Europa, Riccardo Magi, che avrebbe posto fine ad una norma insensata, pericolosa e demagogica».