«Secondo “Il Fatto Quotidiano”, giornale da poche migliaia di copie vendute e tuttavia idolatrato dai manettari di tutta Italia, la sentenza della Corte Costituzionale che ha finalmente abrogato, perché incostituzionale, la censura della corrispondenza tra detenuti al 41 bis e difensori, farebbe sì che ora "i boss potranno ordinare omicidi e stragi per lettera"». Comincia così la dura replica della Giunta dell'Unione Camere penali all'articolo del quotidiano di Marco Travaglio sulla sentenza di ieri della Consulta, a cui hanno reagito con sdegno anche altre rappresentanze forensi – l’Ocf, ma anche l’Aiga e l’Anf. «Ci siamo interrogati - prosegue la nota - se valesse la pena replicare ad una simile, miserabile infamia, frutto di un analfabetismo così profondo ed irredimibile da risultare, alla fine, disarmante. Ma pur essendo tali i tempi che viviamo, cioè tali che possano purtroppo trovare voce e risalto pubblico idee al più degne di essere scompostamente vergate su qualche muro un po’ appartato, non possiamo non reagire a difesa della dignità della professione forense, e della onorabilità di chi la esercita». «L’idea che un detenuto, quale sia il livello di gravità delle accuse che lo raggiungano, non possa liberamente, cioè con intangibile segretezza, corrispondere con il proprio difensore, rimanda alle pagine più buie della storia dell’umanità, ed ai sistemi antidemocratici più feroci e violenti. L’idea poi che, finalmente restituita questa primordiale e davvero incoercibile libertà, il difensore si renda perciò stesso complice di ogni crimine che quel detenuto immagini di poter commettere per suo tramite, è talmente insensata, talmente paranoide, talmente frutto del più cupo analfabetismo, da meritare - insieme al nostro disprezzo - la sanzione che merita - qui davvero, ed in manifesta flagranza- ogni atto diffamatorio. E così sarà».