L’emergenza mondiale della pandemia nei mesi scorsi ha spinto l’Unione Europea a una solidarietà che ha unito gli Stati in una sovranazionalità sempre invocata: si è trattato di un mutuo soccorso dove i vari paesi hanno accettato un comune destino sulle decisioni adottate e un comune debito per affrontare i necessari finanziamenti. Si è trattato di una solidarietà umana ed economica. L’invasione da parte di Putin, più che dalla Russia, dell’Ucraina ha costituito una scintilla che ha determinato una coesione politica e strategica dell’Europa la quale ha capito finalmente che bisogna insieme difendere la democrazia e la libertà, valori fondamentali per la civiltà occidentale tante volte messi in discussione. Gli Stati europei e il Parlamento europeo, nella sua stragrande maggioranza, hanno considerato l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin una violazione di principi e di norme che regolano la vita della comunità internazionale e in particolare del rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Stato. Questi principi sembravano acquisiti, non messi più in discussione; invece, con sorpresa di tutti si è assistito ad un’aggressione criminale senza motivazione se non le farneticazioni di Putin proprie di ogni dittatore che dichiara la guerra e la giustifica come necessaria difesa della sicurezza del proprio Stato. Sta di fatto che lo stesso Putin nelle sue dichiarazioni ha affermato la volontà di ricostituire la “grande Russia” o addirittura la Unione Sovietica. La storia ci insegna che tutte le guerre hanno giustificazioni fittizie dettate da ragioni imperiali, di espansione territoriale per dimostrare la propria “potenza”. Finanche l’occupazione dell’Ungheria da parte dell’Unione sovietica nel 1956 aveva una motivazione di difesa!; ma la storia ha fatto giustizia di tutto ciò. Diciamo subito che ogni guerra ha come conseguenza un processo che dura parecchi anni sulle responsabilità, sulle incomprensioni, sulle miopie degli Stati, dei protagonisti politici in genere, che si possono attribuire “dopo”, ma che è inconcludente e pericoloso tentare di fare durante i combattimenti e dopo aggressioni come quella in atto in Ucraina. Vi sono state certamente carenze, ingenuità e anche il convincimento affrettato, da parte dell’Europa, degli Stati Uniti e dell’Occidente tutto, che quell’assetto mondiale era irreversibile: il giudizio dovrà essere dato da noi e soprattutto dalla storia. Ma ora non possiamo non valutare l’incredibile aggressione di uno Stato dittatoriale nei confronti di uno Stato democratico e di un governo forte del consenso ampio del suo popolo. Si è trattato dell’aggressione di una autocrate con mentalità ottocentesca che porta il quadrante della storia indietro per far emergere nazionalismi, conquiste territoriali, vocazioni neo - imperialistiche che sembravano sepolte Questo va precisato per condannare le dichiarazioni di chi, sia pure con cautela, è alla ricerca di giustificazioni che è davvero difficile immaginare. Dopo la fine della seconda guerra mondiale si è delineato l’assetto del mondo diviso in blocchi garantito dalla “guerra fredda”. La caduta del muro che aveva diviso la città di Berlino, come simbolo della tragedia tedesca, aveva invece determinato un assetto di pace almeno nel continente europeo che è durato in tutti questi anni segnati eccezionalmente nella storia dell’umanità come periodo lungo di pace. L’Europa ha rafforzato la sua unità e la Russia non più Unione sovietica ha mostrato attenzione e adesione a questo nuovo equilibrio accettando che alla fine del secolo scorso la Nato acquisisse all’alleanza occidentale di difesa altri paesi confinanti con l’ex repubblica sovietica. L’Ucraina, pur riconoscendosi paese europeo, non ha aderito all’Unione europea né alla Nato e non ha costituito e non costituisce nessuna minaccia per la Russia. Il professore Marcello Flores ha ricordato a tutti noi un accadimento: il 5/ 12/ 1994 vi è stato un accordo firmato dalla Russia, dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dalla Cina e dalla Francia con il quale l’Ucraina ha accettato di dare tutte le armi nucleari alla Russia con l’impegno da parte della Russia di rispettare l’indipendenza e i confini dell’Ucraina. L’invasione armata di Putin dunque è una clamorosa violazione del diritto internazionale che non può avere nessuna giustificazione né attenuanti perché si tratta di un crimine di guerra, di un’aggressione militare. La condanna non può che essere totale come è avvenuto di tutti i paesi europei, e dell’Italia in particolare la quale ha superato le differenze tra maggioranza e opposizione con un voto sostanzialmente unanime del Parlamento; e la solidarietà agli ucraini si è manifestata con un aiuto concreto per far sopravvivere la popolazione e consentirle di difendersi da un aggressore che non recede dalle iniziative di guerra pur partecipando a negoziati e trattative. Di fronte ad una situazione di questo tipo il pacifismo che pure ha intenti seri finisce per essere sterile o solo declamatorio. L’aiuto difensivo del mondo occidentale all’Ucraina consiste nelle sanzioni finanziarie che costituiscono leve molto esiziali per isolare la Russia, e nell’invio di armi per resistere all’aggressione non per aggredire. E questo in verità qualifica positivamente la volontà dell’Europa di aiutare un paese democratico alla resistenza, per proteggere valori della democrazia e della libertà. E l’Italia aldilà di piccoli e puerile distinguo è stata rappresentata adeguatamente dal suo Parlamento. Da vari anni si discute del valore della democrazia, della sua crisi in un mondo diventato complesso e tutti debbono rendersi conto che l’aggressione all’Ucraina non è avvenuta per garantire la “sicurezza” della Russia dalla Nato, motivazione storicamente errata, ma per mortificare un paese democratico al suo confine. Lo scontro è dunque tra dittatura e democrazia, perché Putin non temeva né teme la Nato ma l’alleanza dei paesi democratici e l’assetto democratico che l’Ucraina aveva raggiunto con il presidente Zelens'kyj che rappresenta bene la resistenza di questa popolazione. È un esempio per l’ Europa e per il mondo di come ci si possa sacrificare per difendere la civiltà, le tradizione e la libertà. Dunque l’Europa si rafforza dopo avvenimenti traumatici e tragici, che consentono, come sempre avviene, di risvegliare le coscienze democratiche sia pure con ritardo per dare un segnale di consistenza istituzionale e politica. I ritardi e le responsabilità dell’Occidente, degli Stati Uniti, sono tante, così come l’inerzia dei governanti, l’antieuropeismo di maniera, il silenzio degli anni scorsi di fronte all’aggressione della Georgia, della Crimea, della Armenia, della Siria, della Libia! Queste valutazioni andranno fatte “dopo”, con la speranza che possano far evitare errori nel futuro. Per adesso è urgente la richiesta perentoria di porre fine all’aggressione e la solidarietà attiva al popolo ucraino, con la consapevolezza che il risveglio dell’Europa è fondamentale per un nuovo ordine mondiale.