Con Grillo ormai fuori gioco il Movimento 5 Stelle si trasforma in una prateria da conquistare in vista dell’elezione del nuovo capo dello Stato. La tempistica dell’avviso di garanzia, del resto, non poteva che scatenare l’ammutinamento dei parlamentari senza guida e in “scadenza di contratto”.

A Giuseppe Conte, seduto al tavolo di una coalizione in cui tutti sanno che il loro interlocutore non è in grado di governare le sue truppe, non resta che andare in visita alla Farnesina e chiedere una mano all’unico leader rimasto: Luigi Di Maio, il ministro a cui non serve la carica di capo politico per determinare le strategie del M5S. Così, dopo aver visto Enrico Letta e Roberto Speranza, Conte bussa alle porte del suo predecessore per riferire. Un’ora di colloquio, si apprende, in cui Di Maio ribadisce all’avvocato un concetto solo: Mario Draghi «va preservato da tatticismi politici». Tradotto: inutile porre veti sulla corsa del premier al Colle che metterebbero il Movimento all’angolo.

Anche perché la “campagna acquisti” tra le file grilline per racimolare grandi elettori non si è affatto conclusa. Anzi, dopo la mazzata giudiziaria piovuta sul capo di Grillo, qualcuno continua a sperare di pescare tra i parlamentari smarriti. «C’è un gruppo di 59 Cinquestelle che si riuniscono domani alle 10.30 in via Paolo VI, a Roma», confida Vittorio Sgarbi, ariete dell’operazione scoiattolo fino a poche ore fa. «Sono dentro il M5S e hanno, evidentemente, una posizione che non corrisponde a quella del gruppo dirigente. C’è una fronda dei Cinquestelle molto interessante», spiega. «Si riuniscono per prendere una posizione come di corrente, perché quel partito non ha più Grillo». La chiave di tutto, ragiona Sgarbi, «dovrebbe essere Di Maio, che sta orientandosi a dialogare con il centrodestra. Questa cosa, in cui rientra anche Fraccaro, può essere non dico votare Berlusconi, ma negoziare un prossimo premier contestuale alla presidenza della Repubblica in cui Di Maio abbia un ruolo che è diverso da quello di Conte», sentenzia.