La campagna elettorale per l’elezione dei futuri componenti togati del Consiglio superiore della magistratura è ormai ai blocchi di partenza. I vari gruppi associativi stanno ultimando in questi giorni le liste dei candidati per le prossime elezioni. Unità per la Costituzione, la corrente centrista dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, utilizzerà il sistema delle primarie. E lo stesso farà il gruppo progressista Area. Magistratura indipendente, la corrente moderata, ha optato invece per un rosa di nomi da sottoporre direttamente al voto dell’Assemblea nazionale degli iscritti. Questo grande attivismo da parte dei gruppi associativi è il segno evidente che la legge elettorale proposta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, un maggioritario con correttivo proporzionale unito all’innalzamento da 16 a 20 componenti, non subirà sostanziali modifiche in Parlamento, sbarrando la strada al sorteggio.

L’attivismo dei gruppi associativi delle toghe stride, infatti, con l’estenuante melina che sta andando in scena da mesi a Montecitorio dove è incardinato dal 2019 il testo. La riunione dei rappresentati dei partiti di maggioranza sulla riforma Cartabia è stata aggiornata a domani mattina. E martedì è andato in scena l'ennesimo appuntamento a vuoto. Diversi parlamentari hanno stigmatizzato quanto accaduto, sottolineando di aver ormai perso il conto degli incontri effettuati con la ministra sulla riforma.

In caso di ulteriori slittamenti è comunque pronto il voto di fiducia, che il premier Mario Draghi aveva inizialmente escluso, su tutto il pacchetto di riforme. E a quel punto nessuno fra i partiti, prevedibilmente, avrà il coraggio di votare contro il provvedimento, aprendo ad una crisi di governo dagli esiti incerti. Tornado, comunque, ai vari gruppi associativi, la ventilata ipotesi di disaffezione da parte delle toghe, dopo il “Palamaragate”, sulle attività consiliari, è destinata a rimanere nel cassetto: le correnti avranno problemi nel gestire un surplus di candidature. Un surplus destinato nei prossimi giorni, quando il quadro delle candidature sarà chiaro, a creare più di un mal di pancia fra gli esclusi.

«Il Csm rimane sempre un luogo di grande potere», ha detto il giudice del tribunale di Ragusa Andrea Reale, esponente di Articolo 101, il gruppo nato per contrapporsi alle correnti, commentando questo probabile overbooking di candidati. Anche Articolo 101, comunque, participerà alle prossime elezioni per il rinnovo della componente togata del Csm. La modalità per individuare i suoi candidati per Palazzo dei Marescialli sarà quella del sorteggio. Nei mesi scorsi tale sorteggio e stato già effettuato ed è stato costituito un paniere di potenziali eleggibili. Nei prossimi giorni si procederà ad una scrematura fra chi accetterà di essere successivamente votato e chi invece rinuncerà.

Essere consigliere del Csm, oltre all'innegabile prestigio, è appetibile sia per l'importante indennità percepita, che va a sommarsi al normale stipendio da magistrato, sia in prospettiva di carriera. Aver svolto le funzioni di componente del Csm è un titolo di merito importante per un futuro incarico direttivo. L’unica incognita, a questo punto, resta quella della data del voto. La Costituzione prevede che i componenti del Csm restino in carica 4 anni. Entro settembre dovrebbe allora essere eletta la nuova compagine. Sono però all'opera giuristi che, visto l'impasse in Parlamento, stanno cercare di “guadagnare' qualche mese, senza violare la Costituzione, in caso la road map parlamentare abbia tempi troppi stretti.

Fonti qualificate hanno riferito a Il Dubbio la possibilità di un voto verso la metà del prossimo mese di ottobre. Ovviamente tutto potrà tornare in discussione in caso il Parlamento decida di far saltare il banco e di votare il sorteggio. E su questo i rumors dell’ultima ora stanno facendo balenare l’ipotesi che la melina da parte di alcuni partiti sia finalizzata a spostare la partita da Montecitorio a Palazzo Madama, dove i numeri di Pd e M5S, i più contrari al sorteggio, sono ben diversi. Al Senato, poi, la Commissione Giustizia è presieduta da Andrea Ostellari, leghista di stretta osservanza che sulla giustizia ha idee opposte da quelle del suo omologo alla Camera, il pentastellato Mario Perantoni. Senza dimenticare, infine, che al Senato ci sono due pezzi forti come Matteo Salvini e Matteo Renzi che spingono, per diverse ragioni, verso una riforma della giustizia molto più radicale di quella voluta dalla ministra Cartabia.