L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza passa anche da una maggiore chiarezza delle norme che riguardano le professioni. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel corso di una audizione ieri in Commissione Giustizia della Camera si è espressa, riferendosi agli investimenti del Pnrr, sul ruolo che avranno gli avvocati nell’Ufficio per il processo (Upp). La guardasigilli ha evidenziato che occorre «chiarire il punto sull’incompatibilità con la professione di avvocato», dato che «la norma non è cristallina» e sono necessari dei correttivi. Si tratta di uno snodo cruciale sul quale è intervenuto il Consiglio nazionale forense con l’Ocf già nei mesi scorsi (si veda Il Dubbio del 5 novembre 2021). Il Cnf ha inviato al ministro per la Pubblica amministrazione e alla ministra della Giustizia la delibera di seduta del 21 gennaio scorso su avvocati e regime di incompatibilità nell’Ufficio per il processo. Da via del Governo Vecchio si sollevano perplessità sull’assunzione a tempo determinato dei professionisti per i quali non è richiesta la cancellazione dall'albo, collegio o ordine professionale di appartenenza e sull'eventuale assunzione che non determina «in nessun caso la cancellazione d'ufficio». L’avvocatura è preoccupata, poiché le disposizioni per l’attuazione del Pnrr, in tema di assunzioni dei professionisti, stridono «con il rigoroso regime di incompatibilità tra l’esercizio della professione forense e il lavoro subordinato» e quindi sia con la legge professionale sia con il Codice deontologico forense. Ecco perché è stato proposto al Dipartimento per la Funzione pubblica un emendamento che preveda, in caso di assunzione, l’incompatibilità con l’esercizio della professione. «L’assunzione – è scritto nella proposta - comporta la sospensione dall’esercizio professionale per tutta la durata del rapporto di lavoro con l’amministrazione pubblica. Il professionista sospeso non può svolgere l’attività professionale e i competenti ordini e collegi professionali, previa domanda del professionista, provvedono ad iscriverlo in apposita sezione speciale dell’albo». Ma le proposte del Cnf non si fermano qua. Il reclutamento degli avvocati nell’Ufficio per il processo solleva due questioni. La prima concerne il rischio di conflitti di interessi. Si pensi all’avvocato assunto come operatore nell’Upp, chiamato a svolgere attività lavorativa a questo titolo in Tribunale con contestuale esercizio della professione forense. La seconda questione riguarda invece la posizione previdenziale dell’avvocato collocato nell’Upp. Nella delibera del Cnf, i ministri Cartabia e Brunetta sono stati invitati a prevedere che in caso di reclutamento degli avvocati nell’Ufficio per il processo venga integrata «una causa necessaria di sospensione dall’esercizio della professione» con la conservazione dello status professionale ai fini previdenziali. In alternativa si propone di introdurre un «severo regime di incompatibilità territoriale» tale da impedire che il «professionista possa operare nel medesimo circondario in cui è addetto all’Ufficio per il processo» prima di tutto come difensore. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Pisa, presieduto da Stefano Pulidori, si è espresso sulla questione offrendo una chiave di lettura diversa. «L’interpretazione – si legge in una nota del Coa pisano - per cui, in base al comma 7 ter dell’art. 1 del D. L. 80/2021, introdotto dall’art. 31 del D. L 152/2021, gli avvocati potrebbero restare iscritti, ha suscitato molte prese di posizione, legate al fatto che si avrebbe una deroga al regime di incompatibilità tra iscrizione all’Ordine e lavoro subordinato particolarmente grave, dato che il lavoro subordinato verrebbe svolto negli uffici giudiziari. Ad avviso dell’Ordine di Pisa, però, non è condivisibile che quella norma e quella deroga si applichino agli addetti Upp, riguardando altri tipi di assunzioni». L’Aiga, dopo le dichiarazioni della ministra Cartabia, ha espresso soddisfazione «sul necessario chiarimento che occorre nell’ambito dell’Ufficio circa l’incompatibilità con la professione di avvocato». «La politica – commenta il presidente Francesco Paolo Perchinunno - intervenga prima possibile, introducendo un divieto di svolgere le nuove funzioni nel medesimo circondario in cui si esercita la professione di avvocato».