La riforma del Csm è «giusta, ma migliorabile. Purché si tenga fuori il risentimento verso le toghe», mentre le porte tra politica e magistratura «sarebbe stato meglio chiuderle prima, alcuni di noi lo dicevano da anni». A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è Pietro Grasso, ex magistrato, ex presidente del Senato, ora senatore di Leu. Grasso teme oggi un corto circuito «tra i referendum sulla giustizia e la campagna elettorale», ma spiega: «È nell’interesse dei magistrati riacquistare la fiducia dei cittadini, ben vengano norme che eliminino il correntismo patologico e le cordate per promozioni, nomine, potere». Sul sistema di voto per il Csm sottolinea: «Non esclude, in verità, le possibilità di accordi tra correnti per lo scambio di voti. Si potrebbe allora prevedere un termine, a ridosso del voto, per mutare la composizione dei collegi, con un sorteggio. Altrimenti sono facilmente individuabili e possono favorire previsioni e accordi». Per quanto riguarda il sorteggio, che vorrebbe la Lega, Grasso è netto: «Per me è incostituzionale, e trovo ridicoli gli stratagemmi con cui lo si vuole far rientrare dalla finestra». In ogni caso, sulla riforma conclude: «Personalmente spero che ci siano margini di miglioramento, purché si proceda sui contenuti e non con senso di rivalsa contro la magistratura. Temo che il corto circuito tra riforma, referendum, campagna referendaria e campagna elettorale che spaccherà la maggioranza di governo - possa incendiare il clima a danno della possibilità di una buona riforma condivisa».