Scontro a distanza tra il Procuratore Nicola Gratteri e il deputato di Azione Enrico Costa. Pomo della discordia: la nuova legge sulla presunzione di innocenza. Stamattina, dalle solite pagine del Fatto Quotidiano, che da mesi sta mandando avanti una campagna di delegittimazione della nuova norma, Gratteri, in una intervista, fa delle affermazioni pesantissime contro la nuova norma di derivazione europea: « Le mafie potrebbero approfittare della recente legge sulla presunzione di innocenza che limita la comunicazione istituzionale sulle indagini giudiziarie mettendo di fatto un bavaglio ai magistrati».

Gratteri fa emergere il solito malinteso tra indagini  e sentenza definitiva

E poi, facendo emergere il solito  - chiamiamolo così - malinteso per cui le indagini corrispondono a verità e sentenza definitiva, prosegue: «La rilevanza sociale del diritto all'informazione e del diritto alla verità delle vittime di gravi reati rischia di essere offuscata da un sistema che impedisce di spiegare ai cittadini l'importanza dell'azione giudiziaria nei territori controllati dalle mafie, rendendo molto più difficile creare quel clima di fiducia che consente alle vittime di rompere il velo dell'omertà». Tuttavia, la preoccupazione più grande del Procuratore di Catanzaro è  un'altra e non ci si riesce a credere: «Il mio timore è anche un altro: sembra quasi che non parlandone, la 'ndrangheta e Cosa Nostra non esistano. Ma non è così, e io ho molta paura che di questo "silenzio stampa" le mafie ne approfitteranno, perché le mafie da sempre proliferano nel silenzio. Se la 'ndrangheta oggi è la mafia più potente è perché per anni non se ne è parlato».

Costa: «Da brividi l’insinuazione che la legge provochi un assist alla criminalità organizzata

Vorrà accusare Enrico Costa di associazione mafiosa? Proprio il responsabile giustizia di Azione reagisce immediatamente e duramente con un lungo comunicato perché non ci sta a che il lavoro per cui si è tanto speso venga infangato così: «Legittima ogni valutazione tecnica; da brividi, invece, l’insinuazione - molto di moda di fronte alle norme non gradite - che la legge provochi un assist alla criminalità organizzata. Un sospetto che infanga il lavoro di chi ha lavorato ad un provvedimento che va esattamente nella direzione opposta: rendere credibile ed efficace l’azione dello Stato. E lo fa senza inventare nulla, ma recependo una direttiva europea”. Il parlamentare passa poi al contrattacco: «A essere scontenti, certo, saranno coloro che fino ad oggi hanno campato sul "marketing giudiziario" che è quanto di più pericoloso, incivile, illiberale, arbitrario. Il "marketing giudiziario" è scientificamente studiato da certe Procure per far conoscere ed apprezzare un prodotto parziale, non verificato, non definitivo: l’accusa. Un prodotto - per quanto modificabile e smentibile - presentato all’opinione pubblica come oro colato. Una forma di condizionamento dell’opinione pubblica – continua Costa – ma anche del giudice, raggiunto da una gragnuola di frammenti di informazione proveniente solo da una parte”.

Costa: «Per molti giornalisti la vera sentenza è la conferenza stampa»

E poi il dito puntato con la stampa colpevolista: «La vera sentenza per molti giornalisti è la conferenza stampa della Procura, perché la sentenza vera, quella pronunciata dopo il processo, non interessa più a nessuno. Perché le indagini sono presentate come un processo-inverso: si parte dalla sentenza-conferenza stampa, la si pubblica, la si scolpisce nell’opinione pubblica, poi forse - quando avrà letto gli atti - la difesa potrà controbattere. E potrà farlo in un processo a questo punto senza riflettori, senza titoli, senza interesse».

Costa: «Conosco i numeri delle ingiuste detenzioni soprattutto in determinate aree»

Costa, in conclusione, è molto amareggiato e arrabbiato: «Ecco perché mi sento offeso da insinuazioni campate in aria. Perché conosco i numeri impietosi delle ingiuste detenzioni, soprattutto in determinate aree del territorio nazionale, e so anche che di fronte a questi numeri lo Stato paga ingenti risarcimenti, ma chi ha sbagliato continua serenamente la sua carriera. Se un cittadino avesse riservato a una sentenza le stesse critiche che il dottor Gratteri ha dedicato alla legge sulla presunzione d’innocenza, al Csm sarebbero fiorite le pratiche a tutela. Noi non andremo a piagnucolare al Csm, né ci rivolgeremo al Guardasigilli o al Pg di Cassazione. Sarebbe del tutto inutile. Nel nostro Paese il diritto di critica è a senso unico». Con Costa si è schierato con un tweet il leader nazionale di Azione, Carlo Calenda: «Il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, battaglia vinta da Enrico Costa, viene giudicata come un aiuto ai clan da parte di Gratteri. La Magistratura deve essere onnipotente e insindacabile. Caro Gratteri, neanche in Urss».