La famiglia di Davide Villa, il vice sovrintendente della squadra mobile della Questura di Catania deceduto il 6 marzo 2021 nel capoluogo etneo, dodici giorni dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, si è opposta all'archiviazione dell'inchiesta avanzata dalla Procura di Messina. L'atto, a nome della madre e dei fratelli del poliziotto, è stato depositato oggi degli avvocati Stefano Maccioni e Carlo Peluso che hanno anche chiesto un supplemento di indagini. I legali, in particolare, ritengono «necessario approfondire se i protocolli di sperimentazione effettuati dalla casa farmaceutica che ha prodotto il vaccino Astrazeneca siano stati condotti in maniera corretta e se quanto accaduto a Davide Villa ed altre persone fosse evitabile». La competenza è radicata a Messina perché il poliziotto era sposato con un magistrato in servizio a Catania. Gli avvocati, in una nota, affermano che «nonostante la relazione dei consulenti della Procura di Messina abbia stabilito il nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e il decesso, è stata presentata richiesta di archiviazione del procedimento penale, notificando l'avviso alle persone offese il 24 dicembre 2021, dopo quasi 10 mesi dall'apertura dell'inchiesta». «Sussistono ancora molti aspetti da chiarire - afferma l'avvocato Stefano Maccioni - e in particolare sullo studio di eventuali effetti collaterali dovuti alla somministrazione, come quello che ha purtroppo causato il decesso di Davide Villa. In ogni caso riteniamo, e chi scrive non è certamente un no vax, che lo Stato dovrebbe essere vicini ai familiari delle vittime dei vaccini, che peraltro, fortunatamente, costituiscono una percentuale molto bassa. Sarebbe questo - sottolinea il penalista della famiglia Villa - un segno importante per rafforzare la fiducia tra cittadini e istituzioni, soprattutto in questo particolare momento»