Un po’ in sordina è cominciata la stagione delle richieste all’Inps per l’Assegno unico per i figli, e per molti professionisti potrebbe costituire una novità, considerato che la domanda va rivolta all’Inps (e non al proprio ente previdenziale, o all’Agenzia delle Entrate). Non c’è fretta, perché si ha tempo fino a fine giugno 2022 per presentare la domanda, ma può essere una buona idea togliersi il pensiero quanto prima, tanto più che le domande presentate dal 1° luglio in poi permettono di ottenere l’Assegno unico solo dal mese successivo a quello di presentazione (e quindi perdendo le mensilità tra marzo e il mese di presentazione). Invece, le domande presentate da marzo a giugno danno comunque diritto agli arretrati dell’Assegno unico per i mesi che precedono quello di presentazione (purché la domanda sia inviata prima di fine giugno). D’altronde, per presentare la domanda, occorre avere a portata di mano solo i codici fiscali dei membri della famiglia e l’Iban, e non è neppure obbligatorio l’ISEE, che diventa pure inutile produrre se l’importo che ne emerge è pari o superiore a 40.000 euro.

Per fare richiesta dell’Assegno Unico si può utilizzare uno dei seguenti 3 canali:

1) il sito dell’Inps, e a questo scopo bisogna essere in possesso dello SPID, o di una Carta di identità elettronica 3.0 (CIE), o di una Carta Nazionale dei Servizi (CNS); 2) il Contact Center Integrato, raggiungibile al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa), o il numero 06164164 (a pagamento da rete mobile, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori); 3) gli Istituti di Patronato, utilizzando i servizi offerti gratuitamente dagli stessi. Chi scrive ha presentato la domanda tramite il sito dell’Inps, mettendoci meno di 5 minuti. È comunque consigliabile visualizzare nel canale Youtube dell’Inps un tutorial, che spiega sia la misura, sia come presentare la domanda. È il caso di ricordare che l’Assegno unico (e universale) è un sostegno economico alle famiglie, attribuito per ogni figlio minorenne a carico, fino alla sua maggiore età (che può essere esteso, a determinate condizioni, fino al compimento dei 21 anni), limite che però non vale per i figli con disabilità (per i quali si ha quindi diritto sempre all’Assegno). L’importo è determinato dall’Inps sulla base della condizione economica del nucleo familiare come risultante dall’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente), e viene erogato mensilmente da marzo a febbraio dell’anno successivo. Il beneficio può essere attribuito ad un solo genitore (il richiedente), oppure ad entrambi (ovviamente con un importo dimezzato per ciascuno). L’Assegno unico sostituisce tutti le precedenti misure, dagli assegni famigliari alle detrazioni fiscali. Più precisamente, esso assorbe le seguenti misure di Welfare: 1) il premio alla nascita o all’adozione (Bonus mamma domani); 2) l’assegno ai nuclei familiari con almeno 3 figli minori;3) gli assegni familiari ai nuclei familiari con figli; 4) l’assegno di natalità (cd. Bonus bebè);5) le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni. L’Assegno unico può essere però accompagnato da altre misure in denaro a favore dei figli a carico, erogate dalle Regioni e dagli enti locali, così come resta valido il Bonus Asilo nido. I requisiti e le indicazioni per la presentazione della domanda all’Inps sono illustrati nel messaggio dell’Inps del 31 dicembre 2021, n. 4748, rintracciabile facilmente in Internet con qualsiasi motore di ricerca. Il requisito più importante è essere residente fiscalmente in Italia, mentre non vi sono limiti di reddito, visto che chi ha un ISEE pari o superiore a 40.000 euro ha diritto comunque alla misura minima dell’Assegno unico, che è pari a 50 euro mensili per figlio minore (e 25 per i figli maggiorenni). Invece il valore massimo è di 175 euro mensili a figlio, e questo è possibile quando l’ISEE è inferiore a 15.000 euro. Come anticipato, l’Assegno unico per i figli è previsto anche per quelli che hanno un’età compresa tra 18 e 21 anni, purché essi rispettino una delle seguenti condizioni: a) essere studente; b) essere un lavoratore con un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro l’anno; c) essere disoccupato; d) svolgere il servizio civile universale.