Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali alla Cattolica di Milano, spiega che «se Putin fosse un giocatore d’azzardo andrebbe dritto» perché «di fronte all’ipotesi di un’avanzata oltre l’Ucraina, che è poco probabile ma non impossibile, al momento non avremmo gli strumenti adeguati per contrastarlo».

Professor Parsi, fino a dove crede che potrebbe spingersi l’avanzata di Putin?

Certamente fino all’occupazione dell’intera Ucraina. Se la Russia riuscirà a debellarla militarmente, poi cercherà di occuparla. La sua idea è chiara: stringere l’Ucraina in una morsa, utilizzando logisticamente i profughi spingendoli verso la Polonia come fecero gli israeliani nel 2006 quando invasero il Libano del sud creando una fiumana di rifugiati.

Due sere fa lo sconfinamento nello spazio aereo svedese, ieri l’affondamento di un cargo estone al largo di Odessa. Putin sta provocando l’Occidente?

Lo sta facendo e continuerà a farlo, soprattutto muovendosi su Svezia, Finlandia e paesi baltici. Ma una cosa deve essere chiara: se volesse, nulla gli impedirebbe di arrivare fino a Estonia, Lettonia e Lituania. Perché anche se questi paesi sono membri NATO, non ci sono lì sufficienti truppe per un eventuale opposizione a un attacco convenzionale.

Dunque in che modo l’Occidente potrebbe fermare l’avanzata?

La NATO confida esclusivamente sull’ombrello nucleare degli Stati Uniti. Ma se Putin entrasse nelle repubbliche baltiche, siamo sicuri che gli americani userebbero l’atomica per mandarlo via? Io non ne sono così certo e per questo spero che avremo il tempo per preparare una difesa armata.

Quindi l’invio di armi a Kiev e l’aumento delle truppe NATO in Polonia, Romania e nei paesi baltici non è sufficiente?

Quel che stiamo facendo è tutto ciò che possiamo fare avendo avuto così poco tempo per una risposta, ma certo non è sufficiente. Per difendersi in maniera adeguata bisogna aumentare in maniera massiccia gli armamenti e le truppe NATO in quelle zone, così da creare un elemento di deterrenza nei confronti di una possibile avanzata. Insomma, non possiamo confidare solo sull’arma nucleare.

Raggiunti quali obiettivi Putin potrebbe dire di aver ottenuto quel che voleva e di conseguenza fermarsi?

Se Putin fosse un giocatore d’azzardo andrebbe dritto. Nel momento in cui dovesse decidere di puntare alle repubbliche baltiche e occuparle militarmente, di certo avrebbe vinto. Non ci sarebbero più né la NATO né l’Ue. Chiariamo che questa è un’ipotesi difficilmente realizzabile, ma non impossibile. E noi non abbiamo in campo alcuna contromisura contro un evento poco probabile ma non impossibile.

Immagino che di conseguenza lei non creda molto all’efficacia delle sanzioni economiche imposte finora…

Sono utili nel medio e nel lungo periodo, ma dal punto di vista della dissuasione militare sono deboli. Dobbiamo raddrizzare la situazione il prima possibile. Sperando di avere ancora tempo a disposizione.

Perché l’Occidente non si è mosso prima?

C’è stato un errore di lettura, di comprensione della situazione e delle reali intenzioni di Putin. Negli anni c’è stato un interesse nel fare soldi e affari con la Russia non preoccupandosi delle mire espansionistiche di Mosca. Anche perché la difesa costa. Ora dobbiamo sperare di essere nel 1938 e non nel 1939 e dobbiamo usare il tempo che abbiamo davanti per far sì che a nessuno venga in mente di arrivare al 1939.

Che ruolo gioca la Cina in questa partita?

Pechino finora ha dimostrato di non voler fare niente per ostacolare Mosca. Per cui non mi aspetto nulla dalla Cina. Sicuramente preferirebbe un mondo senza tutta questa confusione, ma allo stato attuale non sembrano disposti a muoversi contro la Russia. E infatti nel voto all’Assemblea generale Onu di condanna all’invasione russa si sono astenuti.