La relazione del presidente dell'Ordine degli avvocati di Brescia, Fausto Pelizzari, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2022 Nonostante, nella cerimonia di inaugurazione di un anno fa, la conclusione dell’intervento dell’Avvocatura del nostro Distretto fosse nel segno della speranza, alimentata da un prudente ma incoraggiante ottimismo, anche in questa occasione, è inevitabile constatare il preoccupante persistere dell’emergenza sanitaria, mutevole ma sempre attuale ed aggressiva. E per di più, nuovamente riflettere, non solo sulle pesanti conseguenze per la salute di tutti noi, ma sulle ricadute, anche di ordine psicologico, che il perdurare del morbo comporta per ogni soggetto di qualsiasi di età. Dunque, le osservazioni che erano state proposte lo scorso anno per manifestare lo stato di malessere dell’Avvocatura, preoccupata per l’inevitabile rallentamento dell’attività giudiziaria dovuto al rinvio di tante udienze ed allarmata per quello che è stato giustamente avvertito come un conseguente allentamento delle garanzie difensive, sono, purtroppo, sempre attuali. Tuttavia, le impreviste e perduranti difficoltà originate dall’epidemia sono state affrontate con senso di responsabilità e con un contributo costruttivo da parte dell’Avvocatura dell’intero Distretto, nonostante la ragionevole consapevolezza che il percorso per superare questi tempi così caotici e faticosi potrà essere ancora lungo ed incerto e la conseguente preoccupazione per le prospettive professionali, non soltanto della fascia più giovane degli iscritti. Ciò non di meno, è proprio nei momenti di emergenza che l’Avvocatura ha, storicamente, saputo recuperare ed ancora oggi sa riproporre, con orgoglio, i valori della sua tradizionale vocazione alla salvaguardia e tutela dei diritti dei cittadini nel suo riconosciuto ruolo di tramite tra gli stessi e le istituzioni. Come ho avuto occasione di anticipare lo scorso anno, l’Ordine degli avvocati di Brescia ha sentito pressante la necessità di riflettere circa le conseguenze della pandemia sui diritti: e quindi, ha proposto, nell’inverno scorso, il ciclo di incontri dal titolo “Diritti affievoliti”: la giustizia, la sanità e la scuola, tre zone rosse colpite dalla pandemia, con la partecipazione di relatori di rilievo nazionale e particolare competenza. Questi incontri si sono ovviamente tenuti da remoto, ma sono stati partecipati ed hanno avuto un riscontro significativo anche in ragione della scelta, nuova per l’Ordine, di trasmissione da parte del sito del maggior quotidiano bresciano e le successive ripetute repliche sul principale canale televisivo locale. Si è trattato, infatti, di un’opportunità per approfondire ma, soprattutto, per tenere vivi, insieme alla cittadinanza, argomenti tanto delicati come, la cura, la formazione e la tutela dei cittadini, di solito erroneamente riservati al ristretto mondo degli operatori del settore. L’imprevedibile e pesante limitazione dei diritti in questi campi tanto fondamentali della vita sociale, purtroppo, oggi persiste e preoccupa ognuno di noi. Il quotidiano, necessario e sempre più assillante aggiornamento circa la situazione sanitaria nazionale e, in particolare, il livello dei ricoveri ospedalieri, condizionano, di conseguenza, il diritto alla salute di tutti i cittadini che necessitano di cure e di interventi rapidi per altre gravi patologie, che vengono posticipati o addirittura annullati per dare precedenza alle attuali urgenze dei malati di covid-19. Anche considerando il mondo della scuola, i contagi, sempre crescenti, stanno fortemente compromettendo il diritto allo studio “in presenza” che significa, soprattutto per i più giovani, una limitazione, non solo della forma più efficacie di apprendimento in classe, ma anche della fase tanto importante della socializzazione, con l’isolamento in casa per gli alunni spesso neppure in grado di poter partecipare alle lezioni per mancanza di strumenti adeguati o per problemi di connessione. Per quanto riguarda il mondo della giustizia, la proroga dello stato di emergenza, e quella più ampia fino a dicembre 2022 di alcune misure in ambito giudiziario, richiedono attenzione e rigore. Occorre vigilare perché l’efficientismo non sia un mezzo per indebolire le garanzie, ma, contemporaneamente, è necessario saper consolidare le migliori misure introdotte che hanno consentito di semplificare lo svolgimento di alcuni incombenti, come, per esempio, nel processo penale, le notificazioni ed i depositi a mezzo PEC, oppure la sperimentazione, in corso anche a Brescia in questi mesi, per la consultazione e ricezione delle copie “on-line” del fascicolo a seguito della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della Procura della Repubblica. Anche nei giudizi civili, le misure adottate nello stato di emergenza possono rappresentare l’occasione per rendere il processo migliore e più spedito, così da aumentarne l’efficienza. Sicuramente, la trattazione scritta ha, in parte, colto tale obiettivo, ma il sistema è efficiente se e quando tutela davvero i diritti soggettivi. Non si deve dimenticare che il processo civile vede nell’oralità della sua trattazione uno dei maggiori principi ispiratori, in quanto permette un immediato confronto tra le tesi sostenute dalle parti. L’attuazione di questo presupposto richiede, peraltro, che tutti i protagonisti siano posti nella condizione di potervi accedere; le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possono rappresentare la condizione per realizzare anche i principi di immediatezza e soprattutto concentrazione. Ma, una giustizia nella quale il Giudice non assume direttamente le testimonianze e definisce il giudizio a distanza di anni, diventa, a sua volta, una parvenza di giustizia; e il fatto che tutto questo sia divenuto inevitabile non lo rende meno