Il dottor Pietro Curzio, la cui nomina a primo presidente della Cassazione è stata annullata venerdì dal Consiglio di Stato, è membro di spicco di Magistratura democratica. Di quanto accaduto parliamo proprio con il segretario di Md, il dottor Stefano Musolino.

Qual è la sua chiave di lettura di quanto successo?

Credo che alla base vi sia una grave crisi di fiducia nei confronti di questo Csm da parte dei magistrati, che si riflette in una sua crisi di autorevolezza anche esterna. Questo Consiglio aveva un compito molto difficile, essendo anche stato percorso dalla stagione degli scandali: provare a recuperare credibilità, per uscire dalla crisi che ha investito la magistratura; la sua azione si è, invece, rivelata debole, essendo prevalso uno spirito burocratico, rispetto all’assunzione della responsabilità discrezionale. Paradossalmente, nelle maglie delle regole limitative della discrezionalità che il Csm si è imposto, il Consiglio di Stato ha trovato spazi di intervenuto, ai limiti di quelli che sono i suoi poteri di controllo sulla qualità motivazionale delle decisioni.

Qual è il rischio?

Di alterare quello che è il sistema previsto dall'articolo 105 della Costituzione secondo il quale la valutazione per l’assegnazione degli incarichi apicali negli uffici è compito esclusivo del Csm, che lo esercita in una sfera di ampia discrezionalità, facendo una comparazione tra i profili dei candidati che non premi semplicemente il migliore, ma la persona più adatta a svolgere quell’incarico in quel particolare momento. Insomma, il Csm ha il compito di “fare” politica giudiziaria, e a questo non può supplire il Consiglio di Stato, pena una perdita di indipendenza della magistratura e, con questa, la lesione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Il presidente dell’Unione Camere penali Caiazza sostiene che la soluzione è rivedere il sistema di valutazione di professionalità, che appiattisce i curricula dei magistrati. Mentre Violante, a partire dal ricorso di Prestipino, ha rilanciato l’idea di un’Alta Corte.

L’avvocato Caiazza si concentra sul momento in cui vengono formati i fascicoli personali dei magistrati per le valutazioni di professionalità. Da tempo c’è un dibattito sulla necessità di riempire questi fascicoli con più contenuti di fatto e meno aggettivi, e noi siamo molto aperti al confronto sul punto. Tuttavia, nel caso di specie, mi pare più puntuale la critica mossa a suo tempo da Violante, che oggi trova maggiori argomenti. Effettivamente, se il Consiglio di Stato non ritorna ad un self- restraint sul sindacato di merito in ordine alla nomine degli uffici dirigenti, occorrerà intervenire, non essendo tollerabile espropriare il Csm delle proprie prerogative costituzionali.

Il Csm sta trovando un modo per riconfermare Curzio e Cassano: prospettiva condivisibile secondo lei o che indebolisce ulteriormente l’immagine della magistratura, che sembrerebbe così non rispettare le sentenze che la riguardano?

Se dovessimo parlare di opportunità la invito a verificare quando è stata emessa la sentenza rispetto a quando è stata resa pubblica.

Si riferisce al fatto che la sentenza è di qualche mese fa ma è stata resa nota solo a una settimana dall’inaugurazione dell’anno giudiziario?

Esatto. La decisione del Consiglio di Stato è intervenuta in maniera penetrante sulla nomina di due magistrati di straordinaria qualità professionale. Quindi che ci sia la necessità di ripristinare, con urgenza, l’autorevolezza della magistratura alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, mi pare una sana e opportuna scelta del Csm. Si tratta, anzi, di una scelta che segna un recupero della sua autorevolezza costituzionale.

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Quanto accaduto non rende ancora più urgente l’inizio della discussione della riforma del Csm? Sembra che gli emendamenti della ministra Cartabia siano congelati a Palazzo Chigi.

Già qualche tempo fa avevamo lanciato, insieme a tutta la magistratura associata, l’allarme in ordine all’estremo ritardo in cui ci troviamo. L’Anm ancora non ha ricevuto un testo ufficiale rispetto al quale avviare un concreto dibattito. Temo che le vicende legate all’elezione del presidente della Repubblica abbiano inciso su questa tempistica.

Oltre alla riforma della legge elettorale del Csm, ci auguriamo che si sdrammatizzi il tema della carriera e del carrierismo: anche questo ruolo iperattivo del Consiglio di Stato è determinato probabilmente da un eccesso di impugnazioni che sono del tutto legittime, ma che in qualche maniera sono la spia delle distorsioni prodotte dalla riforma Berlusconi- Castelli. Noi magistrati ci distinguiamo solo per le funzioni: indossare la toga è sempre importante, a prescindere dal fatto che uno sia giudice monocratico in un piccolo tribunale o tenga il discorso all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Una legge che ci aiuti a recuperare questo spirito è quello che ci serve.