Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, sospeso dalla carica per l’applicazione della legge Severino in seguito alla sua condanna in primo grado per abuso d’ufficio, è diventato simbolo del dibattito che si è aperto intorno alla normativa anche in seguito all’ammissione del quesito referendario che vorrebbe abrogarla.

Negli ultimi giorni si è aperto un confronto sulla legge Severino anche per la mobilitazione dei sindaci. A che punto siamo?

Siamo di fronte ad un dibattito, in verità aperto da lungo tempo, sul tema della responsabilità dei sindaci e degli amministratori locali. Una questione che la scorsa estate ha portato in piazza centinaia di sindaci, di tutti i colori politici, di fronte a Palazzo Chigi a consegnare simbolicamente l'arma del delitto, una penna, con la quale si firmano ordinanze e delibere, per le quali rischiamo quotidianamente di scivolare in maniera incolpevole. E la Severino è la punta di un iceberg di un sistema, che riguarda la responsabilità dei sindaci e degli amministratori e il contesto in cui sono costretti a operare. Oggi fare il sindaco in sostanza equivale a camminare in quel corridoio sempre più stretto tra l'abuso d'ufficio e l'omissione d'atti d'ufficio, i rischi sono sempre dietro l'angolo. Andrebbe fatta una riflessione più ampia su questi aspetti, anzi in realtà è già stata fatta, tanto che ci sono diverse proposte già in Parlamento, presentate più o meno da tutte le forze politiche, che vanno nella direzione di offrire una risposta complessa al tema che il quesito referendario pone.

Nonostante molti sindaci Pd si battono per l'abrogazione della legge, Enrico Letta si è espresso contro il referendum. Come valuta la posizione del suo partito?

Il segretario è stato chiaro: no all'abrogazione della legge proposta dal referendum, sì alla riforma in Parlamento. Ed è su questa che bisogna puntare, ci sono già delle proposte che concretamente affrontano il tema. Il referendum certamente è utile perché pone la questione in maniera netta, proponendo l’abrogazione della legge, ipotesi sulla quale tanti sindaci concordano perché vivono sulla loro pelle, quotidianamente, la ' paura della firma', come è stata definita. Io dico che siamo perfettamente in tempo per occuparci della cosa senza preconcetti, attraverso un processo di riforma condiviso in sede parlamentare, aprendo un dialogo concreto con le altre forze politiche per arrivare alla mediazione che tutti auspicano, a prescindere dal referendum.

Crede che questa posizione sia figlia di una certa sudditanza nei confronti delle Procure?

Credo sia un fatto di architettura costituzionale e di ordinamento giuridico. Per come si configura oggi la legge sull'abuso d'ufficio è diventata, come direbbe il presidente dell'Unione delle camere penali Gian Domenico Caiazza, una sorta di mandato a cercare, in pratica un passepartout per le Procure. La politica deve dimostrare il coraggio e la maturità di portare avanti una discussione che è già nella società. Io personalmente incontro quotidianamente centinaia di persone, tutti mi chiedono: ma perché non sei più sindaco, cosa hai fatto? Io stesso faccio fatica a spiegarlo. Un processo è già tanto, la sospensione oggettivamente incomprensibile per chiunque. Soprattutto se si considera che un sindaco con una sentenza di primo grado per abuso d'ufficio viene sospeso, mentre un parlamentare condannato a cinque anni per voto di scambio siede tranquillamente a Montecitorio e magari elegge anche il Presidente della Repubblica.

Io rispetto lavoro delle Procure, ma il tema qui è un altro: il nostro sistema è fondato su un concetto che è la presunzione di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio. Ed in questo senso le legge deve essere uguale per tutti. La legge Severino da questo punto di vista risulta fortemente discriminatoria.

Crede davvero che si riuscirà a modificare la Severino in Parlamento?

Sì, ci credo, perché penso che sia davvero giunto il momento per la politica di occuparsi di questi temi. Non è possibile che il grido d'allarme di migliaia di sindaci, di grandi città come di piccoli Comuni e appartenenti a tutti i colori politici, possa rimanere totalmente inascoltato. Se così fosse si perderebbe un'occasione enorme. E non lo dico certo per un fatto personale, ma perché provandolo direttamente conosco l’ingiustizia che genera questa legge. Una legge ingiusta e che funziona male, anche perché non opera per alcuni reati, ritenuti più gravi dal nostro ordinamento. Nel mio caso, per fare un esempio, ero accusato di falso e abuso. In primo grado sono stato condannato per abuso d'ufficio e assolto per falso, che era il reato più grave. Se fosse accaduto il contrario, non sarei stato sospeso perché la Severino non si applica per il reato di falso. Un paradosso che mette in evidenza tutti i limiti di questa legge.

Parteciperà attivamente alla campagna referendaria e crede raggiungibile il quorum?

Io mi auguro che non si debba arrivare al referendum e che il Parlamento si faccia carico di interpretare la volontà di milioni di cittadini che hanno apposto la loro firma per i quesiti referendari, chiedendo una riforma della giustizia. Atteso che tre dei cinque quesiti in sostanza sembrano essere già assorbiti dalla riforma della giustizia proposta dalla ministra Cartabia, e sostanzialmente condivisa dai partiti di maggioranza, credo sia importante e doveroso fare uno sforzo ulteriore e portare a compimento la riforma della legge Severino in Parlamento, prima del referendum».

Come ha vissuto questi mesi di sospensione?

Non è stato un periodo semplice, per tanti motivi. Sono vittima di un’ingiustizia doppia. Ma mentre la sentenza in sé, ricade esclusivamente sulle mie spalle e ci sarà modo di ribaltarla in appello, la sospensione ricade sull'intera comunità, che ha diritto ad avere il sindaco che ha votato nel pieno esercizio delle sue funzioni. Su questo c'è un po' di rammarico, soprattutto in un periodo cosi importante come questo, con la programmazione dei fondi sul Pnrr. Personalmente mi pare che questi mesi siano volati, sono stato molto di più per strada, in mezzo alle persone, fuori dai palazzi. E credo che questo possa rappresentare un'ulteriore ricchezza quando tornerò. Vedere le cose da fuori a volte è utile, certo avrei preferito sceglierlo, invece mi ha costretto una legge che ritengo ingiusta e lontana dai principi della Costituzione e del nostro ordinamento giudiziario.