«Dobbiamo tentare tutto il possibile per la quadratura del cerchio. Dopo di che c’è la saggezza del Parlamento, assecondarla è democrazia». Enrico Letta parla ai grandi elettori del Pd prima dell'inizio del settimo scrutinio e mette prepotentemente sul piatto la carta Mattarella. Dopo una giornata convulsa, caratterizzata da nuovi nomi bruciati da Matteo Salvini e Giuseppe Conte, il segretario del avverte alleati di coalizione e di maggioranza. Perché dal Parlamento, finora, è arrivata una forte spinta verso la riconferma dell'attuale Capo dello Stato. «Questa vicenda mi ricorda il gioco del ponte, reminiscenza adolescenziale. Nel ponte di mezzo della mia città viene messo un carrello. Le squadre devono spingerlo da una parte o dall’altra. A un certo punto il piano diventa così inclinato che non si ferma più», spiega ancora Letta, che poi torna su quanto accaduto la sera prima al vertice con i leader di Lega e Movimento 5 Stelle: «Si è ragionato di vari nomi, tanti, dal nome di Draghi, a Mattarella, la Cartabia, la Severino, la Belloni e gli altri come Amato e Casini», racconta. «Attorno a tutti questi nomi si è cominciato a discutere. Poi ciascuno ha fatto delle verifiche a casa sua. Appena ciò è accaduto Salvini è uscito con la solita logica del "sono io che do le carte". Questo ha creato un cortocircuito anche coi Cinque Stelle - ha aggiunto - Appena Salvini ha parlato ho capito che l’ipotesi a cui faceva riferimento sarebbe stata bruciata. A causa di questo metodo». In ogni caso, conclude Letta, «oggi si riparte con un metodo di confronto caratterizzato da un elemento in più: il centrodestra si è formalmente spaccato. Politicamente è un punto essenziale».