contrario allo spirito della legge. In ogni caso, è necessario, dunque, cogliere e coltivare le nuove opportunità. Quest’ultimo anno ha ulteriormente valorizzato l’interconnessione come elemento caratterizzante la nostra epoca, ma, ha anche segnalato i limiti e le dimensioni contenute delle nostre conoscenze e del nostro agire e, dunque, la necessità di un nuovo, più costruttivo, rapporto con i nuovi mezzi tecnologici di comunicazione nel mondo giudiziario e con quelli che potrebbero del tutto rivoluzionarlo. A causa della pandemia, infatti, la produzione normativa già cospicua ha registrato un intervento massiccio con norme che vengono adottate da varie Autorità regionali, nazionali ed europee che richiedono non solo un’analisi nella loro rispettiva interrelazione, ma anche una verifica di legittimità e legalità nel rapporto con le fonti costituzionali. Dunque è doveroso da un lato, evitare che i cittadini si sentano sopraffatti dallo smarrimento, e dall’altro, come in tutte le situazioni di novità e di necessario riassestamento dei poteri che ne deriva, è necessario che chiunque possa comprendere quali opportunità e quali rischi si propongano nella società nelle quale vive e tesse le proprie relazioni. Si avverte il rischio che l’esito di un processo di grave cambiamento possa essere caratterizzato non da una democratica condivisione di risorse ed opportunità, ma da un accentramento delle stesse a favore di pochi. In questo divenire, e pensando in particolare alle future generazioni di professionisti, va riconosciuto all’Avvocatura un ruolo libero, fondamentale e determinante: non solo, di evidenziare ad ogni soggetto le conseguenze che potrebbero derivargli da una situazione che lo veda coinvolto o da un’azione che intende intraprendere, ma, anche, di offrire il corretto inquadramento rispetto ai principi ed ai valori ai quali il nostro Stato si informa. L’accesso alla giustizia da parte dei singoli sta dunque conoscendo un visibile e dichiarato cambiamento. Da questo punto di vista prendiamo atto delle risorse investite nell’Ufficio del Processo ed auspichiamo che la Magistratura sappia adeguatamente coinvolgere nella fase organizzativa le risorse umane che vengono messe a sua disposizione. In tale quadro, è noto che da più parti si invoca l’introduzione di meccanismi automatici di risoluzione delle controversie: sistemi affidati alla cosiddetta “intelligenza artificiale”. Gli strumenti di raccolta dei dati, di analisi ed elaborazione degli stessi, costituiscono una componente basilare della nostra società e la tecnologia dell’informazione rappresenta parte integrante delle modalità di gestione dei rapporti sociali; ma in tale prospettiva, è necessaria la presenza di figure professionali che siano in grado di bilanciare, con la propria esperienza, le carenze dovute all’inadeguatezza dei sistemi di regolazione informatici, ribadendo, quindi, il ruolo fondamentale della figura dell’avvocato quale presidio e garanzia essenziale dello Stato di Diritto. In questo nuovo mondo, i programmi informatici potranno trasmettere la certezza dell’affermazione di una regola, ma nel concreto, renderanno estremamente difficoltoso per il cittadino agire fuori da un certo schema: è qui, dunque, che l’avvocato, più di ogni altro, potrà e dovrà svolgere un ruolo fondamentale per far sì che ogni soggetto interessato non si senta irretito in un sistema che automaticamente lo induca ad adottare comportamenti forzati anche per il timore del costo economico, ma nel quale possa, invece, agire nella direzione più opportuna, dopo aver attentamente valutato le diverse componenti del caso. Un’ultima riflessione, infine. Il 24 gennaio 2022 si celebra l’annuale Giornata dell’Avvocato in pericolo, dedicata quest’anno ai legali della Colombia. L’Ordine degli avvocati di Brescia parteciperà all’iniziativa ed ha contribuito alla realizzazione, quale membro dell’O.I.A.D. (Organizzazione Mondiale che si occupa degli avvocati in pericolo) sin dalla sua costituzione, e quest’anno presieduta da un avvocato italiano, perché il diritto fondamentale di difesa, come quello di una libera giurisdizione, vengano tutelati in ogni paese dove risultano sistematicamente ridimensionati, purtroppo, anche in Europa, o, addirittura, azzerati, come, tra i tanti, le Filippine, in cui negli ultimi anni sono stati uccisi più di 60 avvocati difensori dei diritti umani. Occorre però, se si vuole sfruttare al meglio l’interconnessione, dotarsi anche degli strumenti adeguati per essere preparati a questa nuova dimensione.Ecco la ragione di un forte investimento, anche economico, dell’Ordine di Brescia, in tema di formazione ed in particolare mediante articolati corsi di lingua inglese volti ad agevolare l’internazionalizzazione dell’avvocato che sempre più frequentemente deve essere in grado di confrontarsi con soggetti ma, anche, con fonti giuridiche ed ordinamenti stranieri. Non dimenticando, tuttavia, che i temi a noi più cari si alimentano, curano e tutelano anche grazie ad una adeguata formazione culturale della cittadinanza, cioè la comunità in cui viviamo, intesa come nostro interlocutore e compagno di viaggio. Con un’ulteriore novità quest’anno: non solo un evento pensato per la collettività, ma anche attraverso un linguaggio particolare. Il 10 febbraio 2022 si terrà per iniziativa dell’Ordine degli Avvocati, unitamente al Centro Teatrale Bresciano, aperto alla cittadinanza e con la presenza dell’autore, lo spettacolo “Clitemnestra” di Luciano Violante: un testo scritto proprio durante il lockdown e che, attraverso la voce poetica di una donna riflette e, ci auguriamo, farà riflettere noi avvocati, tutti gli operatori del diritto e, soprattutto, i nostri concittadini sui temi, sempre tanto attuali, del riscatto, della vendetta e della pena ma, aggiungo, anche della pietà.