Lo scorso fine settimana, in una lunga intervista al Corriere della Sera, il sottosegretario alla Sicurezza nazionale Franco Gabrielli ha confermato possibili criticità per i sistemi informatici dove è attualmente installato l’antivirus russo Kaspersky. Il Dubbio, nell’edizione online del 3 marzo, aveva raccontato del notevole successo riscosso in Italia da questo software, progettato dall’ex agente segreto del Kgb Eugene Kaspersky, da sempre vicino a Vladimir Putin. Essendo i server di Kaspersky tutti ubicati a Mosca, gli scambi di dati, anche solo per scaricare i normali aggiornamenti, sfuggono a qualsiasi forma di controllo o verifica preventiva dall’Italia. E dal momento che questi collegamenti sono giornalieri, i russi di Kaspersky sono costantemente “informati” su cosa sta avvenendo nei vari pc.

Il problema principale, come ricordato dall’ex capo della polizia, è che la maggior parte di questi antivirus sono installati su apparati in dotazione alla pubblica amministrazione. L'antivirus dell’ex spia, infatti, è attualmente installato su tutti i sistemi informatici delle più importati Istituzioni italiane: Presidenza del Consiglio dei ministri, ministero della Difesa, Arma dei carabinieri, ministero della Giustizia, ministero dell’Interno, solo per fare qualche esempio.

Il motivo di questa forte diffusione nella Pa è semplice: trattandosi per la maggior parte dei casi di affidamenti mediante gare Consip, il parametro di riferimento è il "massimo ribasso". E Kaspersky, con una campagna commerciale molto aggressiva, ha stracciato tutti i concorrenti offrendo il suo antivirus a prezzi assolutamente concorrenziali.

Trattandosi, però, di acquisti di beni che andavano a incidere sulla sicurezza nazionale forse per una volta sarebbe stato meglio prendere in considerazioni altri aspetti che non fossero il prezzo. Chi ha provveduto agli approvvigionamenti, per essere chiari, poteva far riferimento agli allarmi che da tempo sta lanciando il Copasir (Comitato per la sicurezza della Repubblica) sui pericoli cibernetici russi. Il Comitato, presieduto da Adolfo Urso ( Fd’I), da anni sta svolgendo un’opera di sensibilizzazione a tal proposito.

Sul punto è stata presentata una interrogazione alla Camera, primo firmatario il deputato del gruppo misto Paolo Romano, indirizzata alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri di Interno, Difesa e Sviluppo economico, per avere chiarimenti sul prezzo corrisposto a Kaspersky relativamente agli acquisti effettuati dalle pubbliche amministrazioni e se sia stata fatta «una valutazione sul fatto che potrebbe essere stata intrapresa una strategia di dumping di prezzo per l'acquisizione di fette di mercato per finalità politiche». E inoltre «se le certificazioni tengano in considerazione i fattori di rischio geopolitico, soprattutto in considerazione delle recenti evoluzioni nei rapporti con la Russia».

L’ex numero uno della polizia ha quindi suggerito di «disinstallare» questo antivirus. Il problema, però, non è così semplice. Se si disinstalla una antivirus è necessario averne subito un altro da installare. Serve quindi rivolgersi al mercato - dopo i russi, dominato dagli americani - ed acquisire i software che erano stati inizialmente scartati per motivi di prezzo e che potrebbero, visto il momento di difficoltà, essere ora venduti ad un prezzo maggiorato.

Insomma, una situazione complicatissima che rischia di far spendere, considerati i prezzi medi delle licenze, cifre esorbitanti all’Italia. Ironia della sorte, il giorno in cui il Dubbio raccontava questa vicenda, al Senato si sono svolti gli Stati generali dell’ingegneria dell’informazione, su iniziativa della senatrice di Forza Italia Urania Papatheu, presidente dell’Intergruppo inclusione digitale di Camera e Senato. L’evento, in collaborazione con il Consiglio nazionale degli ingegneri, il Comitato italiano ingegneria e informazione, il Centro studi difesa e sicurezza “Luigi Ramponi”, ha visto la partecipazione dei massimi esperti del Paese, verosimilmente poco preoccupati della possibile minaccia russa. Fra i relatori, infatti, vi era Cesare D’Angelo, il general manager di Kaspersky Italia che ha intrattenuto la platea sui pericoli dei malware, sempre più aggressivi e pericolosi, che possono paralizzare intere reti, acquisendo qualsiasi tipo di dato sensibile, ad iniziare dalle cartelle cliniche dei pazienti degli ospedali.