Prospettive economiche e lavorative nel calcio italiano costretto a fare i conti con la pandemia e gli stadi vuoti. Sono alcuni dei temi che abbiamo affrontato con l’avvocato Pierfilippo Capello, esperto di diritto sportivo e figlio di uno dei più famosi allenatori del mondo, Fabio Capello, autore di un memorabile gol nello storico stadio di Wembley ai tempi in cui era calciatore. Secondo l’avvocato Capello, si sta aprendo una nuova fase condizionata dall’emergenza sanitaria e da un nuovo approccio verso le problematiche da affrontare. In questo contesto sono richieste rinnovate professionalità.

Avvocato Capello che cosa potrà succedere nel calcio con la nuova emergenza pandemica?

Secondo me, il mondo del calcio si trova a dover fare i conti con il solito problema dei costi. Già prima della pandemia, aveva difficoltà ad essere autosufficiente dal punto di vista economico e finanziario. Adesso, con la nuova ondata di contagi, le cose si complicheranno ancora di più. Questo porta alla necessità di rivedere alcune norme e alcuni standard.

Stadi vuoti e casse vuote. Si ripropone questo pericoloso binomio?

È un pericolo reale. Per molte società comunque i ricavi da stadio incidono nell’ordine del venti-trenta per cento. Se andiamo nelle serie minori, in serie B per esempio, questi ricavi hanno una incidenza maggiore. Lo stadio vuoto per le società che fanno fatica a far quadrare i conti rende più difficile mantenere in equilibrio il sistema.

Questa situazione indurrà ad adeguare al ribasso, rendendoli meno stratosferici, gli ingaggi dei calciatori?

Sì, però, occorre aggiungere che ormai c’è una tendenza che si sta consolidando in altri sport. I grandi campioni del calcio continueranno ad essere strapagati. Va pure detto che i club di serie A che non competono per la Champions league, rispetto a qualche anno fa, hanno numeri che si sono ridotti drasticamente. Lasciamo per un momento da parte Inter, Milan, Juventus, Roma e forse anche Atalanta. Per gli altri club il monte ingaggi è nettamente ridotto. È un trend che perdura da diversi anni. Non ho più quella percezione di un mondo dello sport in cui tutti sono milionari. Giocare in serie A, oggi, in una squadra che staziona nella cosiddetta parte destra della classifica, sicuramente non garantisce uno stipendio milionario. Lo dico con cognizione di causa.

Questa nuova situazione avrà ripercussioni sui vivai delle società di calcio? I club tenderanno a far crescere i talenti in casa propria?

Si tratta di un tema che ha ripercussioni economiche. Un vivaio costa tantissimo. Ci sono alcune società di calcio che preferiscono andare a prendere il ragazzo di sedici-diciassette anni in un altro Paese, magari pagandolo tanto, senza investire invece in tutta la filiera. Avere cinquemila bambini di cinque anni e poi quattromila di otto e duemila di dieci anni fino ad arrivare alla Primavera è un costo. È un investimento importante che dà risultati nel lungo periodo. Il presidente di un club può pensare anche di spendere 100-200mila euro per comprare due, tre ragazzi di sedici anni da squadre italiane o europee che hanno già formato il giocatore. Non sono così convinto che le attenzioni saranno particolari per i vivai. Anzi, temo che una delle prime cose che si taglieranno saranno i costi che li riguardano, riducendo gli investimenti nei settori giovanili.

Nel mondo del calcio spesso fanno notizia le imprese di alcuni agenti sportivi. Hanno aumentato il loro potere negli ultimi anni?

Oggi in Italia per fare il procuratore di sportivi professionisti, non parlo solo di calcio, è necessario per legge superare un esame bandito dal Coni e dalla federazione competente. L’esame è estremamente selettivo e richiede competenze in diritto civile, in diritto amministrativo e in diritto privato, oltre che in diritto sportivo. Qualcuno ha mosso delle critiche, rilevando che se per fare il procuratore occorre essere avvocato allorasi può limitare solo ai legali lo svolgimento di questa professione. Dall’estero un procuratore straniero per lavorare in Italia deve domiciliarsi. Sono d’accordo sul fatto che alcuni procuratori hanno una grande influenza sulle società, rispetto a quanto accadeva dieci anni fa. La Fifa è consapevole di questa situazione e probabilmente nella prossima primavera sarà pubblicato il nuovo regolamento per i procuratori, che introdurrà alcune soglie per le remunerazioni e il divieto di multi-rappresentanza. Il procuratore oggi può lavorare nella stessa operazione nell’interesse del giocatore, del club che vende e del club che compra ed essere pagato da tutti e tre. Altra novità all’orizzonte riguarderà i pagamenti dei trasferimenti internazionali, che passeranno attraverso la Fifa, comprese le commissioni. La parte finanziaria che sta dietro a certi trasferimenti sarà meno nebulosa.

Il San Siro verrà abbattuto. Finisce un’epoca per lo stadio che ha assistito alle imprese sportive del Milan di mister Fabio Capello e dell’Inter dei record di Giovanni Trapattoni e José Mourinho?

Non credo alla sacralità del monumento. Parlo anche per esperienza personale e familiare. Lo stadio di Wembley, dove mio padre segnò un famoso gol, è stato abbattuto e ricostruito. Per me è adesso uno dei cinque stadi più belli del mondo. Il più bello d’Europa senz’altro. Se a San Siro si lascerà una vestigia, una torre, una parte della tribuna per ricordare com’era, ben venga. Ho iniziato a frequentare San Siro quando esistevano solo due anelli. Mi ricordo quando per Italia ’90 venne costruito il terzo anello e non vedo l’ora di andare nel nuovo stadio San Siro. Spero che sia qualcosa di bello e credo che sarà così a vedere dai rendering. Sono per il progresso e la modernità nello sport.